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Data: 14/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Voto, pesano i salari e l'emergenza migranti «Promesse inattendibili»

ROMA Che relazione esiste tra promesse elettorali ed elettori? In pochi ci credono. In molti vorrebbero che fossero vere. È in questa relazione tra ragione e sentimento, tra speranza e disincanto, che si costruisce il rapporto tra la promessa elettorale lanciata da un leader o da un partito e il bacino elettorale potenziale.
Gli impegni valgono non tanto per il loro contenuto concreto, quanto per la loro capacità di raffigurare un'idea. Essi sono il vessillo, l'ormeggio empatico e distintivo, che serve a rinsaldare la relazione emozionale tra leader e popolo, che consente alle persone di riconoscersi e immedesimarsi in un afflato politico. Gli italiani ormai credono poco agli ingaggi pre-elettorali. Sono marcatamente smaliziati. Nel florilegio di proposte che sono emerse in questi primi mesi di campagna elettorale, le due promesse che gli italiani ritengono maggiormente credibili sono quelle di abbassare le tasse sui salari (36%) e di abolire il canone Rai (29%).
La cancellazione della legge Fornero, l'aumento delle pensioni minime a 1.000 euro e il reddito di cittadinanza sono plausibili per il 27% degli italiani. La flat tax (la tassa piatta con l'aliquota unica al 15%), per parte sua, convince un quarto del Paese, mentre la classifica della credibilità si chiude con il reddito di dignità (21%), l'abolizione delle tasse universitarie (19%) e la riduzione del rapporto debito Pil di 40 punti (18%).
I MUTAMENTI
Se osserviamo le diverse promesse elettorali dal punto di vista della condivisione, della valutazione d'importanza, scopriamo che la classifica muta leggermente. In vetta c'è sempre il taglio delle tasse sui salari (indispensabile per il 79% degli italiani). Segue, a breve distanza, l'aumento delle pensioni minime (66%). A pari merito, come livello d'importanza, troviamo (tutte al 60%): l'abolizione del canone Rai, la cancellazione della legge Fornero e la riduzione del rapporto debito-Pil di 40 punti.
I livelli di adesione si riducono rispettivamente al 54% e al 51% sulla flat tax e sul reddito di dignità. L'abolizione delle tasse universitarie (47%) e il reddito di cittadinanza (42%) incontrano, infine, il favore di meno della metà del Paese. Sul fronte della realizzabilità delle diverse promesse elettorali il quadro muta ancora. Gli impegni ritenuti più fattibili sono l'abolizione del canone Rai e l'abbassamento delle tasse sui salari (entrambi al 46%). La cancellazione della legge Fornero è realizzabile per il 37% degli elettori, mentre la cancellazione delle tasse universitarie (34%), l'aumento delle pensioni minime (33%) e la flat tax (32%) sono giudicate percorribili da un terzo degli italiani.
Più basso l'indice di realizzabilità per il reddito di dignità e quello di cittadinanza (si fermano entrambi al 26%) e per la riduzione del rapporto debito-Pil di 40 punti (24%). Fin qui il giudizio del Paese sulle promesse elettorali.
Qual è, invece, il programma politico ideale per gli elettori? Quali sono le promesse che vorrebbero veder realizzate? Al primo posto svetta, con ben 26 punti di distanza dal secondo tema, l'aumento dei salari (54%). Un tema che mette d'accordo tutti i vari segmenti elettorali in modo trasversale. Al secondo posto troviamo lo stop agli immigrati (28%), tallonato dalla necessità di tagliare la pubblica amministrazione (27%). Se questi sono i primi tre temi in agenda, il programma ipotizzato dai cittadini segnala altre ipotesi, come, ad esempio, introdurre le pensioni per le casalinghe (piace al 24%), riformare la scuola (23%) e super tassare le grandi imprese di internet (21%).
Seguono alcune ipotesi a minor appeal come l'introduzione dello ius soli e il tetto agli stipendi per i calciatori (13%).

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