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Pescara, 24/07/2024
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Data: 26/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Sì alla fusione ma legge da rifare»

Il consiglio comunale di Pescara l'ha approvata con soli 15 voti favorevoli. Quello di Spoltore l'ha bocciata in modo netto (16 no più quello del sindaco) come aveva fatto mercoledì Montesilvano. Ma l'interpretazione è per tutti la stessa: sì alla fusione delle tre città, sancito dall'esito del referendum, ma legge regionale 206 del 2016 da rifare, cioè da riscrivere, perché carente sotto troppi aspetti. Non ultimo, per il dubbio evidenziato nell'assise civica di Spoltore in ordine alla costituzionalità dell'abrogazione di un organo eletto qual è il consiglio comunale ad opera della Regione. «La commissione dovrà tenere conto delle nostre istanze per la modifica del testo» ha ribadito il sindaco di Spoltore, Luciano Di Lorito.
A Pescara ieri il voto ha richiesto un'intera mattinata, visto che in apertura di seduta il centrodestra si è rimangiato l'accordo della sera prima per un voto a favore benché condizionato all'applicazione di una serie di modifiche. Un dietrofront sollecitato dal consigliere regionale Lorenzo Sospiri, abile nel mettere Forza Italia e il centrodestra sull'avviso: da un sì non si torna indietro, dunque la legge si boccia. Una conferenza di capigruppo chiesta da Marcello Antonelli ha fermato i lavori per circa un'ora ma al rientro in aula maggioranza e opposizione hanno mantenuto il punto.
15 A FAVORE E 5 ASTENUTIAl momento del voto ci sono stati 15 sì a favore della legge sulla Nuova Pescara, compresi quelli dei cinquestelle, e cinque astenuti. Il resto dell'assemblea ha abbandonato la seduta. «Siamo comunque soddisfatti del voto favorevole, ora spetta alla Regione indicare l'iter da seguire anche se non c'è ancora nulla in agenda» ha commentato il sindaco Alessandrini, pur consapevole dell'esigenza di rimettere mano al testo. «Stiamo decidendo il futuro di tre città mai visto prima e che farà scuola in Italia, dobbiamo essere seri per evitare le sabbie mobili, ecco perché il testo va emendato» ha dichiarato Carlo Masci di Pescara futura. «Qui si pone un problema di provviste finanziarie che è fondamentale, mi appello al senso di responsabilità per il bene di Pescara e della nuova grande città» ha aggiunto Guerino Testa di Fratelli d'Italia, accusando il centrosinistra di essere «cintura nera di servilismo» verso la Regione. «Rispettiamo il voto del referendum, abbiamo sempre detto sì alla fusione ma questa dovrà essere fatta nel modo migliore per servizi, tasse e regolamenti, una riforma che sia vera e sostanziale, non solo formale» ha sostenuto Erika Alessandrini del M5s, riaffermando quanto detto poco prima dal capogruppo forzista Marcello Antonelli, secondo cui «questo disegno di legge fa acqua da tutte le parti, sbagliato nei contenuti e depositato a febbraio 2016, quando alla scadenza di gennaio 2019 mancavano tre anni. Non serve che dica nome e cognome su chi ha deciso contenuti e tempi, sbagliando sia i primi che i secondi, così non va bene e ringrazio Sospiri per aver posto la questione». Da qui la richiesta di rinviare tutto al 2022, alla scadenza del consiglio comunale di Spoltore. Il capogruppo Pd Marco Presutti, citando Benedetto Croce e ricordando la conversione di San Paolo, ha accostato i fermenti per la legge sulla Nuova Pescara a quelli vissuti per l'unificazione di Pescara e Castellammare Adriatico: «La storia non finisce oggi, dobbiamo esprimere un parere procedurale». Per migliorare il testo c'è sempre tempo.

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