L’AQUILA - “Due, tre giorni”, insomma, la fine della settimana, per sciogliere la riserva che tiene con il fiato sospeso l’Abruzzo politico: Luciano D’Alfonso candidato sì o candidato no al Parlamento alle elezioni del prossimo 4 marzo?
La scadenza ad AbruzzoWeb la fornisce l’interessato, che si dice “in una fase molto avanzata di riflessione”, facendo pendere, insomma, un po’ più la bilancia verso il sì.
Questo quando si è appena concluso, al Nazzareno a Roma, il primo round di una direzione nazionale che, comunque, resta convocata a oltranza in vista del rush finale, che si aprirà alla fine della settimana con il deposito dei simboli e si chiuderà il 31 con la consegna delle liste.
Oggi si è parlato solo di regole che, rileva il presidente della Regione, “consentono una straordinaria agibilità ai territori per i collegi uninominali, che vengono rimessi al territorio”, mentre “sulle candidature per il proporzionale c’è una fortissima conduzione centrale”.
E dato che, D’Alfonso lo ribadisce una volta di più, “di candidarmi mi è stato chiesto dal livello nazionale”, si può ipotizzare la conferma di quanto già appreso da questo giornale: capolista al proporzionale, verosimilmente al Senato.
È ancora tempo di pretattica, comunque: “fase avanzata” sì, ma “sono ancora in condizione di lucidità e laicità - assicura - Voglio capire qual è la convenienza per gli abruzzesi”, il mantra dalfonsiano.
Regole, insomma. A partire da quelle del vincolo di mandati, confermato a massimo 3 legislature salvo deroghe che, comunque, in Abruzzo non serviranno, avendo i veterani un massimo di 2 elezioni alla Camere alle loro spalle.
Una “deroga politica” è stata concessa anche agli esponenti del governo uscente, a partire dal premier, Paolo Gentiloni, e ministri come Dario Franceschini, che potranno tutti ricandidarsi.
Adesso scatta il turno del segretario regionale, Marco Rapino, che domani incontrerà i segretari provinciali, e dopodomani siederà al tavolo di coalizione per cominciare a comporre lo scacchiere dei 7 collegi del maggioritario, quelli demandati ai territori secondo D’Alfonso, anche perché l’elezione sarà combattuta.
Lo scenario di partenza della spartizione vedrebbe 4 posti ai dem e uno ciascuno alla lista Insieme (che a sua volta comprende Partito socialista, Verdi e prodiani di Area civica), alla Civica popolare di Beatrice Lorenzin (con Italia dei valori e altri) e a Più Europa di Emma Bonino. Ma i rapporti di forza andranno tarati al tavolo.
LA GIORNATA
CESA E FITTO: “PARI DIGNITA’ CON LEGA E FDI”
Intanto, prima bega nel centrodestra, sollevata in campo nazionale dalla cosiddetta “quarta gamba”, in particolare da Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto, presidente del partito e capo della forza politica "Noi con l'Italia-Udc", il primo accreditato di una possibile candidatura in un collegio abruzzese.
"Per raggiungere la vittoria - hanno detto - è necessario che ogni proposta politica abbia pari dignità, sia per i contenuti programmatici sia per i criteri di rappresentanza. Solo così le differenze tra le quattro liste potranno divenire elemento di ricchezza condivisa e non una insopportabile debolezza di tutta la coalizione”.
“È difficile capire come Lega e Fratelli d'Italia non prendano atto di questa evidenza mettendo a repentaglio la maggioranza assoluta del centrodestra - hanno aggiunto - Questo è quanto abbiamo rappresentato questa mattina durante un incontro che si è svolto con il presidente Berlusconi".
ARRIVA IL POPOLO DELLA FAMIGLIA
A Ortona (Chieti), quartier generale, si è presentato il Popolo della famiglia, movimento di Mario Adinolfi.
“L’obiettivo del Popolo della Famiglia è quello di presentarsi alle prossime elezioni politiche del 4 marzo, con il proprio simbolo, in maniera autonoma rispetto agli altri partiti”, hanno detto il coordinatore nazionale, Mirko De Carli, il presidente del circolo di Ortona, Tommaso Verna, il vice presidente, Stefania Tucci, il segretario, Gianluca Lanci e il tesoriere, Katia Bortolussi.