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Data: 14/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Ricostruzione pubblica ferma. Biondi: il governo ci boicotta. L'ultimo report Usra rileva una differenza di oltre 4 miliardi di euro già erogati a favore del privato

L'AQUILA Ricostruzione pubblica ancora in notevolissimo ritardo.Gli impulsi e le accelerazioni impressi dalla nuova amministrazione comunale a guida Pierluigi Biondi, non hanno ancora prodotto effetti visibili. Così nell'ultimo report dell'Usra (Ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila), datato 13 gennaio 2018, cioè ieri, si evidenzia una distanza ancora notevole e quasi incolmabile tra la ricostruzione privata e quella pubblica.La prima viaggia spedita lungo un canale che, nonostante tutto, spesso incontra intoppi. E si contano anche più di 100 pratiche ferme, perché prive della seconda parte della scheda parametrica oppure per rinuncia dei proprietari. O dati riportati nella tabella dell'Usra, evidenziano chiaramente che a fronte di un 68,19 per cento di importi istruiti sul totale richiesto per la ricostruzione privata, quella pubblica viaggia sul 62,63 per cento.A vederla così le distanze sembrano minime, ma quando si volta pagina e si passa a esaminare gli importi, allora tra i due settori si scava un abisso. Infatti, per la ricostruzione privata si parla di un importo richiesto, fino a ieri, di 8 miliardi 343 milioni 563 mila 507 euro (8.343.563.507). Di questo, l'importo richiesto delle pratiche istruite è di 5.689.203.470 e l'importo concesso è di 5.163.195.937. «Si tratta di cifre effettivamente liquidate», fanno sapere dall'Usra, cioè di lavori eseguiti o in fase di esecuzione.Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, invece, le cifre sono più che dimezzate.L'importo totale richiesto, sempre fino a ieri, è di 2.157.501.787; l'importo finanziato è di 2.001.913.588, per un totale erogato, ovvero di cifre effettivamente erogate, di 1.351.449.496.Dunque il 68,19 per cento dei finanziamenti per la ricostruzione privata di cui si parla sopra è relativo all'importo istruito sul totale richiesto, ovvero oltre 5 miliardi e mezzo di euro. Il 62, 63 per cento della ricostruzione pubblica, invece, è relativo a 1,3 miliardi erogati effettivamente, a fronte di 2 miliardi richiesti. Quindi, a conti fatti, si parla di una differenza di oltre 4 miliardi di euro. Ma perché non si riesce a colmare questo gap, che non è soltanto economico, ma soprattutto burocratico?Il sindaco Pierluigi Biondi, che ha tenuto per sé la delega alla Ricostruzione, ha le idee molto chiare in proposito.«Il governo, per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, ha commissariato il Comune dell'Aquila. Proprio così, "commissariato"», sottolinea, «perché abbiamo chiesto più volte al governo, da quando amministriamo la città, di semplificare le gare di appalto lasciandole in mano alla struttura comunale per quelle al di sotto della soglia imposta dall'Europa sull'anticorruzione, ovvero 5 milioni 250mila euro. Di fatto il governo ci ha concesso questa facoltà, ma scaricando tutto sul Provveditorato alle opere pubbliche e su fantomatiche Centrali uniche di riferimento, che in realtà non esistono. Il risultato? Per un appalto di edilizia scolastica ci vogliono 4 anni. Vi sembra una cosa logica? Noi come comune dell'Aquila siamo disponibili a farci controllare anche i centesimi. Vengano pure, ma ci facciano lavorare per ricostruire e far rinascere la città».Quindi, non si tratta di un problema di soldi, di finanziamenti alla ricostruzione pubblica. «Niente affatto», sostiene Biondi, «non è come dice la sinistra: i soldi ci sono e ce li danno a prescindere. È la burocrazia che non funziona. Noi non ci lamentiamo soltanto, ma abbiamo dato la soluzione. Che il governo non vuole accettare».

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