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Pescara, 24/07/2024
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Data: 18/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
«Doppio incarico, processate D'Amico». Il pm firma la richiesta di rinvio a giudizio anche per Mattioli e Traini. Il rettore: «Massima serenità e tranquillità»

TERAMO E' con una richiesta di processo che la Procura chiude definitivamente l'inchiesta sul doppio incarico del rettore Luciano D'Amico. Dopo tre anni e mezzo di indagini, migliaia di documenti acquisiti e altrettanti blitz della Finanza nell'ateneo e nella sede di Tua, il pm Davide Rosati ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio a due mesi dall'avviso di conclusione delle indagini. Ora sarà un giudice a stabilire se procedere con un processo o non luogo a procedere. Commenta D'Amico: «Affronto con la massima serenità e tranquillità. Ringrazio e apprezzo la Procura per il lavoro fatto. Dopo l'atto di chiusura delle indagini non mi sono presentato dal pm perchè non è un fatto che riguarda la mia persona ma l'istituzione università. Per questo voglio che ci sia un dibattimento pubblico: per rispetto all'istituzione universitaria che rappresento è giusto che la mia spiegazione dei fatti sia pubblica».Rosati ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio anche per gli altri due indagati: Stefano Traini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione, e Mauro Mattioli nella sua veste (all'epoca dei fatti contestati) di direttore generale della Fondazione dell'ateneo (oggi Mattioli è direttore generale dell'istituto Zooprofilattico). Rosati contesta a D'Amico i reati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e il peculato. Riguardo al primo reato, il rettore deve rispondere di 57mila euro che, secondo l'accusa, avrebbe percepito indebitamente tra agosto 2014 e febbraio 2017: per la Procura avendo assunto l'incarico di presidente del cda dell'Arpa Spa e poi di Tua Spa avrebbe smesso, di fatto, di svolgere l'attività di docente a tempo pieno, requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di rettore. Quanto al peculato, questo è contestato in relazione alla consegna di dieci tablet di proprietà dell'università al personale tecnico di supporto all'intervento degli artisti Ficarra e Picone. Episodio rispetto al quale l'università, sostiene l'accusa, avrebbe ricevuto un danno patrimoniale di 2.671 euro. Sempre nella stessa inchiesta, infine, D'Amico è indagato questa volta in concorso con Mattioli anche per un'altra ipotesi di peculato. Secondo la Procura, infatti, Mattioli nel 2013 in qualità di direttore generale della fondazione dell'Ateneo, e quindi in un periodo in cui risultava in aspettativa, avrebbe comunque richiesto l'indennità di risultato prevista quale docente ordinario a tempo pieno della facoltà di Medicina Veterinaria. Indennità che non gli sarebbe spettata e che gli sarebbe stata erogata in virtù del visto autorizzativo apposto dal rettore.A carico di Traini il sostituto procuratore Rosati ipotizza l'accusa di abuso d'ufficio. Secondo la Procura Traini, nella sua veste di preside della facoltà in cui D'Amico è docente di economia aziendale, prima con un parere e poi con nulla osta avrebbe permesso a D'Amico di assumere l'incarico retribuito come presidente, prima dell'Arpa e poi della Tua, «procurandogli», scri ve il pm nell'avviso di conclusione, «un ingiusto vantaggio patrimoniale».

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