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Data: 27/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La carica dei quarantenni Da Bolzano altolà a Boschi

Per tre giorni e (quasi) tre notti Matteo Renzi è rimasto chiuso al Nazareno a fare e a disfare le liste. Matita e gomma da cancellare in pugno. Alleati come Andrea Orlando da ridimensionare e poi tentare di calmare. E perfino amici, in primis Matteo Orfini e Maurizio Martina, con cui litigare. Tant'è che passata la mezzanotte il segretario ha ammesso: «Non ci sarà condivisione».
Uno psicodramma, con rissa sfiorata, figlio della drastica cura dimagrante alle candidature imposta dai sondaggi: 200 eletti quasi sicuri a fronte di 378 parlamentari uscenti. Un lavoro così complesso che la Direzione chiamata a votare le liste è slittata più volte: fissata inizialmente alle 10 del mattino, è stata rinviata prima alle 16, poi alle 20 e infine alle 22.30. Ma alle due di notte non era ancora cominciata.
A complicare la partita ci si sono messi anche imprevisti esterni, come lo stop della Svp alla candidatura di Maria Elena Boschi nel collegio super blindato di Bolzano-Bassa Atesina. «E' un errore imperdonabile accettarla, ancora nell'ottobre del 2014 la sottosegretaria aveva chiesto l'abolizione delle autonomia speciali», ha sibilato a metà pomeriggio l'ex leader della Svp, Siegfried Brugger. Tant'è che Maria Elena ha dovuto precipitosamente cancellare la sua trasferta a Bolzano in cui, appunto, avrebbe dovuto presentare la propria candidatura. Ma al Nazareno in serata hanno assicurato: «Candidatura e collegio di Bolzano sono confermati».
LE NEW ENTRY
C'è da dire che Renzi ci ha messo del suo. Impegnato a costruire «un partito nuovo» e a dare perciò spazio ai quarantenni «di alto profilo e di forti competenze», ha ridotto ulteriormente le postazioni considerate sicure per la minoranza guidata da Orlando ed Emiliano. Ma anche per quelli a lui molto vicini. Così via, ad esempio, il suo consigliere economico Yoram Gutgeld. E dentro il portavoce-spin doctor Filippo Sensi (prima del segretario, poi di Gentiloni), il condirettore di Repubblica Tommaso Cerno, l'estensore del programma Tommaso Nannicini, lo scrittore e ideologo del renzismo Giuliano Da Empoli, l'avvocatessa milanese disabile Lisa Noja, il sindaco di Imola Daniele Manca, i due rettori Alberto Felice De Toni (Udine) e Pietro Navarra (Messina). E, in nome delle quote rosa (obbligatorie), arrivano le giornaliste Francesca Barra (nota per la sua relazione con l'attore Santamaria), Federica Angeli (Repubblica), Annalisa Chirico (Il Foglio). E' rimbalzato anche il nome di Claudio Cerasa, ma in realtà il direttore de Il Foglio non è mai entrato in lista.
Non mancano, in perfetto stile Veltroni, i candidati civici come Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso e medico anti-camorra. Carla Cantone, ex segretario della Spi-Cgil, Flavio Corradini (ex rettore di Urbino), la scienziata Anna Grassellino, l'avvocatessa sfregiata dall'ex fidanzato con l'acido Lucia Annibali.
ACCHIAPPAVOTI & ESCLUSI
Ma visto che il Pd ha bisogno di voti, dentro (a Napoli) Piero De Luca (figlio del governatore), l'acchiappa-consensi Gianni Pittella in Basilicata, Riccardo Illy a Trieste (Senato). A rischio, invece, Beppe Fioroni che si è proposto per correre a difesa del Pd nel collegio «perso» di Viterbo. Come in pericolo sono le candidature di Luigi Manconi e, nell'area Franceschini, del sottosegretario Pier Paolo Baretta e di Marina Sereni.
Non sono mancate le grane con gli alleati. La ministra Beatrice Lorenzin, sballottata da giorni da un collegio all'altro, a metà pomeriggio ha minacciato di sganciare la sua lista Civica popolare dal Pd. E Insieme ha visto il prodiano Giulio Santagata fare un passo indietro (correrà solo nel proporzionale) per lasciare il collegio emiliano a Sersi Soverini, ex braccio destro di Prodi a palazzo Chigi e imprenditore bolognese. Il socialista Riccardo Nencini e il verde Angelo Bonelli invece sono rimasti in corsa.

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