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Data: 26/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
«Mamma aiuto», poi nulla. Polemiche sulla sicurezza. Le ultime parole di una delle vittime al telefono con la madre prima di morire. Si levano le proteste da Legambiente, associazioni dei pendolari e Codacons. Deraglia il treno. Muoiono tre donne. I feriti sono 46, sul treno 350 persone.

CREMONA «Mamma aiuto!. Il treno sta uscendo dai binari». Sono le ultime parole pronunciate da Alessandra Giuseppina Pirri, 39 anni, una delle tre donne morte ieri mattina nell'incidente ferroviario avvenuto a Seggiano di Pioltello. Le ha urlate al telefono, mentre stava parlando con sua madre. «Mamma, aiuto!». Poi il silenzio. Sono le 6.55 e Giuseppina è al telefono con sua madre Laura. Come tutte le mattine, è sul regionale 10452 proveniente da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi, che ha preso a Crema mezz'ora prima. Diplomata in ragioneria, sta raggiungendo la società di recupero crediti a Sesto San Giovanni dove lavora, dopo essere partita da Capralba. Non è sposata e abita nel piccolo comune in provincia di Cremona dal 2002 con i genitori e la sorella minore Jessica, in una delle villette costruite in via degli Artigiani dove si era trasferita con la famiglia da Cernusco sul Naviglio (Milano).«Era così spaventata», ricorda la madre che le urla: «Scappa». Ma Giuseppina non può andare da nessuna parte, è in una delle carrozze centrali uscite dai binari che stanno viaggiando senza controllo e che si fermeranno contro un palo della trazione elettrica. Dopo quelle ultime parole disperate, «c'è stato solo silenzio», ricorda il padre Antonino in lacrime all'obitorio di Milano. «Siamo andati subito sul luogo dell'incidente - aggiunge - e siamo rimasti ad aspettare», mentre la sorella lancia due appelli disperati su Facebook: «Qualcuno ha notizie del treno deragliato a Pioltello? Rispondetemi vi prego». E ancora: «Qualcuno ha notizie di mia sorella? Qui è un macello unico!! Fatemi sapere!!». Nel frattempo i genitori corrono in auto a Milano, all'ospedale, dove non possono fare altro che riconoscere la figlia. «Si lamentava per quei treni rotti, quei mezzi scassati, sempre pieni», ricorda ancora il padre raccontando, in lacrime e fuori dall'obitorio, l'ultima disperata telefonata con la figlia morta. «Sono andato sul luogo- ha aggiunto - lei era ancora incastrata dentro al treno e poi mi hanno detto che non ce l'ha fatta».Le amicizie di Giuseppina Pirri erano a Cernusco, il paese dove aveva trascorso l'infanzia e la giovinezza, mentre a Capralba frequentava poche persone. I vicini dicono solo che era una donna come tante, aperta e solare, che amava il lavoro e la vita. Don Emanuele Barbieri, da soli due mesi responsabile della parrocchia, non la conosceva mentre il vescovo di Crema Daniele Giannotti ha spiegato che andrà al più presto a trovare la famiglia Pirri «per portare qualche parola di conforto». «È una morte assurda che lascia senza parole», ha detto il sindaco di Capralba Gian Carlo Soldati, che ha espresso alla famiglia il cordoglio di tutta la città. La tragedia di ieri era stata preceduta, nei mesi scorsi, da una lunga serie di episodi negativi per il trasporto regionale in Lombardia, con diversi disagi, testimoniati anche dalla quantità di 'bonus' riconosciuti agli abbonati in caso di disservizi. Per il prossimo mese di febbraio Trenord applicherà uno sconto del 30% su 8 direttrici, tra cui non figura però la Milano-Cremona, a compensazione di precedenti disagi.Scoppiano le polemiche e si alzano le proteste. Da Legambiente, associazioni dei pendolari e Codacons (che ha annunciato l'intenzione di «denunciare le istituzioni per omissione e concorso nei reati che saranno accertati dalla magistratura», giunge, tra le altre, una accusa: «i soldi sono stati investiti solo nell'alta velocità».Per Legambiente, «la linea Cremona-Milano è segnalata come una delle peggiori in Lombardia, conta oltre 10 mila pendolari giornalieri, su treni lenti e sovraffollati dall'età media di 17 anni». «I convogli in servizio su alcune tratte - aggiungono i pendolari - versano in condizioni inaccettabili, sono troppo spesso soggetti a guasti e sono per lo più obsoleti».

