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Data: 27/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Tasse da restituire, scattano i ricorsi. Trattativa con il governo saltata, 126 aziende stanno per ricevere le ingiunzioni di pagamento per 76 milioni di euro

Un terremoto che rischia di far saltare in aria decine di aziende. Una scossa all’economia locale dura, pesante, quanto inaspettata. Lunedì scorso il governo ha fatto saltare tutte le trattative in corso: le tasse sospese dopo il sisma del 2009 vanno interamente restituite. A breve scatteranno le ingiunzioni di pagamento, in un’unica soluzione e con tutti gli interessi maturati. Sono 126 le aziende coinvolte – ma dai conteggi potrebbero essere molte di più – che dovranno far fronte al pagamento di 76 milioni di euro: cifra che si raddoppierà con gli interessi. Una doccia fredda per il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, seduti al tavolo di trattativa insieme al commissario alla ricostruzione Paola De Micheli. I funzionari del ministero dello Sviluppo economico non hanno voluto sentire ragioni, rimandando al mittente entrambe le richieste: l’aumento del de minimis a 500mila euro e lo scomputo della franchigia. Reazioni veementi da Regione e Comune, che preparano i ricorsi legali. Le associazioni di categoria si dicono pronte alle barricate. Nel mezzo, gli imprenditori aquilani, che dovranno mettere mano al portafogli. GUERRA APERTA. Finora i toni sono stati improntati alla diplomazia, ma il livello di guardia, saltate tutte le trattative, è salito improvvisamente. «Tutte le nostre proposte sono state valutate inaccettabili», dice il vicepresidente Lolli. «Ci stiamo organizzando poiché Regione e Comune dell’Aquila sono coinvolti direttamente, con le loro società. Ci opporremo legalmente al decreto di nomina del commissario Margherita Calabrò e agiremo in tutte le sedi possibili». «Sto preparando una lettera al presidente del Consiglio, Gentiloni, al sottosegretario De Micheli e a tutti i capigruppo di Camera e Senato», annuncia Biondi. «Il tema della restituzione delle tasse deve salire su un piano di confronto nazionale. Le nostre aziende non hanno fatto altro che applicare la legge, ma visto che la trattativa bonaria non è servita a niente ora sarà battaglia. Ogni singolo atto politico e tecnico di questa vicenda sarà oggetto di valutazione e chiunque ha avuto un briciolo di responsabilità sull’intero percorso sarà chiamato a darne conto». CACCIA AI RESPONSABILI. Le ingiunzioni di pagamento non dovrebbero arrivare prima di 30 giorni dalla pubblicazione del decreto di nomina del commissario sul Bura. Intanto, è caccia ai responsabili del pasticcio che pagheranno le imprese. «Puntiamo a rimettere in discussione l’intera procedura, tornando a trattare con l’Ue», afferma Massimiliano Mari Fiamma, direttore Apindustria. «Chi ha responsabilità in questa vicenda dovrà pagare». DOSSIER ANCE. Dodici milioni di euro sulle spalle di una ventina di imprese edili. Anche l’Ance pagherà un dazio pesante. Il presidente, Ettore Barattelli, sta facendo predisporre un dossier che raccoglierà tutti i passaggi tecnici della vicenda, le normative adottate e le richieste degli enti e delle associazioni locali. «Serve un accertamento delle responsabilità», incalza Barattelli. «Questa manovra porterà al fallimento di decine di aziende: il pagamento in un’unica soluzione, compresi gli arretrati, andrà a sporcare i bilanci facendo saltare tutte le programmazioni economiche». Per Ezio Rainaldi di Confindustria «il problema è soprattutto politico, ma a pagarne le conseguenze saranno gli imprenditori».

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