ROMA «Non vincano i distruttori o un manipolo di incapaci». L'accordo con Liberi e Uguali è nella tasca del presidente uscente della regione Lazio Nicola Zingaretti. «Ci sono tutte le condizioni per costruire un'alleanza di sinistra», aveva spiegato poco prima il leader di LeU Pietro Grasso dando così il via libera all'intesa che vedrà nel Lazio la sinistra di nuovo insieme.
IL PROFILO
Ciò che non è accaduto in Lombardia, diventa possibile a Roma e nella sua Regione: Pd, gli scissionisti di Mdp e SI, di nuovo insieme per non perdere il governo della regione dopo cinque anni di amministrazione. «In questi giorni - sostiene Grasso - ho portato all'attenzione del presidente Zingaretti le richieste emerse dall'Assemblea dei delegati di Liberi e Uguali del Lazio sul profilo politico e sui punti programmatici in tema di sanità, mobilità, ambiente, gestione dei rifiuti, lavoro».
Forte del mandato ricevuto dall'assemblea dei delegati regionali di LeU, Grasso sabato sera ha avuto l'ultimo chiarimento con Zingaretti prima del via libera che pur qualche mugugno ha provocato nel nuovo partito che, sul piano nazionale, corre in competizione con la coalizione di centrosinistra. «Abbiamo trovato punti di incontro e condivisione importanti che saranno utili a cambiare ed essere più forti» sostiene il governatore uscente. Grasso ha anche colto ieri l'occasione per gettare acqua sul fuoco delle polemiche con Laura Boldrini: ««Nessuno screzio con la Boldrini. È una cosa assolutamente normale che ci sia una pluralità di idee». Parole analoghe anche da parte della presidente della Camera, per chiudere lo scontro
LA PARTE
Al netto delle resistenze di Sinistra Italiana, l'accordo nel Lazio permette ad Mdp di mostrarsi duttile nel rapporto con il Pd che sovente accusa gli ex compagni di partito di «giocare solo a perdere». A sostegno di Nicola Zingaretti il Pd, LeU, Radicali, lista verde e socialista e la lista Civica per Zingaretti che nei trascorsi cinque anni ha avuto alla Pisana un suo gruppo autonomo guidato da Michele Baldi. Per ora restano fuori i moderati Civici Popolari di Beatrice Lorenzin che avrebbero dovuto comporre la quarta gamba. A protestare è Lorenzo Dellai, coordinatore di CP: «Ci aspettiamo un segnale di chiarezza. Un soggetto che ha già espresso orientamento per costruire una alleanza col Pd per le Nazionali pare sia oggetto di veto da parte di LeU». I centristi vorrebbero correre per la Regione con il proprio simbolo, mentre Zingaretti offre loro solo dei posti nella lista civica. Vista la partecipazione a livello nazionale di CP nell'alleanza di centrosinistra, l'appello di Dellai punta diritto al Nazareno. Una richiesta di chiarimento «dopo il quale - sostiene Dellai - sarà per noi possibile assumere le nostre decisioni politiche in Lazio e non solo».
Spaccature anche a sinistra con Possibile di Civati che si ritira dalla corsa delle regionali del Lazio. Al netto delle polemiche, la ritrovata unità a sinistra rimette sotto lo stesso tetto il Pd con gli scissionisti e l'area ex Pisapia guidata nel Lazio da Massimiliano Smeriglio. Nei giorni scorsi era stato lo stesso segretario del Pd a sollecitare un'intesa in Lazio e Lombardia. Invito raccolto a metà, ma che potrebbe offrire dopo il 4 marzo qualche spunto di riflessione qualora il centrosinistra dovesse vincere di fatto solo nel Lazio. Interessante sarà anche valutare quanti voti prenderà la lista civica che si richiama a Zingaretti e quanti quella del Pd. Il presidente uscente si dice convinto che la sua lista prenderà «un sacco di voti» perché «mette insieme persone di sensibilità politica differente ma che non vivono la differenza come un problema». Un'alleanza «del fare» contro «distruttori» e «incapaci» che potrebbe diventare dopo il 4 marzo una sorta di laboratorio della nuova sinistra unita.