L’AQUILA - Si spacca il Partito democratico dell’Aquila, tra fughe in avanti autopromozionali, nella lotta, ancora embrionale, ma già complicatissima, alle candidature per le elezioni politiche del prossimo 4 marzo.
Nel frattempo si registrano le prime scelte nei due poli classici: ufficiali, come quelle di Giorgio D’Ignazio con la Civica popolare, che passa dal centrodestra al centrosinistra, con tutta la bagarre che ne consegue, e ufficiose, come quella dell’ex assessore regionale del Popolo della libertà Gianfranco Giuliante, che sarà capolista al proporzionale alla Camera per Noi con Salvini, di cui è divenuto da poco responsabile Dipartimenti.
Questo mentre il Movimento 5 stelle ufficializzerà solo domenica, al termine della grande convention pescarese di 3 giorni, con visita del candidato premier Luigi Di Maio, i risultati delle convulse “parlamentarie” disputate online per preselezionare i propri nomi.
Nel centrodestra la partita è ancora bloccata dalla spartizione selvaggia, in atto a Roma, tra collegi divisi, andando per le spicce, in tre fasce: sicuri, incerti, persi. Solo dopo questa assegnazione, per i primi giorni della prossima settimana, comincerà a piovere qualche nome e si andrà alla chiusura.
IL PD SI DIVIDE TRA VERTICI E TERRITORIO
Oggi era programmato, e in effetti si è svolto, l’incontro tra il segretario regionale, Marco Rapino, e i segretari provinciali.
Ad avvelenare il clima ci ha pensato, però, la lettera piombata nelle redazioni un minuto prima delle 15 in cui Michele Fina, consigliere del ministro uscente della Giustizia Andrea Orlando, e Americo Di Benedetto, consigliere comunale dell’Aquila ed ex candidato sindaco sconfitto al ballottaggio, ufficializzano il loro ticket per la Camera.
“Non è una fuga in avanti”, assicura Rapino ad AbruzzoWeb, ma sul territorio la missiva è stata percepita con spirito opposto.
Ossia, ritenuta un colpo assestato, di fatto, ai “pezzi da 90” dem che si stanno giocando la candidatura in vari collegi e sistemi: il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e il consigliere regionale Camillo D’Alessandro, tra le new entry; la senatrice Stefania Pezzopane e il deputato Tommaso Ginoble, tra gli uscenti e ricandidati in pectore.
Si riparla anche di “scontro generazionale”, ma va detto anche che i due autocandidati non sono così tanto di primo pelo: Di Benedetto compirà 50 anni quest’anno, Fina ne farà 40.
Una dicotomia che conferma anche la divisione tra decisioni verticistiche e quelle del territorio, negli auspici destinata ad appianarsi deviando i paracadutati da Roma, o i big locali imposti, nei posti sicuri del proporzionale, mentre i volenterosi alla Di Benedetto o Fina tra le tagliole del maggioritario.
Questo al netto del fatto che i 7 posti per l’uninominale non spetteranno tutti al Pd, probabilmente solo 4, mentre 3 o giù di lì andranno uno a testa agli alleati: la lista Insieme (che a sua volta comprende Partito socialista, Verdi e prodiani di Area civica), la Civica popolare di Beatrice Lorenzin (con Italia dei valori e altri) e Più Europa di Emma Bonino.
Il vertice con gli alleati per questa partita, fissato a domani, potrebbe scivolare anche a sabato o al più lunedì.
“Entrambi hanno delle possibilità, erano nelle rose iniziali di nomi e sono due ottimi profili - commenta diplomatico Rapino l’uscita di Fina e Adb - È uno sforzo apprezzabile scendere in campo, chiaramente va ricondotto a una discussione di partito”.
“Bisogna trovare una logica per tenere insieme partito e comunità politica al riparto dai personalismi, e questo non lo è”, conclude.
Per Rapino Di Benedetto è “un candidato forte”. Ma tra i rumoreggiamenti viene, tuttavia, contestata la scarsa esperienza politica di Adb, in passato solo primo cittadino in un piccolo comune e poi, nell’ultimo decennio, presidente della società idrica Gran Sasso Acqua.
Questo prima di aggiudicarsi le primarie e correre da sindaco del capoluogo, perdendo, però, malamente il ballottaggio, dopo aver sfiorato la vittoria al primo turno con la coalizione vicina a superare il 50%, con un crollo di consenso di 4 mila voti in due settimane tra primo e secondo turno.
Non un bel biglietto da visita, malignano gli esponenti più esperti dem, che preferirebbero rimanesse tutto il quinquennio a “sgobbare” come consigliere d’opposizione.
Intanto, nel “toto” la notizia di giornata è la possibile candidatura del consigliere comunale chietino Alessandro Marzoli, in quota ovviamente renziana.
D’IGNAZIO PASSA AL CENTROSINISTRA, UFFICIALE
Sempre nel centrosinistra, lunedì prossimo a Teramo verrà presentata la candidatura di Giorgio D'Ignazio, consigliere regionale del Nuovo centro destra e consigliere segretario in quota all’opposizione, al cambio di campo con la Civica popolare della Lorenzin, con contestuale inaugurazione del suo comitato elettorale.
Parteciperanno il sottosegretario alla Giustizia uscente, la senatrice Federica Chiavaroli, pure lei passata con il centrosinistra, così come il sottosegretario uscente alla Difesa Gioacchino Alfano e il deputato uscente, e probabilmente non ricandidato, Paolo Tancredi.
Da capire per quale Camera e quale sistema di voto correrà D’Ignazio, e anche come si comporterà in Consiglio regionale, con il centrodestra già pronto a chiederne le dimissioni: temi cui potrà rispondere ai cronisti.
CINQUE STELLE AL “CONGRESSO”
Una gustosa novità in casa pentastellata, con il Movimento che comincia ad acquisire una struttura gerarchica e somigliare, che si voglia o no, sempre più a un partito.
Il consigliere regionale Sara Marcozzi è stata, infatti, incaricata come coordinatrice della campagna elettorale per l’Abruzzo, acquisendo, quindi, di fatto un ruolo decisivo per la formazione delle liste, attesi i risultati delle “parlamentarie”, disputate tra le proteste degli esclusi che hanno assicurato di avere le carte in regola ma di essere stati fatti fuori per inimicizie con i parlamentari uscenti, sorta di complottismo al contrappasso che ha colpito i grillini di tutt’Italia.
Un punto alla Marcozzi nel duello tutto al femminile tra rampanti grilline con Enrica Sabatini, entrambe, però, destinate a rimanere fuori dal Parlamento, almeno per questo giro, in virtù delle cariche che già occupano in Regione e al Comune di Pescara.
Parte degli artefici a livello nazionale del sistema informatico del Movimento, la Sabatini sarà, infatti, superstar del “Villaggio Rousseau”, che apre i battenti domani a Pescara e durerà fino a domenica, con sessioni formative, laboratori tematici e gruppi di lavoro, con oltre 4 mila iscrizioni: un vero e proprio congresso, si potrebbe dire usando un termine della vecchia politica, all’insegna della partecipazione e della formazione.
E domenica, nell’ambito del “rally di 100 giorni per andare al governo” per tutta l’Italia, Di Maio arriverà a Pescara e, dalle 11, anche all’Aquila, con un evento nella sala conferenze dell’hotel Castello.