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Data: 29/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Stop ai paracadutati» la rivolta delle regioni Assedio alla sede di FI. Atleti, manager e direttori Via Scilipoti, Razzi resta

ROMA Emilia, Puglia, Liguria, Marche, Sicilia, Campania. Monta la protesta dei quadri regionali di Forza Italia per le scelte calate dall'alto. Le liste azzurre saranno presentate soltanto questa mattina. Arriveranno al fotofinish anche a causa delle proteste locali. Scoppia la rivolta: «Troppi i paracadutati», l'accusa che si leva dai territori.
Resta fuori infatti la maggior parte dei nomi proposti dai coordinatori invitati uno ad uno nei giorni scorsi a villa San Martino. In Liguria è rivolta per l'arrivo di Lorenzo Cesa, tanto che il presidente di Noi con l'Italia' è stato prudentemente spostato in Campania nel collegio di Nola. Giovanni Toti, il modello Liguria, gli assessori regionali Marco Scajola e Ilaria Cavo da una parte; Silvio Berlusconi, i suoi fedelissimi, le logiche di partito più che di coalizione e i paracadutati, appunto, dall'altra. È scontro aperto. La sfida si gioca al telefono tra Roma, piazza De Ferrari, sede della Regione, e Arcore. Qui, durante un confronto tra Berlusconi e Niccolò Ghedini, sono state stoppate le candidature degli assessori liguri di Forza Italia Scajola e Cavo. Ad Arcore è stato detto no a chi ora ricopre un incarico amministrativo. In questo veto c'è chi vede un preciso attacco alle possibili mire di futura leadership di Forza Italia da parte del governatore ligure. Un attacco non tanto o solo direttamente da Berlusconi, la cui leadership almeno a parole non è mai stata messa in discussione dal suo ex delfino, quanto dai suoi fedelissimi che vedono con timore il crescente successo di Toti e la sua vicinanza a Matteo Salvini.
LA MEDIAZIONE
Le diplomazie sono al lavoro per cercare una mediazione che eviti una dolorosa rottura tra l'unico governatore di Forza Italia e il partito. Toti in queste ore ha minacciato di far saltare il banco. Alla fine l'ha spuntata lui: l'ultimo collegio ligure va all'ex direttore di Panorama Giorgio Mulè, uomo vicino a Marina Berlusconi, collega di Toti e amico da sempre. Ma resta il tema del collegio assegnato all'Udc, rappresentato in Liguria da uomini che si sono opposti all'avventura di Toti. Il governatore avrebbe preferito un uomo vicino alla sua amministrazione e a Maurizio Lupi, ma alla fine l'accordo è stato trovato.
In Emilia si parla dell'approdo nel proporzionale di Micaela Biancofiore che nell'uninominale a Bolzano è a rischio, del giornalista e consigliere Rai Arturo Diaconale, di Antonio Martusciello e perfino di Niccolò Ghedini. E' scontro nelle Marche, dove il coordinatore Ceroni si è dimesso per protesta. Spazio per i romani Baldelli e Fiori: quest'ultimo ha assunto il ruolo di commissario nella regione. Partito azzurro nel caos in Puglia: a rischio la vicecoordinatrice regionale, Federica De Benedetto. E in Campania è contestata e non poco la discesa in campo di Vittorio Sgarbi a Pomigliano come anti-Di Maio.
LA GRANA D'ALÌ
In Sicilia è scoppiata la grana D'Alì. «I listini bloccati di Forza Italia mortificano la Sicilia e, in particolare, la provincia di Trapani», il j'accuse del senatore al coordinatore Miccichè.
Molti esclusi a cui era stato promesso il seggio hanno fatto irruzione nella sede di San Lorenzo in Lucina. Due giorni fa è stata chiusa alle due di notte proprio per respingere l'assalto dei questuanti. Ieri Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono incontrati con i vertici azzurri (ma Berlusconi è rimasto ad Arcore, saltando anche la trasmissione della Annunziata) per chiudere l'accordo sui collegi uninominali.

