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Data: 17/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pd, Gentiloni e i ministri nel proporzionale E Renzi ha siglato l'accordo con i Radicali

ROMA Chiuso, o quasi chiuso, l'accordo con la lista che non chiede solo posti ma dovrebbe portare pure voti, quella di +Europa di Emma Bonino e Bruno Tabacci. Qualche problema invece per la presentazione di Insieme, la lista di prodiani, socialisti e verdi che di voti ne porterebbe pochini (stando ai rilevamenti), sicché troverebbero posto i tre candidati rappresentativi (Nencini, Santagata, Bonelli), ma niente di più e niente simbolo alleato del Pd. Se invece passa la linea del contributo positivo di Insieme, il simbolo ci sarà. Si vedrà presto.
L'accordo con i radicaltabacciani è politico e di posti: «Abbiamo convenuto che il tema Europa sarà al centro delle prossime elezioni e in grado di fare la differenza», la tesi di parte radicale e dem (presenti per il Pd Fassino, Martina e Guerini, per i radicali Magi, Della Vedova e Tabacci). Per le candidature, si ragiona su cinque-sei posti: Bonino in Piemonte o Lombardia, Magi in Emilia, Della Vedova in fieri, più gli uscenti Capelli e Catania.
Ma che fatica, per Matteo Renzi, che non nasconde insofferenza per tanto discutere di posti alleanze e candidature, quando vorrebbe lanciarsi in campagna elettorale vera per battagliare su temi, programmi, proposte e consuntivi di quattro anni di governo. Un dato che circola al Nazareno dà ragione al leader del Pd: il gradimento del governo dem (Renzi più Gentiloni) è al 41 per cento, «il che normalmente premia il partito rappresentativo del governo alle elezioni, quando invece l'elettorato non gradisce, il gradimento del governo si attesta sul 30 per cento», ha spiegato l'esperto ai suoi ascoltatori al Nazareno. Ergo, Renzi valorizzerà molto l'operato degli esecutivi a guida Pd, e non a caso ha indicato che secondo lui «quel che conta è avere a palazzo Chigi uno del Pd», non necessariamente il leader. Ne consegue che ci sarà molto dispiegamento della squadra di governo, a partire dal premier Paolo Gentiloni e a seguire con tutti gli altri. A parte Anna Finocchiaro che ha già detto che non intende ricandidarsi e Giuliano Poletti che lo ha annunciato nelle ultime ore, tutti gli altri ministri saranno in campo, e non è detto che lo faranno nei collegi.
Per Gentiloni, Padoan, Minniti, Franceschini e Boschi si prospetta una candidatura in più listini proporzionali, forse solo Maria Elena Boschi correrà anche in un collegio o forse no, «avrà lo stesso trattamento degli altri», ha detto a suo tempo Renzi.
NIENTE DEROGHE
Ne comincerà a discutere la direzione dem di oggi, che affronterà il nodo regolamento e deroghe, una riunione non proprio di quelle da grande attesa (è convocata per le 18 e da concludere in prima serata). Sulle deroghe, il leader dem è determinato: a parte i ministri, l'orientamento è di non concederne nessuna a chi abbia alle spalle più di 15 anni di presenza in Parlamento. Sicchè, ad esempio in Campania, di fronte alle candidature concorrenti di Valiante, Alfieri e Iannuzzi, molto probabilmente a saltare sarà quest'ultimo che ha trascorso 17 anni in Parlamento. In Campania il Pd punta molto su Siani, che verrebbe sostenuto anche dal sindaco di Napoli De Magistris, mentre a Pomigliano sta lavorando alla presentazione dell'anti Di Maio, e la scelta cadrebbe su un operaio della Fiat o dell'Alenia.

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