ROMA «L'Italia non può accettare tutti gli immigrati», dice Attilio Fontana, candidato alla presidenza della Regione Lombardia. E fin qui l'aspirante alla successione di Maroni si tiene nei confini di una convinzione largamente diffusa, anche in ambito moderato. Ma il problema viene dopo, quando l'esponente leghista, premesso che «non è questione di essere xenofobi o razzisti», adduce a motivazione della dichiarazione fatta a Radio Padania, il fatto che «tutti non ci stiamo. Dobbiamo fare delle scelte: dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, deve continuare ad esistere o se deve essere cancellata». Lo scivolone è grosso e va a rinfocolare la polemica accesa dalle dichiarazioni di Berlusconi nella trasmissione di Barbara D'Urso sugli «immigrati che delinquono». Lo stesso Fontana se ne accorge mentre sulla sua testa comincia a cadere una pioggia di critiche indignate. E abbozza una retromarcia: «E' stato un lapsus, un errore espressivo, intendevo dire che dobbiamo riorganizzare un'accoglienza diversa che rispetti la nostra storia, la nostra società».
Ma la frittata è fatta e il candidato del centrodestra diventa bersaglio del fuoco concentrico di un ampio schieramento politico. Comincia lo sfidante del centrosinistra Giorgio Gori: «Penso che Fontana, che viene presentato come un candidato della Lega moderato, in realtà ha rivelato ciò che è veramente, cioè un Salvini in giacca e cravatta, anzi più un Borghezio che un Salvini». Segue Matteo Renzi che, sottolineando la differenza dei toni e degli argomenti della campagna elettorale del Pd, afferma: «Noi, con Gori, siamo una squadra che sceglie il futuro, non la paura, mentre il candidato della destra si abbandona a farneticanti dichiarazioni sulla razza bianca». Anche la Comunità ebraica di Roma esprimeva il suo disagio: «E' concepibile nel 2018 - si chiedeva la presidente Ruth Dureghello - dover ribadire agli ignoranti che non esiste una razza bianca da difendere, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali?»
Tuttavia Fontana non è rimasto solo e indifeso, in suo soccorso si è mosso subito Matteo Salvini: «Oggi siamo sotto attacco, sono a rischio la nostra cultura, società, tradizioni, modo di vivere. E' in corso un'invasione. Il colore della pelle non c'entra, c'è un pericolo molto reale. Secoli di storia spariranno se prende il sopravvento l'islamizzazione». Sul fronte opposto attacca anche Luigi Di Maio, coinvolgendo anche il leader dello schieramento di centrodestra: «Berlusconi dice che siamo peggio dei postcomunisti, che loro sono moderati e noi estremisti. Ma dopo Fontana sulla razza bianca siamo sicuri - osserva il candidato premier M5S - che sono loro i moderati? Se sono loro i moderati allora io sono Gandhi».
IL PERDONO
A perdonare Fontana sono invece vari esponenti di FI, tra cui il capogruppo al Senato, Paolo Romani, per il quale «Il candidato della Lega è un politico moderato, preparato e non superficiale. La frase, assolutamente infelice, è sicuramente frutto di un incidente a cui ha già rimediato». Non fa sconti, al contrario, Emma Bonino: «Fontana non mi stupisce: ha detto quello che pensano e praticano. Peraltro ho sentito cose sgradevoli sugli immigrati delinquenti anche da Berlusconi».