PESCARA Roma fa il bis, e raddoppia la quantità di rifiuti che saranno trattati in tre discariche abruzzesi: Aielli, Sulmona e Chieti. D'Alfonso lo aveva detto: non più di tre mesi, e ieri, la Giunta regionale ha dato l'ok alla delibera che autorizza il conferimento di altre 39mila tonnellate di pattume provenienti dalla Capitale per un periodo massimo di 90 giorni. Un quantitativo che si va ad aggiungere alle 40mila tonnellate annue già trattate in Abruzzo in base a un accordo del 2014, anche quello siglato con l'amministrazione capitolina in piena emergenza rifiuti. «Oggi (ieri, per chi legge, ndr), abbiamo adottato una delibera, la numero 1 del 2018, con la quale acconsentiamo per 90 giorni, sulla base degli elementi che ci sono stati forniti, e sulla base anche di elementi ulteriori che dovranno arrivare, al conferimento dei rifiuti di Roma in Abruzzo. In ogni caso la delibera assumerà efficacia solo dal momento in cui si conoscerà l'esatto numero dei passaggi sul territorio abruzzese dei mezzi deputati al trasporto in discarica ed al successivo trasferimento dei rifiuti trattati». Così, il presidente Luciano D'Alfonso, subito dopo la riunione della Giunta che ha detto sì alla delibera, atto comunque subordinato, come ha tenuto a specificare il governatore, «all'arrivo degli ulteriori elementi che sono in lavorazione presso Ama, per esempio quelli riguardanti il numero di passaggi quotidiani dei mezzi di trasporto che verranno a impattare sulla viabilità minore. Poi abbiamo posto anche uno speciale monitoraggio da parte di Arta, per quanto riguarda la verifica della qualità dell'aria». I controlli saranno effettuati in prossimità dei tre impianti. «Noi», ha aggiunto D'Alfonso, «abbiamo corrisposto con atteggiamento di solidarietà istituzionale a una richiesta che è stata anche ribadita dalla famosa lettera della sindaca Virginia Raggi, una richiesta che in precedenza era stata fatta da Ama, in una interlocuzione con le aziende dedicate della regione Abruzzo».Come ha spiegato D'Alfonso, si tratta di una richiesta «aggiuntiva rispetto all'accordo di programma già in esercizio tra Abruzzo e Lazio. Voglio anche precisare che la quantità dei rifiuti non può superare le 39mila tonnellate distribuite sulle tre strutture. Abbiamo anche preteso», ha concluso il governatore D'Alfonso, «al termine dei 90 giorni, di toccare con mano questa ulteriore capacità organizzativa del ciclo dei rifiuti di Roma. Infine, abbiamo deciso di convocare in Regione una riunione a stretto giro con i sindaci dei Comuni interessati e con i gestori degli impianti di smaltimento coinvolti. Si tratta di una delibera verità, perché sono chiarite le quantità rispetto alle cifre circolate in questi giorni. Verità perché si chiariscono i tempi: si tratta di un'autorizzazione limitata a 90 giorni. Verità perché la disponibilità riguarda esclusivamente il trattamento dei rifiuti, e in questo senso è un'operazione di soccorso istituzionale». Nel pomeriggio di ieri il Cogesa, la società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti per conto di 51 Comuni della provincia dell'Aquila, ha ottenuto il via libera per il trattamento dei rifiuti provenienti dalla Capitale nella misura di novemila tonnellate. Ma a una condizione: una volta trattati, nell'impianto di Noce Mattei (Sulmona), i rifiuti dovranno essere successivamente conferiti nella discarica di Isernia. Lo hanno deciso gli stessi Comuni, alla presenza dell'amministratore unico del Cogesa, Vincenzo Margiotta. Sulla questione, è intervenuto di nuovo il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, che aveva minacciato di alzare le barricate davanti all'impianto di Casoni, in mancanza di delucidazioni sufficienti a stabilire quanti mezzi sarebbero arrivati a Chieti. «Dopo il silenzio di questi giorni», dice Di Primio, «bene ha fatto la Regione ad accogliere le nostre richieste dettate dal buon senso e dalla responsabilità nei confronti del nostro territorio e verso la salute dei cittadini. Ora aspettiamo di sapere quanti rifiuti e mezzi attraverseranno le nostre strade: certo è», assicura Di Primio, «che non abbasseremo la guardia».