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Data: 26/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
M5S ora apre alla Lega Ribelli contro Di Maio

ROMA Le alleanze? Sono diventate trattabilissime in casa M5S. Il capo politico Luigi Di Maio si è detto pronto a scucire il programma votato online, a dire il vero già ampiamente modificato per esigenze elettorali, e tesserlo un'altra volta con chi vorrà costruire un'alleanza con lui. Roberta Lombardi, candidata presidente nel Lazio, sta già prendendo accordi con Sergio Pirozzi, per dire. E gli occhi sono puntati sulla Lega di Matteo Salvini, circostanza bersaglio di critiche durissime di una parte della base e di diversi parlamentari. Ora Di Maio, Grillo e Casaleggio mirano a ottenere per il M5S l'incarico di governo dal presidente Sergio Mattarella.
LA MOSSA
Il lungo comunicato politico firmato ieri da Di Maio è uno aperto corteggiamento a Salvini volto a rompere l'alleanza del centrodestra. Così il candidato premier un po' stizzito, ospite di Agorà su Raitre ieri, rilanciava il tema alleanze: «Se le forze politiche vorranno aggiungere altri temi, per trovare la quadra, per trovare delle convergenze io sono d'accordissimo». E semina zizzania: «Sul 3% ci dicano dal centrodestra se gli elettori devono ascoltare la linea di Tajani e Berlusconi o quella di Salvini. A me sembra che Salvini si sia venduto». Tradotto: caro Salvini il nostro programma non si svende, ma tu ripensaci, vediamoci, parliamone. Ora la cruna dell'ago delle alleanze scotta. I parlamentari temono le «convergenze». Vedi quel Dino Alberti, lombardo vicino a Vito Crimi e oggi candidato in Regione, che ha richiamato Di Maio al rispetto tassativo dei lavori dei colleghi M5S che criticavano gli 80 euro di Renzi e ora devono sorbirsi il loro candidato premier che ne promette 150. Di Maio, infatti, proprio ieri in un'intervista all'Huffington post rilanciava il programma fiscale che porterà «150 euro al mese in più nelle tasche dei cittadini». C'è maretta insomma. E sulle alleanze gli ortodossi di Fico non ci stanno.
Tutto succede il giorno dopo il collaudo del nuovo blog di Grillo che ieri ospitava un lungo post sull'importanza della tecnologia. Prerogativa cavalcata da Davide Casaleggio, da sempre, che invece a Pescara ha corretto il dogma della democrazia diretta. Perché? Per le stesse esigenze di governabilità avvertite da Di Maio. «Ho visto un sacco di strumenti che come Rousseau stanno avvicinando le persone ad una democrazia, che probabilmente non è diretta ma partecipata», ha detto Casaleggio. Perché la tirannia del clic produce impasse difficilmente superabili.
IL CAOS
Sul fronte candidature non si scherza. E' caos: un comitato di autocandidati pugliesi, nome di battaglia Parlamentarie 2018 #annullatetutto ha scritto una raccomandata a Grillo e Di Maio chiedendo spiegazioni per le esclusioni ed è pronto a interpellare il codice civile. I voti online non sono ancora stati pubblicati mentre si fanno avanti altri candidati certi: il giornalista Primo Di Nicola in Abruzzo, l'ex comandante del Corpo Forestale Maurizio Cattoi. La direttrice della rete museale dei Monti Sibillini Daniela Tisi nelle Marche, l'attore Nicola Acunzo.
Ma le anomalie per chi ha partecipato, restano: Mauro Zordan è fuori, ma andava bene quando si candidò a sfidare Di Maio per la premiership. Capolista in Veneto c'è una no vax, un altro candidato subì una polemica per aver ospitato nel proprio albergo dei richiedenti asilo e quindi non in linea con il business dell'immigrazione denunciato da Di Maio. Elio Lannutti, residente in Umbria e con un passato in un altro partito si è trovato catapultato nel Lazio (il criterio della residenza dov'è?). Il Presidente Codacons, Carlo Rienzi, escluso, ha presentato esposto alla magistratura. Come ha risposto il Movimento? Ha vietato le interviste ai candidati. E assicura: i risultati si conosceranno in settimana.

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