Fanno un brutto effetto le elezioni. Bruttissimo. I primi segni si cominciano già a manifestare e i social sono pieni di idiozie preelettorali. I candidati, o i candidabili, sono in testa alla classifica e ne sparano una al giorno, a volte una più grossa dell’altra. Ecco qui una breve carrellata.
Le turbine sono come i buoni benzina di una volta. E’ vero che siamo in inverno, è vero che oggi è l’anniversario di Rigopiano, è vero che l’esperienza insegna o dovrebbe insegnare, ma da un mesetto il governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso distribuisce turbine a piene mani. E ogni volta lui si ci va di persona, consegna personalmente e si fa scattare foto e girare video. Si è turbinato, in tutto e per tutto.
Poi c’è il fedelissimo Camillo D’Alessandro, che ha adottato il metodo Salvini per terrorizzare la gente, pubblicando un post sui vaccini ai limiti del procurato allarme, e in ogni caso molto menagramo. (Eccolo qui)
Persino Marinella Sclocco, nonostante il passaggio in Liberi e uguali, non rinuncia a fare pubblicità elettorale alla sua giunta: ed eccola qui che annuncia il via libera al riconoscimento di ospedale per aree disagiate ad Atessa: regalo elettorale dedicato al buon Giulio Borrelli, che avrà la durata di qualche mese e che poi si imbatterà inevitabilmente nel no del nuovo ministro della Sanità. Ma adesso fa molto brodo, anche se con un lieve effetto boomerang: e perché non a Penne o a Gissi o a Guardiagrele?
Poi, sempre il presidentissimo sta distribuendo letterine di accompagnamento ai cittadini nella busta dell’Agenzia delle entrate con dentro le nuove tessere sanitarie, come racconta i Due punti. Un’iniziativa che a suo tempo, quando il Pd era all’opposizione, fu severamente contestata dal buon Camillo all’allora governatore Gianni Chiodi, colpevole della stessa vanesia trovata.
C’è chi è candidato, chi candidabile e chi forse chissà. E allora il presidente della Provincia di Pescara, che da un po’ di tempo al lavoro non ci sta mai ma sempre dietro come un’ombra al governatore, in mancanza d’altro fa il Paolini il presenzialista della situazione. Immancabile, alle spalle di D’Alfonso, persino nelle interviste televisive. Tanto da conquistarsi sul campo il soprannome di “Paolini”.
ps: e vissero felici e contenti, fino al 4 marzo. Poi, chissà.