Atleti, manager e direttori Via Scilipoti, Razzi resta

Esce Franco Carraro, dopo anni di impegno parlamentare. Entra il presidente della Lazio Claudio Lotito, candidato a Salerno. Esce Andrea Augello, anche lui politico di lungo corso nel Lazio, entra l'ex presidente del Consiglio regionale campano e moglie di Mastella, Sandra Lonardo, e, sempre in Campania, correrà il centrista Giuseppe Galati, in un primo momento schierato in Calabria.
Le liste del centrodestra sono ormai definite. Una parte del partito azzurro in Campania sta facendo pressing contro la riconferma di Luigi Cesaro, ma l'ex presidente della provincia di Napoli ma sembra invano. Mara Carfagna correrà a Secondigliano. Giuseppe Incocciati, l'ex calciatore del Napoli ai tempi di Maradona, dovrebbe essere spostato nel Lazio. Nelle Marche ci saranno il direttore di Qn, Andrea Cangini (mentre il direttore del Giornale, Sallusti, ha rinunciato al seggio che gli era stato offerto), il vice presidente della Camera Simone Baldelli e il responsabile nazionale Enti Locali di FI Marcello Fiori. In Sicilia in corsa ci sono Matilde Siracusano, l'ex miss nipote del fondatore di Forza Italia Antonio Martino, Ylenia Citino, ex tronista della trasmissione Uomini e donne e Giorgio Mulè, direttore di Panorama.
I FEDELISSIMI
In Abruzzo corre il nipote di Vespa, Andrea Ruggeri. Fa parte della nutrita pattuglia dei fedelissimi del Cavaliere tutti schierati: dal braccio destro Sestino Giacomoni (Lazio 1 e Lazio 2) al portavoce Alberto Barachini, da Valentino Valentini a Licia Ronzulli, che correrà nella sua Puglia. Fuori, invece, l'ex sottosegretario Alfredo Mantovani. Si infittisce anche la quota Fininvest: oltre al tesoriere forzista Alfredo Messina e al consigliere Salvatore Sciascia arrivano Adriano Galliani, ex Dg Milan, e Pasquale Cannitelli, oggi nel Cda di Mediaset e Mondadori. Da segnalare il posto in Piemonte per il fratello del medico personale del Cavaliere Zangrillo, Paolo. E all'uninominale Milano 1 FI candida Cristina Rossello, noto avvocato patrimonialista, che ha curato gli aspetti economici del divorzio fra Silvio Berlusconi e Veronica Lario, e siede nel cda di Mondadori.
Olimpionici nel centrodestra: al confermato azzurro Marco Marin si aggiungono l'ex campionessa di marcia, Elisa Rigaudo, e l'atleta paraolimpica e conduttrice della Domenica Sportiva, Giusy Versace. Tra le altre esclusioni eccellenti quella di Gianfranco Rotondi («La mia rinuncia è un contributo in una fase concitata»), Domenico Scilipoti, Francesco Nitto Palma e Bernabò Bocca, oltre a quelle dell'ex ministro Mario Mauro. Rientra in pista a sorpresa l'incontenibile senatore italo-svizzero Antonio Razzi: dovrebbe correre nella Circoscrizione Estero. FI ingaggia due sindaci di paesi terremotati: Nicola Alemanno, primo cittadino di Norcia, e Filippo Saltamartini di Cingoli.
A Monza correrà Stefania Craxi per il Senato, segnando così il ritorno di un Craxi in Parlamento. FdI richiama Guido Crosetto: l'ex sottosegretario alla Difesa sarà coordinatore nazionale e capolista alla Camera in Piemonte. Giorgia Meloni correrà anche nel proporzionale in Lombardia. Santanchè sarà al Senato nel collegio di Cremona. E FdI arruolaPaolo Perrone, l'ex sindaco di Lecce (dal 2007 al 2017), un lungo passato nelle file di FI. Partito azzurro nel caos in Puglia: a rischio la vicecoordinatrice regionale, Federica De Benedetto. Ed è braccio di ferro in Noi con l'Italia tra Fitto (non si candida nell'uninominale) e Cesa. Confermati Lupi in Lombardia, Costa in Piemonte, De Poli in Veneto, Tondo in Friuli, Ciocchetti nel Lazio. Nel Lazio al Senato FI schiera Gasparri, Rossi e Fazzone; alla Camera Polverini e i fedelissimi di Tajani Giro (era a palazzo Madama) e Annagrazia Calabria, che sarà capolista insieme ad Annamaria Bernini e avrà anche un posto nel maggioritario. Con la promozione a capilista di Giacomoni e Calabria, Berlusconi vuol dare anche un chiaro segnale interno di rinnovamento valorizzando l'impegno sempre profuso dietro le quinte. Nessuna ulteriore novità nella Lega: fuori i maroniani, dentro Giulia Bongiorno, gli economisti no euro Borghi e Bagnai e altri Salvini boys. Umberto Bossi confermato capolista al Senato a Varese. Quanto al leader Salvini sarà capolista a Milano, ma anche a Roma, in Sicilia e in Calabria.

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