«Ci risentiamo presto e ci sentiremo spesso». Con questa promessa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri pomeriggio, ha salutato i familiari delle vittime di Rigopiano alla fine dell'incontro durato poco più di un'ora nella sala degli Specchi del Quirinale. Un incontro a cui erano presenti anche i sopravvissuti e alcuni rappresentanti dei soccorritori intervenuti nelle ore e nei giorni successivi alla valanga del 18 gennaio di un anno fa e ai quali sono andate le parole di riconoscenza del capo dello Stato nel breve discorso di saluto che ha fatto preceduto dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Prima di stringere le mani e di guardare negli occhi le madri, i padri, i figli, i fratelli e le sorelle delle 29 vittime di Rigopiano, arrivati a chiedere risposte concrete e non cordoglio e pacche sulle spalle, entrambi, Gentiloni e Mattarella hanno messo l'accento sull'accertamento della verità. «Lo dobbiamo non solo a voi ma alla credibilità stessa delle nostre istituzioni», ha affermato Gentiloni, «su Rigopiano restano interrogativi e le istituzioni a tutti i livelli hanno il dovere di rispondere. Sarà la magistratura a fare chiarezza sulle modalità dei soccorsi e sulla scelta di localizzare quell'albergo in quello specifico territorio. Tocca però al governo e al prossimo Parlamento intensificare l'impegno per la prevenzione e verificare le modalità di funzionamento delle regole che riguardano queste tragedie e in particolare le vittime sul lavoro».«L'accertamento delle responsabilità e della sanzione delle responsabilità è rimesso, nella sua indipendenza, alla magistratura», ha ribadito Mattarella parlando di «una tragedia immane», «ma non è un problema soltanto vostro. È un problema dell'intero Paese, per motivi di giustizia e per evitare che possano ripetersi tragedie come questa». Poi è iniziato il momento più intimo e atteso dell'incontro, durante il quale ognuno dei familiari ha potuto finalmente guardare negli occhi le due alte cariche dello Stato spiegando, seppur in breve, tutto quello che, oltre alla tragedia subita, devono affrontare quotidianamente facendo i conti con una burocrazia che non conosce dolore. «A me hanno tolto la possibilità di diventare nonno, perché ho perso l'unica figlia che avevo», riferisce Mario Tinari, «e questo ho ricordato a Mattarella, che si è commosso».«Abbiamo chiesto di darci i mezzi per affrontare la battaglia legale che ci attende per arrivare alla verità e alla giustizia», riferisce Marco Foresta 29 anni, rimasto orfano di entrambi i genitori, «e che questa tragedia non rovini definitivamente e per sempre il futuro nostro e di tutti gli orfani di Rigopiano». Una richiesta poi formalizzata nella lettera letta pubblicamene dallo stesso Foresta a nome del Comitato familiari vittime in cui hanno chiesto di usufruire di quanto già previsto dalla cosiddetta legge Viareggio per i familiari delle vittime di quella tragedia, e che darebbe anche a loro la possibilità di usufruire di risorse economiche necessarie per finanziare esperti di parte di cui, altrimenti, non potrebbero avvalersi per arrivare fino alla fine della loro battaglia giudiziaria. Problemi e richieste reali, concreti, con cui ogni famiglia ha dovuto fare i conti in questi mesi terribili e che ieri hanno potuto elencare al capo dello Stato: come il riconoscimento della morte sul lavoro a tutti i dipendenti. Questo ha ripetuto a Mattarella Francesco D'Angelo, fratello di Gabriele, cameriere del resort, mentre la mamma di Valentina Cicioni, Diana Cicioni ha sussurrato tra le lacrime mentre riceveva l'abbraccio del Presidente: «Non avrei voluto conoscerla», e lo stesso ha risposto Mattarella. «La strada andava pulita e basta», ha ribadito Angela Spezialetti con la foto della figlia Cecilia Martella tra le braccia, mentre la mamma di Dino Di Michelangelo, il poliziotto di Chieti morto con la moglie Marina ha voluto ricordare: «Mio figlio ha fatto il suo dovere di poliziotto fino alla fine, ha protetto e tranquillizzato tutti, anche sua moglie, prima di morire. Ci aiuti a trovare la serenità e la verità».«Lo stiamo facendo», l'ha rassicurata Mattarella, «un abbraccio al piccolo» riferendosi al piccolo Samuel, uno dei 15 orfani di Rigopiano.