TERAMO La scelta dei candidati per Camera e Senato lascia l'amaro in bocca a un pezzo del Pd Teramo. Indigesta a questa parte della dirigenza Dem, che nelle ultime settimane ha partecipato alle trattative per la composizione della griglia degli aspiranti parlamentari nei collegi unimoninali e proporzionali, è risultata la salsa dalfonsiana. Invasiva ai limiti del dittatoriale è ritenuta, da chi per ora preferisce non parlare ma puntava a una maggiore autonomia decisionale a livello locale, l'influenza del governatore Luciano D'Alfonso, che ha pervaso il territorio teramano al punto di portare ai nastri di partenza per la corsa verso Montecitorio tre esponenti della sua squadra in Regione: il capogruppo Sandro Mariani, nel maggioritario, e l'assessore Dino Pepe e il consigliere Luciano Monticelli, nella pattuglia per il proporzionale dietro alla capolista aquilana Stefania Pezzopane. Clamorosa l'esclusione del deputato uscente Tommaso Ginoble che aveva rivendicato spazio proprio nel listino, ma si è trovato di fronte lo sbarramento della falange dalfonsiana e non ha accettato di ripiegare sul collegio maggioritario. L'ormai ex parlamentare preferisce non esprimersi sulle candidature e sul suo siluramento: si limiterà a osservare gli effetti e il risultato che il 4 marzo, giorno delle elezioni, avranno prodotto il dispiegamento di forze messo in campo dal governatore. Ci sarà tempo, insomma, per chiedere il conto. Il malumore che cova nella frangia del Pd a cui è rimasta sullo stomaco la pesante ingerenza di D'Alfonso sulle candidature teramane, che di fatto ha modificato anche gli schieramenti interni al partito, potrebbe aumentar e deflagrare con il dissolvimento della candidatura del primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia all'ospedale "Mazzini" Anna Marcozzi. Il suo posizionamento come seconda della lista regionale per il Senato, dietro proprio a D'Alfonso, è stato rimesso in discussione a vantaggio dell'ortonese Cristiana Canosa in quota alla componente che fa capo al governatore della Puglia Michele Emiliano ma anch'essa considerata vicina al presidente della Regione. Anna Marcozzi sarebbe stata costretta ad arretrare rispetto alla posizione di partenza, che era comunque considerata utile per l'elezione dalla dirigenza teramana del Pd, ma ha ritirato la candidatura e dunque non sarà più della partita amplificando l'amarezza dei Dem teramani. Comunque vada, l'investitura dei candidati per il parlamento fissa un paletto anche in vista delle elezioni per il Comune in programma a giugno. Chi non ha trovato spazio tra gli aspiranti deputati e senatori potrebbe tornare in campo alla guida della coalizione che, dopo quasi 15 anni dominio incontrastato da parte del centrodestra, tenterà di riconquistare la maggioranza in consiglio comunale. Sarebbe una sfida avvincente, ad esempio, per il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino nel ruolo di candidato sindaco del capoluogo. La stessa suggestione accompagnerebbe la discesa in campo del rettore Luciano D'Amico che finora, però, ha sempre negato un suo coinvolgimento diretto nelle prossime comunali.