CARSOLI Una protesta davanti a Montecitorio per chiedere l'abolizione degli aumenti dei pedaggi autostradali. Ad annunciarla sono stati i sindaci di Abruzzo e Lazio che si sono incontrati ieri pomeriggio a Carsoli. La polemica degli aumenti applicati per Strada dei Parchi continua quindi a tenere banco tra i primi cittadini che non mollano e annunciano nuove clamorose manifestazioni. Dopo una serie di iniziative e sit in di protesta partiti da Carsoli e poi arrivati a Vicovaro e all'Aquila Ovest, i sindaci ora sono determinati più che mai. Dopo il saluto dei sindaci di Carsoli, Velia Nazzarro, e di Vicovaro, Fiorenzo De Simone, è stato fatto il punto della situazione e si è deciso per un sit-in di protesta con fasce tricolori proprio sotto il Palazzo di Montecitorio dalle 10.30 di domani. A nulla quindi sono servite le ipotizzate soluzioni di sconti ai pendolari o altre congetture che secondo i sindaci non sarebbero nemmeno «degne di essere prese in considerazione». «La nostra richiesta», affermano i sindaci in un documento approvato all'unanimità, «è quella di una immediata sospensione degli aumenti dei pedaggi condizionata all'apertura di un tavolo istituzionale teso a ridefinire l'atto di concessione autostradale con Strada dei Parchi spa e gli accordi conseguenti affinché i pendolari e i cittadini tutti possano pagare una tariffa adeguata e riparametrata ad un area interna svantaggiata come è quella di questi territori». Ma i primi cittadini vanno anche oltre ed entrano anche nel merito tecnico relativamente a una richiesta di declassificazione del tratto urbano della A/24 che va dalla barriera di Roma Est e fino all'intersezione con la Tangenziale Est di Roma (altezza piazzale del Verano) nonché la richiesta di declassificazione da tratto montano a tratto non montano dalla barriera di Vicovaro-Mandela a Roma. Si tratta di atti che concretizzano le parole ed i concetti già significati al Ministro Delrio e ai presidenti delle Regioni Lazio e Abruzzo. «Questo aumento del pedaggio autostradale», concludono i sindaci, «rischia di strangolare definitivamente famiglie e imprese di territori che da anni lottano contro lo spopolamento dei centri abitati e l'impoverimento del tessuto sociale ed economico».