PESCARA «Orgoglioso di essere il figlio di un operaio arrivato ai vertici dello Stato. Ringrazio chi mi ha fatto fare questa esperienza. Risentimento sì, ma con stile. Gianni Melilla esce di scena dall'impegno politico istituzionale dopo aver rifiutato la candidatura al Senato proposta venerdì scorso dalla direzione nazionale del suo partito (Leu) che in Abruzzo ha catapultato due esterni nei collegi blindati della Camera: «Qualche volta il dissenso è necessario esprimerlo per dare una lezione ai giovani, come ci ha insegnato Ingrao. Persone degnissime i due esterni - precisa il deputato uscente della sinistra - ma se a me offrissero di fare il candidato nelle Marche, o in Puglia, direi: no, grazie. Sono abruzzese e mi candido in Abruzzo». Poi il lungo resocontO degli ultimi 5 anni sui banchi della Camera: «Innanzitutto - dice Melilla -, anche se questo potrebbe apparire scontato, ho sempre fatto il mio lavoro onestamente. Mai un avviso di garanzia in più di 40 anni di attività politica. Un lavoro di studio, di approfondimento. Sempre eletto con le preferenze, mai con il paracadute». E giù l'elenco delle battaglie sostenute per l'Abruzzo e per il Paese, partendo dai dati della piattaforma online Open Parlamento che serve a monitorare l'attività di deputati e senatori: 908 presenze alla Camera su 908 sedute, con una percentuale del 100%. Melilla risulta ancora presente in 24.540 votazioni su 24.703 (99,34% del totale) e si piazza al 12esimo posto su 630 deputati per indice di produttività. «Ma questo serve a poco - sottolinea - se non si lavora». Ed ecco snocciolare un altro lungo elenco: la battaglia (vinta) contro le trivelle, la Zona economica speciale (Zes) istituita in Abruzzo, il contributo alla legge sulla cooperazione internazionale, il sostegno alle lotte per il lavoro e contro il precariato, l'aumento dei dottorati di ricerca nei laboratori del Gran Sasso. «Non ho mai dimenticato - dice ancora Melilla - di venire dalla Cgil. Ho cercato sempre di esercitare questo ruolo con sobrietà. Non ho mai utilizzato l'auto blu, adesso posso dirlo, che mi era stata assegnata come componente della Presidenza della Camera. Avevo 6.000 euro l'anno a disposizione per le spese di rappresentanza. Sapete quante ne ho spese? Zero. In questi 5 anni ho dato 200mila euro della mia indennità al partito, alle associazioni, ai comitati degli operai. Il mio stato patrimoniale non è mai cresciuto: avevo una casa e un'auto quando sono entrato alla Camera, 5 anni fa. Oggi ho una casa e un'auto».
Tutto questo per dire: «Ritengo sbagliate le due candidature esterne. Del resto, la politica si fa anche stando fuori dalle istituzioni». Ma il deputato uscente di Articolo1 dice anche che l'impegno in campagna elettorale, a favore della sinistra, non è in discussione. Qualcuno prende tuttavia le distanze. Il segretario regionale di Si, Daniele Licheri, fa sapere di condividere la scelta della direzione nazionale: «Il progetto prima di tutto. La sinistra è un'avventura collettiva - scrive in una nota - e non può dipendere dal destino dei singoli». Via libera, dunque, alla candidatura in Abruzzo della deputata uscente Celeste Costantino, attivista calabrese, nel collegio plurinominale Pescara-Chieti. «Una candidatura prestigiosa» puntualizza Licheri. Ma anche il partito di Fratoianni si spacca in Abruzzo, perché in un altro documento indirizzato al leader nazionale di Si, il segretario provinciale dell'Aquila, Daniele Iacutone e altri esponenti del circolo di Celano (Marcello Prosia, Enrico D'Alessandro, Finesio Mariani, Vittoriano Baruffa, Tullio Vicaretti si sono autospesi contro le candidature esterne (Costantino e Leva) imposte da Leu in Abruzzo, in attesa di chiarimenti.
Acque agitate anche nel Pd, dove nella serata di ieri era tornata in bilico la candidatura in Abruzzo del governatore del Friuli, Deborah Serracchiani, piazzata inizialmente al posto numero due del listino nel collegio Pescara-Chieti della Camera, e di Gianfranco Basterebbe per il collegio Vasto-Lanciano.