PESCARA Non è una coincidenza se Forza Italia ha raso al suolo due componenti regionali, le più grandi, quella teatina di marca ex An, e la teramana. Ma se a Teramo Gianni Chiodi riesce a rientrare da una finestra, quella della terza gamba, che lo candida capolista, a Chieti si respira aria di rabbia e delusione. Fuori Fabrizio Di Stefano, e non solo. Escluso dal presidente regionale del partito, Nazario Pagano, che in un colpo solo si è sbarazzato di rivali interni che mai e poi mai accetterebbero l'accordo con il Pd. Di Stefano, per lei è uno smacco insopportabile? «Salto questa tornata elettorale con l'orgoglio di non aver mai perso ogni volta che mi sono misurato con gli elettori. Forse è giusto che ci sia una pausa e forse è giusto che ci sia anche un ricambio».La pensa davvero così?«Quello che mi sembra non condivisibile è che l'alternativa venga da personaggio molto conosciuto in Abruzzo e non solo in Abruzzo per le sue vicinanze al Pd di Renzi, avendo partecipato alla Leopolda di qualche anno fa ed essendo un imprenditore che ha a che fare gli enti pubblici. Tra tanti buoni amministratori abruzzesi che il centrodestra e in particolare Forza Italia ha si poteva fare una scelta diversa».Dicono che sia pronta la vendetta degli ex An.«Farò campagna elettorale per il centrodestra. La mia è un'appartenenza non una scelta di convenienza. Non andrò a nessuna Leopolda, né a villaggi Rousseau. Io ho una storia politica da salvaguardare, ho dignità e coerenza. E lo dico con orgoglio».E se all'esito elettorale, ci dovesse essere una proposta di governo di grande coalizione, come la giudicherebbe?«A quel punto ringrazierei chi non mi ha candidato».Cioè lei e altri ex An non siete in lista perché non avreste accettato un accordo post elettorale Berlusconi-Renzi?«Questa è una chiave di lettura nazionale ma ce n'è anche una regionale. Non aggiungo altro anche perché sono convinto che il centrodestra arriverà al 40 % e non ci sarà bisogno di ricorrere a grandi coalizioni contro i 5 Stelle. Se così non fosse, le ripeto, dovrei solo ringraziare chi non mi ha candidato (Pagano, ndr) per non mettermi in imbarazzo».E in futuro che cosa farà?«L'obiettivo è quello di candidarmi nel 2019 alla Regione come presidente». Da Pescara, Lorenzo Sospiri rincara la dose con una lunga nota in cui si desume che farà come il cinese. Le immagini di Antonio Martino, l'imprenditore della Dynamin Holding, che interviene alla prima Leopolda di Matteo Renzi, girano da anni su Youtube. E tornano alla ribalta ora che il 41enne di Torre de' Passeri, figlio di Carmine Martino, storico segretario di Franco Marini, si ritrova a essere catapultato nella politica di centrodestra, candidato per Forza Italia nel collegio uninominale Camera all'Aquila. Martino, era davvero un fan di Renzi quando parlò a quella Leopolda?«Sono stato alla Leopolda tre anni fa invitato dall'allora premier Renzi insieme a grandi aziende come Tre e Prada per raccontare la mia esperienza ed esprimere le mie idee per cambiare. Non ho la tessera del Pd. Se devo essere di qualcuno, non sono di Renzi ma di Antonio Martino».Lei è stato vice presidente del Pescara calcio, ma anche impegnato in politica.«Sì, nel Partito Popolare e nella Margherita fino ad una decina di anni fa».Quando ha conosciuto Silvio Berlusconi?«Un anno e mezzo fa. Ora lo ringrazio per l'opportunità che mi ha dato. All'Aquila c'è da fare, oltre alla fase della ricostruzione. C'è bisogno di imprenditori. Le idee di sviluppo non hanno colore politico».