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Data: 29/01/2018
Testata giornalistica: Mapero'
Brivido Camillo, Di Stefano fuori. Il tira e molla del centrosinistra

Ha passato un brutto quarto d’ora Camillo D’Alessandro a partire da sabato notte. Un quarto d’ora che si è dilatato per tutta la giornata di domenica, fatta di telefonate, andirivieni da Roma, preghiere, pugni sul tavolo, intercessioni, con Luciano D’Alfonso impegnato in prima persona nel tentativo di metterci una pezza. Era accaduto che sabato notte, a liste praticamente chiuse, Matteo Renzi ha cancellato il buon Camillo dal posto di capolista e ci ha piazzato Lucia Annibali, l’avvocatessa marchigiana sfregiata con l’acido dal fidanzato. Un apriti cielo, anche perché Camillo già si sentiva senatore e si era autocelebrato su Facebook con la foto della scuola e la classica frase: “Ho cominciato da qui”. Insomma, mentre già lui si immaginava proiettato nella carriera di senatore e poi chissà di sottosegretario e forse un giorno non troppo lontano presidente della repubblica, Renzi se lo toglieva di torno, retrocedendolo al secondo posto. Poi improvvisamente ieri in serata è tornato tutto a posto. Lui ben saldo nella posizione di capolista, mentre dalla rosa dei dalfonsiani doc che più doc non si può è saltata fuori Manola Di Pasquale.

Era cominciato tutto alla mezzanotte di sabato: la notizia della retrocessione di D’Alessandro viene pubblicata direttamente dal Pd sul sito del partito. Neppure una telefonata, neppure un messaggio di scuse: un colpo per il fedelissimo di Dalfy che da capolista si ritrova retrocesso al secondo posto del Proporzionale alla Camera. C’è Lucia Annibali al posto suo, già candidata col Pd in cinque collegi. Mannaggia, la situazione si fa più complicata, ma davvero tanto perché la legge adesso rende tutto più complesso. E con la Annibali sono due a quel punto le candidature catapultate da Roma, lei e Susanna Cenni, due come aveva anticipato Mapero’.
Per il resto tutto o quasi tutto come prima, con un altro particolare per la verità: al posto di Gianfranco Basterebbe spunta dopo un pomeriggio di tira e molla, la segretaria del Pd teatino Chiara Zappalorto, che riscompare anche lei in serata per far posto a Marusca Miscia.
Ma un’altra partita durissima si è svolta ieri nell’Aquilano:
nella notte una frangia importante dei democrat aquilani ha minacciato di autosospendersi e alla fine ieri pomeriggio è stata convocata con urgenza l’assemblea provinciale Pd all’hotel dei Marsi di Avezzano alla quale il segretario regionale Marco Rapino non si è presentato. Messi all’angolo la trimurti aquilana Lolli, Cialente e Pezzopane, con il leader degli orlandiani Michele Fina che ha concluso il suo intervento dicendo “chi ne dispone ne risponde”: un messaggio esplicito a Luciano D’Alfonso, l’ideatore delle candidature abruzzesi, soltanto timbrate da Renzi. Cialente ha raccontato di aver saputo della sua candidatura direttamente da Renzi, nel corso di una telefonata del giorno prima.

La resa dei conti per gli aquilani è solo rinviata al 5 marzo, per ora c’è la campagna elettorale (per chi la farà).
Perché il punto è proprio questo: chi la farà, visto che fette consistenti di dem non voteranno i candidati scelti da D’Alfonso: si può immaginare che non lo faranno i teramani (già ieri Mahmoud Tosson annunciava su Facebook che il 4 marzo sarebbe andato al mare), gli aquilani lo stesso; non la faranno Vittoria D’Incecco e i suoi sostenitori, a partire dal cognato Giuliano Diodati. Ma soprattutto il clima, il clima è diventato pesantissimo soprattutto nei confronti del governatore Luciano D’Alfonso. Un episodio su tutti: ieri sul profilo Fb di Rete8, televisione non certo ostile al governatore, a corredo del post che annunciava la sua candidatura al Senato, centinaia di commenti violentissimi nei suoi riguardi. Non ce n’era uno positivo. Un aspetto che la dice lunghissima sul crollo di consensi.
E non c’è da sottovalutare il fatto che nella scelta delle candidature sono stati presi a pernacchie tutti i territori, visto che i documenti approvati dalle segreterie del Pd o da amministratori di Pescara, Teramo e L’Aquila (con l’eccezione di Chieti, feudo di Camillo), sono stati totalmente disattesi. Ma ecco le candidature del Pd:

Camera Uninominale

collegio Pescara: Antonella Allegrino

Collegio Chieti: Antonio Castricone

Collegio Teramo: Sandro Mariani

Collegio L’Aquila: Lorenza Panei

Collegio Vasto: Marusca Miscia

Proporzionale Camera

Collegio Pescara Chieti:
1.Camillo D’Alessandro
2. Susanna Cenni
3.Alessandro Marzoli
4.Roberta Marulli

Collegio L’Aquila Teramo

1.Stefania Pezzopane
2.Dino Pepe
3.Lorenza Panei
4.Luciano Monticelli

Uninominale Senato

Collegio Pescara Chieti: Federica Chiavaroli

Collegio L’Aquila Teramo: Massimo Cialente

Proporzionale Senato Abruzzo

1.Luciano D’Alfonso
2.Cristiana Canosa
3.Gianluca Fusilli
4.Manola Di Pasquale



Centrodestra, fatto fuori Di Stefano

Fabrizio Di Stefano

E sorprese anche nelle candidature del centrodestra che fino a ieri sera non erano ancora state ufficializzate: a Pescara al collegio uninominale salta Alessandra Petri, al suo posto Guerino Testa di Fratelli d’Italia; salta anche Fabrizio Di Stefano al collegio di Chieti, al suo posto il sindaco di Pratola Antonella Di Nino. Esclusa Tiziana Magnacca, al suo posto l’assessore di Chieti Emilia Di Matteo. Ma la candidatura che fa più discutere è quella di Antonio Martino alla Camera dell’Aquila: è il figlio di Carmine Martino, storico segretario di Franco Marini ex presidente del Senato, acerrimo nemico di Luciano D’Alfonso (il padre) e titolare del ristorante El Toulà di Cortina, dove Nazario Pagano ha trascorso le vacanze di Natale.

Ecco qui sotto le candidature:

Senato proporzionale: Nazario Pagano

Senato Pescara Chieti Antonella Di Nino

Senato L’Aquila Teramo Gaetano Quagliariello

Proporzionale Camera Pescara Chieti Gianfranco Rotondi (che però ha rinunciato)

Proporzionale Camera L’Aquila Teramo Paola Pelino

Camera Vasto Enrico Di Giuseppantonio

Camera Chieti Emilia Di Matteo

Camera Pescara Guerino Testa

Camera L’Aquila Antonio Martino

Camera Teramo Lory Rasicci (in quota Salvini)

ps: le liste ufficiali oggi, c’è ancora il tempo per cambiare qualcosa.

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