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Pescara, 24/11/2024
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12/01/2018
Il Centro
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«Crisi industriali, è ancora emergenza». Lolli: i numeri dell'economia migliorano, ma bisogna mantenere l'attenzione alta sulle tante aziende in difficoltà |
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PESCARA Honeywell, Ecare e Intecs sono tre grandi vertenze che interessano circa 500 lavoratori abruzzesi e che sono avviate a una conclusione non positiva. A meno che non emergano nelle prossime settimane e mesi novità dai tavoli ancora aperti al ministero dello Sviluppo economico. Queste vertenze ci dicono che la crisi colpisce anche le imprese innovative e non solo quelle che operano nei settori maturi come il tessile; che il ruolo del management resta un ruolo chiave per definire i destini di un'azienda. Ma ci dicono anche che Stato e Regione possono ancora svolgere un ruolo importante di politica industriale. Sempre che l'attenzione dell'opinione pubblica resti alta, come avverte il vicepresidente e assessore alle Attività produttive Giovanni Lolli: «In Abruzzo i dati generali dell'economia cominciano a essere positivi, ma rimane gravissima la situazione delle crisi industriali. E l'attenzione su questi problemi deve restare altissima, perché per ognuna di queste aziende che chiude, al di là del dramma delle famiglie, è l'Abruzzo che perde pezzi di ricchezza».Assessore Lolli iniziano da Honeywell. Ci sono 400 posti in ballo. A che punto siamo?«Su Honeywell si è discussa della possibilità di un prolungamento dell'ammortizzatore sociale. Nella discussione al ministero del Lavoro sembrava all'inizio che con le nuove normative non ci fosse più nessuna possibilità, ma abbiamo approfondito la questione e la cosa si può fare (si tratta di capire come) per altri sei mesi».Perché è una svolta importante?«Questa cosa è utile perché, per esempio, consente di avere il periodo di tempo necessario per aprire una lista di mobilità per l'esodo volontario incentivato». E dunque?«L'azienda, come ha fatto un anno e mezzo fa, mette a disposizione una somma che ciascun lavoratore può decidere se utilizzare. Si deve discutere sulla dimensione dell'incentivo, perché di cifre non si è parlato al tavolo del ministero, ma ci si aspetta che sia robusto. Sarà il tavolo sindacale a discuterne. Ma questa cosa si può fare solo se c'è la cassa integrazione, altrimenti tecnicamente la fabbrica è chiusa. Inoltrre in questo periodo possono arrivare proposte industriali».Anche dalla Honeywell?«Dall'azienda non ne è arrivata nessuna. Io però ho individuato più di una manifestazione di interesse. In particolare una, più consistente, che nei prossimi giorni sarà oggetto di un incontro al ministero dello Sviluppo economico».Chi parteciperà?«Ci sarà questa nuova compagine, la Honeywell, ministero e Regione. Vedremo la consistenza di questo progetto. Naturalmente, trattandosi di un progetto nel campo dell'automotive, richiede che ci sia un ruolo di Honeywell. Per intenderci, un meccanismo simile a quello sperimentato tra Micron e LFoundry». Veniamo a Intecs. Lì sono già partite le lettere di licenziamento.«Intecs è un problema gravissimo. Si tratta di un centro di ricerca prestigioso. Ma l'azienda che ha comprato non ha messo in campo un progetto industriale tale da rendere utilizzabile l'alta professionalità di questi lavoratori. Purtroppo, nonostante i molti incontri, Intecs martedì scorso ha annunciato al tavolo nazionale la chiusura dello stabilimento dell'Aquila. Il ministero ha chiesto che venga utilizzata la possibilità di avere altri sei mesi di contratto di solidarietà per il 30 per cento della forza lavoro, circa 25 persone. Ma l'azienda ha detto di non avere le risorse necessarie a causa della situazione finanziaria del gruppo. Questa cosa preoccupa anche gli altri stabilimenti che operano in Italia».Intecs ha vinto una gara della Regione assieme a Leonardo e Università dell'Aquila per un progetto di cybersecurity. A questo punto che cosa succederà?«È chiaro che la valutazione del comportamento di questa azienda è negativa, ed è già stata sostituita. Non possiamo consentire che vengano finanziate aziende che chiudono. Però abbiamo deciso di fare due cose con il governo: chiamare presso il ministero un gruppo di aziende oggi impegnate sul territorio aquilano in diverse attività, alle quali chiederemo di farsi carico di parte del personale, che, ripeto, è di altissima fascia. Poi rimane un ragionamento relativo a Space un progetto Alenia».E su Ecare? «Ecare è un call center molto performante, ha 400 dipendenti all'Aquila, molti dei quali sono laureati. Per anni hanno lavorato a una commessa Vodafone, che ora non c'è più. Hanno continiato con una commessa Poste e Acea. Recentemente la commessa Poste è stata attribuita ad un altro soggetto, quindi si è creato un esubero di 240 persone tra L'Aquila e Roma. Sull'Aquila gli esuberi sono 100. E quel sito rischia di non essere più competitivo per via dei costi generali. Ci siamo dati un po' di giorni di tempo per verificare se anche lì si possono utilizzare ammortizzatori che ci farebbero guadagnare un po' di mesi. Contemporaneamente incontrerò l'azienda per vedere com'è possibile aiutarla ad abbassare i costi diretti».
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