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Pescara, 24/07/2024
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Data: 14/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
«All'hotel Rigopiano sta tutto a posto» Tre telefonate sott'accusa. Segnalati per omissioni la funzionaria della Prefettura e il responsabile del 118 che avrebbero rallentato i soccorsi

PESCARA «L'hotel Rigopiano è già stato fatto questa mattina. Sono stati raggiunti e sta tutto a posto». Sono le 18,09 del 18 gennaio e secondo gli investigatori, a parlare al telefono, per il tono della voce e l'accento romano, è la funzionaria della prefettura Daniela Acquaviva, mentre risponde a un carabiniere che le gira la richiesta di aiuto appena ricevuta da Quintino Marcella. La stessa funzionaria che 11 minuti dopo dice direttamente a Marcella «la mamma dell'imbecille è sempre incinta». Insieme al responsabile della sala operativa del 118 Vincenzino Lupi - per la conversazione telefonica delle 17,37 con l'amministratore dell'albergo a cui chiedeva conferma dei crolli pur sapendo che non si trovava a Rigopiano - la funzionaria è stata segnalata dai carabinieri forestali per omissione in atti d'ufficio.
LA DENUNCIA. Un fascicolo aperto dopo gli approfondimenti investigativi seguiti alla denuncia dell'avvocato Daniela De Sanctis. La legale dei coniugi Parete sopravvissuti con i due figli alla valanga, come si legge nell'informativa del 30 ottobre agli atti dell'inchiesta per le 29 vittime di Rigopiano, nella sua denuncia mette in evidenza «la responsabilità dei pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio» che non hanno creduto alle richieste di soccorsi di Parete e Marcella, «assumendosi il rischio di non agire». Un invito a verificare accolto dai carabinieri forestali che hanno ricostruito tutte le richieste telefoniche arrivate agli organi di soccorso il pomeriggio del 18 gennaio, subito dopo la valanga. Individuando, tra queste, le tre chiamate che avrebbero ingenerato la catena di equivoci e presunte omissioni alla base delle oltre due ore di ritardo con cui sono stati avviati i soccorsi rispetto al primo allarme di Parete delle 17,09.
I RITARDI. È infatti alle 19,32 quando Parete viene finalmente ritenuto credibile, perché in viva voce lo riconosce uno dei presenti, che i vigili del fuoco inviano uomini e mezzi a Rigopiano e il responsabile dell'Anas dispone che la turbina presente a Penne si diriga lì per consentire l'avanzamento dei soccorsi. Se l'esito delle consulenze mediche disposte dalla Procura per gli 11 sopravvissuti (di cui Matrone quello in condizioni più gravi) dovesse stabilire che i ritardi dei soccorsi hanno aggravato quelle lesioni, Acquaviva e Lupi rischiano di essere indagati per lesioni colpose in concorso.
LA TELEFONATA DI LUPI.La prima telefonata sott'accusa è quella tra Lupi e l'amministratore dell'albergo Bruno Di Tommaso, contattato dalla sala operativa dopo il primo allarme di Parete delle 17,09. Mentre il coordinatore del 118 si attiva per inviare un elicottero della Guardia costiera in sorvolo su Rigopiano, dalla sala operativa cercano anche di contattare l'albergo. E tramite un contatto personale viene raggiunto al telefono Di Tommaso. L'amministratore dice subito che sta rientrando a casa in quel momento e che la situazione a Farindola è tragica, ma quando Lupi gli chiede se ha notizia dei crolli e dei feriti che gli sono stati appena segnalati a Rigopiano Di Tommaso risponde di no. Lupi lo incalza, e lui: «Ci sono stato fino a mo' in collegamento whatsapp», «perfettissimo» chiosa Lupi impacchettando il primo grande equivoco che rallenterà la macchina dei soccorsi. Un equivoco, secondo gli investigatori, frutto delle presunte omissioni di Lupi che non riferisce a Di Tommaso che la segnalazione riguardava una valanga; che non gli chiede dove si trovasse in quel momento e di provare a contattare l'hotel o il personale dipendente presente; che non invia un mezzo per verificare la segnalazione dopo aver constatato l'impossibilità dell'aereo della guardia costiera di effettuare il sorvolo. Omissioni aggravate, secondo gli investigatori, da quanto lo stesso Lupi riferisce a un vigile del fuoco: «Ho sentito il direttore dell'albergo: ha contattato un suo dipendente e mi ha detto di non aver nessun problema». Frase che non emergerebbe dalla conversazione con Di Tommaso.
LA FUNZIONARIA. Quando alle 18,09 un carabiniere contatta la stessa sala operativa comunicando la drammatica segnalazione di Marcella, la donna risponde: «L'hotel Rigopiano è stato già fatto questa mattina. Sono stati raggiunti e sta tutto a posto». A Marcella che alle 18,20 ritelefona disperato, lei dice poi ancora un'altra cosa: «Non c'è nessun crollo all'hotel Rigopiano, i carabinieri si sono attivati: è crollata la stalla delle pecore di Martinelli dove fanno il pecorino dop, ma non l'hotel Rigopiano». Poi, però alle 18,31 è Bruno Di Tommaso, preoccupato, a ricontattare la sala operativa dicendo che non riesce più a mettersi in contatto con l'hotel Rigopiano. Alle 18,58 richiama Marcella, chiedendo di parlare con la funzionaria della Prefettura. Ma gli passano un volontario della protezione civile appena arrivato a casa dopo il servizio di vigilanza alla golena del fiume. Tre minuti dopo è Parete che alle 19,01 contatta il 118. Viene considerato attendibile. I soccorsi partono alle 19,32.

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