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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il super ospedale finisce al centro della sfida elettorale. Lettera di primari e associazioni per spingere D'Alfonso a scegliere Pescara. Ma il ministro Lorenzin salva Chieti

PESCARA Sarà un tema delicato della campagna elettorale del Pd, forse il più caldo. Parliamo dell'ospedale di secondo livello, il super ospedale conteso tra Pescara e Chieti. Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, lo vuole condiviso, così come la Regione, vista l'ultima delibera di giunta. Ma i primari e gli esponenti del terzo settore di Pescara non ci stanno. E scrivono una lettera al governatore D'Alfonso, ponendo sullo stesso piatto della bilancia l'esito elettorale e il Dea di II livello. «Gentile Presidente, starà sicuramente seguendo il serrato dibattito sulla localizzazione del Dipartimento Emergenza Accettazione (Dea) destinato all'area Pescara-Chieti», scrivono Antonio Ciofani, portavoce della Consulta clinica di Pescara e Fiorella Cesaroni, delegata dell'Associazione Tutela Malati. «In molti abbiamo notato che non ha espresso nessuna valutazione sul tema ma la delibera regionale 271/2017, che divide sui due ospedali il Dea, ha ricevuto a novembre parere negativo dai Ministeri Salute ed Economia». «La Consulta Clinica nata ad hoc e il mondo delle Associazioni dell'utenza del servizio sanitario regionale già da qualche anno stanno spiegando quanto sia sbagliato e dannoso distribuire su più ospedali le prime azioni cliniche sui malati gravi. Il Dea è infatti un insieme di Unità che deve agire in modo sincrono e nello stesso luogo fisico, è intuitivo anche per i profani. D'altronde il decreto di riordino della rete ospedaliera ha correttamente destinato il Dea di 2° Livello alla struttura dotata del maggior numero di "Hub tempo dipendenti!, che è l'ospedale di Pescara. E poi che cosa è successo?», si chiedono Ciofani e la Cesaroni. «Stiamo anche seguendo l'accelerazione da Lei impressa alla realizzazione della Nuova Pescara, che condividiamo, come d'altronde il 66% dei cittadini, ma come possiamo pensare che una città di 200mila abitanti possa essere priva di un ospedale dotato di un vero Dea di 2° livello?».La lettera al governatore prosegue così: «La Nuova Pescara nascerebbe già orfana di un'adeguata dotazione per le patologie d'urgenza, sempre più complesse, dei propri cittadini e di quelli esterni correlati all'attrazione di una città di 200.000 abitanti. Sarebbe un'anomalia nel panorama nazionale ed europeo», sostengono i rappresentanti di medici e associazioni. «Allora andrebbero con coraggio prese decisioni forti per portare nel campo sanitario la nostra regione fuori dalla logica del secolo scorso della maledizione di dividere tutto per 4. Si possono dividere uffici o assessorati ma non una struttura salvavita». Arriviamo così alle conclusioni: «Chiediamo a Lei, ma anche a tutti i candidati per le prossime elezioni politiche e poi regionali, di farci sapere come ritengono di affrontare questo vitale problema».Ma il percorso, per Pescara, non è facile visto che il ministro in persona, alleato politico del Pd di D'Alfonso in queste elezioni, in un'intervista al Centro ha dettato la sua linea. Alla domanda: «Il decreto che porta il suo nome ha ridisegnato, razionalizzandola, la mappa degli ospedali italiani. C'è un caso abruzzese che ci interessa da vicino: tra Pescara e Chieti chi sarà il Dea di II livello?", la Lorenzin ha risposto: «Un ospedale condiviso è possibile. Non vogliamo guerre di campanile ma rendere le strutture efficienti. Il Ministero della Sanità e la Regione Abruzzo stanno lavorando in questo senso». E meno di una settimana fa, la giunta D'Alfonso, deliberando sull'atto aziendale della Asl di Pescara, ha scritto: «Rileva l'impossibilità» di fornire uguale giudizio positivo riguardo alla riorganizzazione della Unità operativa complessa di Cardiologia interventistica con Utic, Unità di terapia intensiva cardiologica». Che salva Chieti e la sua Cardiochirurgia, Hub essenziale per il Dea di 2° livello. (l.c.)

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