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Data: 11/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caso De Benedetti, è bufera ma Renzi: «Era tutto noto» Consob: «Acquisto anomalo»

ROMA Il centrosinistra gioca in difesa e l'opposizione, compatta, va all'attacco sul caso De Benedetti, mentre filtrano altri dettagli sulle verifiche fatte dalla Consob dopo l'«anomalo» acquisto di azioni da parte della Romed, proprio a ridosso del decreto che ha trasformato le banche popolari in spa. Protagonista della polemica politica è, ovviamente, Matteo Renzi, tirato in ballo dallo stesso Ingegnere come fonte di informazioni che la Consob ha bollato come privilegiate, e pronto a dichiarare la sua estraneità nell'operazione che ha garantito plusvalenze per oltre 600mila euro alla Romed di Carlo De Benedetti. «Tutto quello che ho fatto sulle Popolari è pubblico e lecito» ha detto l'ex premier spiegando che in quei giorni l'argomento era sui giornali, «se qualcuno ha commesso reati, vedrà la magistratura». Una spiegazione che non basta né al leader pentastellato Luigi Di Maio, che parla di vicenda «scandalosa», né, tantomeno, a Silvio Berlusconi: «Se fosse capitato a me, io sarei già in croce. Vedo che il signor De Benedetti è stato preso con le mani nella marmellata», attacca. «L'approvazione della norma era ampiamente nota», replica l'ufficio stampa di quest'ultimo.
LE CONCLUSIONI CONSOB
È proprio la Consob, nel suo report conclusivo, a scrivere che a suo avviso in quell'acquisto improvviso di azioni c'era qualcosa di anomalo, perché l'operazione non rientrava nella consueta attività della Romed controllata da De Benedetti ed è stata disposta sulla base di informazioni privilegiate in possesso dell'Ingegnere. Il documento è dedicato alle movimentazioni anomale realizzate alla vigilia del decreto del gennaio 2015, a fronte di una telefonata nella quale l'Ingegnere assicurava al proprio mediatore finanziario di avere parlato con Renzi ed essere certo che il decreto sulle Popolari sarebbe presto passato. Consob, alla fine, ha deciso di non sanzionare l'ingegnere e il broker, con un voto in Commissione, nonostante i rilievi dell'ufficio Abusi di Mercato. Il documento era infatti molto netto: «Con il supporto consultivo e propositivo del dottor Bolengo», si legge nelle conclusioni, «l'ingegner Carlo De Benedetti ha disposto che fossero acquistate, per conto di Romed, azioni emesse da banche popolari italiane utilizzando l'informazione privilegiata in possesso dello stesso ingegner De Benedetti, relativa all'imminente provvedimento di riforma mediante decreto legge, delle medesime popolari». Gli ispettori sottolineano come Bolengo, finito sotto accusa insieme all'imprenditore, «nel corso dell'audizione presso Consob del 31 marzo 2015 abbia indicato quella scelta di acquisto come una proposta di Intermonte e Romed e ha omesso la conversazione telefonica del 16 gennaio 2015 tra lui e l'ingegner De Benedetti e i contenuti della stessa».
DISCONTINUITÀ
Si legge ancora negli atti della Consob: «L'acquisto delle azioni delle banche popolari presenta sia elementi di discontinuità, rispetto alla consueta attività della Romed, sia di incoerenza rispetto all'atteggiamento dell'ingegner De Benedetti in quel periodo nei confronti del quadro macroeconomico italiano». L'ufficio Abusi, chiusa l'indagine, passa il fascicolo all'ufficio Sanzioni mettendo in risalto le violazioni di legge commesse sia dall'imprenditore che da Bolengo che «avrebbe agito nell'interesse di Intermonte rafforzando il rapporto con il cliente illustre». Un concorso di responsabilità. Ma l'ufficio Sanzioni solleva dubbi. Come sempre in questi casi, a decidere sarà la Commissione che però vota contro la sanzione dopo un vivace dibattito: la bacchettata viene quindi respinta dai commissari Di Noia, Berruti, Genovese (tutti e tre nominati dal governo Renzi) mentre il presidente Giuseppe Vegas, favorevole alla sanzione, sceglie di astenersi.
LA PROCURA
Se il lavoro di Consob si è chiuso da tempo, il capitolo giudiziario di questa vicenda deve ancora concludersi. La procura di Roma, che ha iscritto sul registro degli indagati per ostacolo alla vigilanza il nome del mediatore Gianluca Bolengo, a giugno 2016 ha chiesto l'archiviazione del fascicolo. Con i tempi lunghi della giustizia italiana, specie per gli atti considerati «non urgenti», attende ancora risposta dal gip che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Solo nelle ultime ore il magistrato a cui è stato affidato il fascicolo ha cominciato ad analizzare gli atti per decidere come procedere. In questa fase di attesa, i documenti sono stati trasmessi alla commissione banche dopo la richiesta del senatore Andrea Augello. Un finale di partita di tutto rispetto, per una Commissione che per il Partito democratico si è rivelata un vero e proprio boomerang. Dal Nazareno ieri ripetevano che la notizia della riforma imminente era «sulle agenzie di stampa». Stessa linea tenuta dall'ufficio stampa di De Benedetti: «La riforma era così nota che Ubs aveva tenuto una conferenza stampa sul tema due settimane prima, presso la Borsa di Milano, consigliando di acquistare azioni delle Popolari. Del resto, anche la Procura di Roma investita della vicenda, a giugno 2016 ne ha chiesto l'archiviazione».

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