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Pescara, 24/11/2024
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Data: 23/01/2018
Testata giornalistica: Mapero'
Verso il voto del 4 marzo - Incubo paracadutati

Il terzo gode: in Abruzzo è finita così anche se loro mettono le mani avanti, no non è ancora detta l’ultima parola. Le candidature di Liberi e Uguali sono un brutto colpo per i militanti abruzzesi dopo che Roma ha fatto trapelare che non c’è spazio per i rappresentanti del territorio e che i due nomi che saranno candidati qui appartengono a due catapultati romani. Non c’è spazio quindi né per Marinella Sclocco, assessore regionale tra i primi a lasciare il Pd e a iscriversi ad Articolo uno, né per il suo rivale Gianni Melilla, politico di lunghissimo corso. Tra i due litiganti vincolo loro: Celeste Costantino, calabrese che vive a Roma da tempo di Sinistra italiana, vicinissima a Daniela Santroni consigliere comunale di Pescara e Danilo Leva, molisano ex Pd.

Ma la parola catapultati comincia a mettere i brividi anche dentro il Pd abruzzese: ieri le notizie che arrivavano da Roma davano per scontato che, a dispetto delle auto-candidature di D’Alfonso, D’Alessandro e Pezzopane, in Abruzzo sarebbero stati candidati due parlamentari romani. Uno dei due nomi sarebbe quello di Yoram Gutgeld, già eletto in Abruzzo nella scorsa legislatura.
Un’ipotesi accreditata, visto che la candidatura di Luciano D’Alfonso continua a destare perplessità: Dalfy sarebbe l’unico presidente di Regione a candidarsi. Come mai? E come mai Renzi decide di schierare solo lui e perdipiù nel proporzionale?

Lo stesso nome di D’Alessandro è osteggiato dai democratici di Pescara che spingono per la candidatura dei parlamentari uscenti. La voce più grossa di tutte la sta facendo Antonio Castricone, ma a questo punto, persa qualsiasi possibilità di correre in un seggio decente per il Parlamento, solo per garantirsi una candidatura alle prossime regionali. Ieri il parlamentare di Popoli ha incontrato Dalfy, presenti il segretario regionale Marco Rapino e quello di Pescara Enisio Tocco: il governatore ha offerto a Castricone una candidatura al collegio uninominale di Pescara o a quello di Chieti-Sulmona (in cambio, si intende, del lasciapassare per il buon Camillo) ma lui una risposta la darà mercoledì. Collegi a perdere, e la sua sarebbe solo una candidatura di servizio. Non è stato un incontro amichevole, tutt’altro: sono volate parole grosse e la minaccia/promessa di azzerare tutto lo stato maggiore del partito già dal giorno successivo al 4 marzo.

Ma la partita più grossa se la sta giocando Liberi e uguali che ha inviato una lettera di fuoco a Grasso: le scelte di Roma penalizzano il movimento e indeboliscono la campagna elettorale, c’è scritto. Leu ritiene inaccettabili che in Abruzzo vengano candidati addirittura due paracadutati romani, anche se le maglie sono strette, anche se sui 70 parlamentari a mala pena ne riuscirà a far rieleggere 30. E spera almeno di ottenere che Danilo Leva se lo riprendano loro. Torna a chiedere una deroga per Marinella Sclocco, che è il nome su cui hanno puntato tutto, a dispetto del parlamentare uscente Gianni Melilla.

Ma di fatto è stato proprio il no alle deroghe che ha fatto saltare in aria tutti i piani: troppe richieste, a cominciare da quella per Cofferati, troppi strappi. E soprattutto alla fine è passata la linea cavalcata da Melilla: se si dimette Marinella entra uno del Pd. E questo Grasso non vuole assolutamente consentirlo, né in Abruzzo né altrove.
E allora o a tutti o a nessuno, e in Abruzzo è finita così.

Maglie troppo strette, e al tavolo romano di venerdì scorso Sinistra italiana ha chiesto ufficialmente una candidatura in Abruzzo, ed è così che è calato da Roma il nome di Celeste Costantino. Ingoiato il rospo, Leu ora la sua battaglia la fa sul secondo nome: Leva è proprio un insulto e sperano di rispedirlo al mittente. Nel frattempo oggi si riunisce la direzione regionale: i nomi del territorio saranno tutti concentrati nelle liste per il Senato, ma senza troppe speranze visto che l’unico seggio che potranno spuntare è quello della Camera. Escluso da tutto anche il sindaco di Giulianova Mastromauro: l’ostacolo, anche per lui, è la deroga.

ps: Ma con questi nomi la partita si fa più difficile, meno motivata, almeno avessero schierato Bersani o D’Alema: sempre paracadutati, ma almeno sono due big.

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