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Data: 14/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La corsa alle proposte choc: «Sconti e basta con i privati»

L'AQUILA La mattinata è grigia e frizzante, forse anche troppo per consentire una resistenza a oltranza. E così intorno alle 11 il sit-in contro il caro-pedaggi è già praticamente un ricordo. Una mobilitazione che resta solo ed esclusivamente politica, a dispetto degli annunci dei giorni scorsi. La gente non c'è, evidentemente demanda la soluzione della querelle a chi, in fondo, il problema l'ha creato. Settanta, forse cento, amministratori, sindacalisti, esponenti delle categorie: è questa la dimensione plastica di una protesta sì pacifica, ma comunque dura e ferma: il no ai pedaggi è corale e unisce tutte le anime in maniera bipartisan.
Il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, confessa che esiste il timore di essere capitati «al centro di un braccio di ferro tra il Ministero e la società concessionaria»: «Da un lato c'è una proposta di piano economico e finanziario che prevede investimenti per tre miliardi con il prolungamento della concessione. Dall'altro c'è il Ministero che ha rigettato questa proposta. A noi non interessa essere contro qualcuno, ma solo difendere le popolazioni delle aree interne che continuano a scontare il peso di politiche penalizzanti. L'autostrada è un'infrastruttura necessaria per la mobilità, ma è anche strategica, lo abbiamo visto in occasione dei terremoti. Chiederemo anche questo, che A24 e A25 diventino arterie delle emergenze».
LE TAPPE
«Gli aumenti rischiano di isolare le aree interne rintuzza il vice sindaco Guido Liris -, ma anche di diventare un boomerang per la stessa concessionaria: rincari dissennati, contro leggi di mercato ed equilibri che la società dovrebbe tutelare. Questa è un'autostrada piccola, che non vive di pedaggi, ma molto dei lavori. Ora è importante aprire una contrattualità con il Ministero affinché il concessionario possa cedere a un piano economico finanziario che preveda sì dei lavori, ma che possa consentire anche di mitigare gli aumenti entro il 4% annuo. Questa è una battaglia di territorio, dobbiamo arrivare alla firma del piano economico e finanziario entro la fine dell'attuale legislatura nazionale, altrimenti ci avranno solo preso in giro».
Un caso «agghiacciante» per il consigliere regionale Pd Pierpaolo Pietrucci, che ribadisce una posizione molto ferrea: «La vicenda getta una scure sulle aree interne e penalizza lo sviluppo di Abruzzo e Lazio. C'è un fronte politico unitario, senza distinguo o steccati. La battaglia è complessa, ma è positivo che ci sia un protagonismo dei sindaci. Ho alzato ancora di più il tiro: visto che l'imprenditore fa profitti, i margini non possono pagarli i cittadini. Alla fine della convenzione, se non ci sono le condizioni per risolvere prima il contratto, è opportuno che le autostrade tornino allo Stato. Cominciamo a mettere i punti sulle i controllando i lavori, i ribassi d'asta, il perché non vengono messe le barriere anti-rumore in corrispondenza dei centri abitati».
EURO E CENTESIMI
Il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, dice che «la manifestazione non è nata per caso»: «Abbiamo guardato le carte, non è possibile che su ogni euro 57 centesimi vengono presi dallo Stato e di questi nulla viene riversato per ammodernare o fare manutenzione. La convenzione è sbagliata, porta tutto a carico del gestore che riversa sugli utenti. Questo meccanismo deve essere interrotto: i pedaggi delle aree interne devono essere scontati. Su questo territorio bisogna arrivare a un -25% rispetto all'aumento medio annuale». «Tre anni fa dice la senatrice Pd Stefania Pezzopane - vincemmo con una analoga mobilitazione ed il governo blocco i rincari. Temiamo che ci stiano usando per fare pressioni sul governo per una eventuale proroga della concessione che scade nel 2030. Non vogliamo ricatti. I rincari sono esagerati ed onerosi, vanno bloccati. Auspico una rivoluzione culturale. La privatizzazione non sta portando vantaggi ai cittadini». L'Udc a livello nazionale annuncia una pressione sul ministro Delrio.

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