ROMA Non solo la Flat Tax. Ma una Flat Tax che non faccia litigare, sulle percentuali, Forza Italia e la Lega che entro questa settimana - in cui è previsto anche l'incontro tra i due leader - stileranno i 10 punti del programma comune. Silvio Berlusconi non solo ribadisce la sua «rivoluzione fiscale» («Recupereremo 40 miliardi di evasione fiscale»), ma annuncia che con il nuovo (eventuale) governo di centrodestra la Flat Tax «partirà al 23 per cento per poi arrivare fino a meno del 20». Ossia vicino a quel 15 che vuole Salvini. Dunque non sarà la tassa da aliquota unica che farà litigare i due alleati vicendevolmente diffidenti ma che sembrano aver trovato il modo di stare insieme. Sulla base di un sapore forte: quello della vittoria, che in generale i sondaggi attribuiscono alla coalizione di centrodestra.
Ieri, comunque, ospite da Barbara D'Urso, ossia a casa propria, Berlusconi ha avuto il tempo e la tranquillità di illustrare il format della sua campagna elettorale. Che è quello di un ritorno al futuro. Ovvero: «I grillini sono i nuovi comunisti, anche peggiori dei comunisti del 94, e come fermammo quelli oltre vent'anni fa, così fermeremo questi il 4 marzo prossimo».
QUARANTOTTESCO
Strasilvio. Tonico. Sicuro di sé al punto che parla di nuovo, senza imbarazzi, perfino del bunga bunga: «E' un nomignolo per intendere delle cene eleganti. Ed erano talmente eleganti quelle cene, come ormai tutti hanno capito, che l'elegante padrone di casa spera di poter presto riprendere a farle». Ma soprattutto, Berlusconi è arciconvinto di essere lui il salvatore dell'Italia e il nuovo De Gasperi (e infatti privatamente parla spesso del 48 e il 18 aprile di 70 anni fa lo vuole celebrare grandiosamente, dopo le elezioni in cui è sicuro di trionfare).
La D'Urso gli chiede: «Caro Silvio, perché sei ancora qui a combattere?». E lui: «Perché l'Italia ha ancora bisogno di me». Ovazione. E poi alla fine della trasmissione addirittura il coretto accompagna l'uscita del Cavaliere dal set: «Silvio, Silvio....».
LA STRATEGIA
La strategia è quella di non farsi superare dall'alleato leghista sulla sicurezza e dunque: «Mezzo milione di migranti in Italia per delinquere, li manderemo via». Ma prima la battaglia è con i 5 stelle. Questi gli ingredienti: «Dico a chi vorrebbe astenersi che, in queste condizioni, non andare a votare è come suicidarsi». E ancora: «Capisco che la politica non piaccia, e concordo con questo disgusto, però bisogna recarsi alle urne. Perché se vincono i grillini, impreparatissimi, aumenteranno le tasse, metteranno una patrimoniale e faranno impennare al 50 per cento le imposte di successione». I 5 stelle, incalza il leader azzurro, «non possono essere considerati un partito. Sono una setta, che prende ordini da un vecchio comico».
GIULIO CESARE
Quanto alla vendita del Milan, e all'inchiesta inesistente secondo le smentite della Procura milanese, prima Berlusconi e la D'Urso fanno i complimenti a Marina che è scesa in campo per difendere il padre dalla nuova «fake news» e poi il Cavaliere: «Solo uno stupido userebbe un'operazione come quella, di cui ha parlato tutto il mondo e che tutto il mondo ha seguito, per far rientrare capitali in Italia». «Tutte le volte che ci sono campagne elettorali e che si profila una mia vittoria se ne inventano di tutti i colori - ha proseguito - questa volta se ne sono inventata una che la Procura ha prontamente smentito»
E comunque, «vengo accusato di qualsiasi cosa e anche di questa. Ormai sono abituato». Si blocca, guarda la D'Urso e dice sorridendo: «Cara Barbara, prima o poi leggerai sui giornali che l'uccisione di Giulio Cesare è stata progettata da me». Sorrisone. Puntata finita. Coro: «Silvio, Silvio».