Deraglia il treno. Muoiono tre donne. Incidente ferroviario nel milanese. Cede un binario, caos tra sassi e scintille. I feriti sono 46, sul treno 350 persone. Vertice in Prefettura con Delrio

PIOLTELLOUna lunga vibrazione, un colpo improvviso e le persone catapultate le une contro le altre, i sassi che schizzavano come proiettili e le scintille alte fino ai finestrini. In poco meno di un minuto a Pioltello, nel Milanese, la noia e l'atmosfera assonnata di uno dei quotidiani viaggi di un treno di pendolari è stata squassata dalla tragedia, dal frastuono, dalle grida, dal sangue. Tutto per 23 centimetri di rotaia saltati via. Il «punto zero» dell'inchiesta della magistratura. Erano le 6.57, al terminal Messina, a Seggiano di Pioltello (Milano), all'ingresso dell'ampia area di Milano smistamento delle Ferrovie, all'ingresso Sud-Est del capoluogo lombardo, quando il treno regionale di Trenord 10452 partito da Cremona alle 5.32 e diretto a Porta Garibaldi, dove il suo arrivo era previsto alle 7.24, è deragliato con a bordo 350 persone. Alla fine il bilancio del gravissimo incidente sarà di tre morti, due altri feriti molto gravi che sono stati operati, una decina di feriti con lesioni importanti e un centinaio di altri più lievi soccorsi anche se non tutti ospedalizzati. Un disastro causato, secondo i primi rilievi dei tecnici e della polizia giudiziaria, dal cedimento strutturale di una piccola parte di un binario. Un pezzo di soli 23 centimetri ma che è bastato a far uscire un carrello dalle rotaie e a far sbandare il convoglio per oltre un chilometro. Per i viaggiatori che si trovavano all'interno in quel punto è stato l'inferno, con le lamiere ritorte addosso ai corpi dei viaggiatori. A rimanere mortalmente imbrigliate tra le lamiere sono tre donne: Pierangela Tadini, 51enne originaria di Caravaggio ma residente a Vanzago (Milano), Giuseppina Pirri, 39 anni, di Cernusco sul Naviglio (Milano) e Ida Maddalena Milanesi, di 61, originaria di Caravaggio (Bergamo). Un punto maledetto, quello, dove il 23 luglio scorso era deragliato un altro treno, fortunatamente senza provocare feriti. Subito sono scattati i soccorsi, con decine di squadre del 118, dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine intervenute sul posto. E da subito la situazione è apparsa grave, con due morti accertati subito e una decina di codici rossi. Il bilancio definitivo, segnalato dalla Prefettura di Milano che ha coordinato le operazioni, è stato alla fine di «tre morti, e 46 feriti di cui 5 sono in codice rosso, 8 in codice giallo e 33 in codice verde». La Procura di Milano, che sta coordinando le indagini del nucleo specializzato in disastri ferroviari della Polfer (anche l'Agenzia nazionale della Sicurezza Ferroviaria del Mit condurrà ispezioni tecniche) ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di «disastro ferroviario colposo»; con l'imminente iscrizione sul registro degli indagati, verosimilmente, dei responsabili legali e della sicurezza di Rete Ferroviaria Italiana (che gestisce le infrastrutture) e, non si esclude, anche di alcuni responsabili di Trenord (a cui appartiene il convoglio). E la situazione è stata al centro, nel pomeriggio, a Milano, di un vertice in Prefettura alla presenza del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio e del capo della Protezione civile Angelo Borrelli, che hanno fatto anche un sopralluogo. «Esprimo cordoglio e vicinanza ai familiari delle vittime e dei feriti», ha detto il premier Gentiloni, assicurando «l'impegno delle istituzioni ad accertare come sono andate le cose e le responsabilità, se ce ne sono»,..

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