PESCARA «Non vedo l'ora di occuparmi delle schiene». Comincia con una battuta, fuori dalla diretta e rivolta ai suoi veri competitor, i 5 Stelle, la campagna elettorale del governatore, Luciano D'Alfonso, candidato come capolista al proporzionale del Senato. L'obiettivo del presidente della Regione non è quello di diventare uno dei tanti. «Vado al Senato per portare l'Abruzzo al governo», è la sua prima frase chiave nel senso che andrà a Roma con l'ambizione di diventare ministro dell'Abruzzo. «Ho chiesto a Giovanni Lolli di essere sussidiario al mio lavoro in Regione», è la seconda frase che sottintende un passaggio di consegne già avvenuto ieri, in modo informale, attraverso una lettera inviata al suo vice, e ad altri gangli della Regione come il dg Vincenzo Rivera, direttori di dipartimento e l'assessore Silvio Paolucci. Una lettera in cui si legge: «In questo periodo, inevitabilmente, l'impegno nella campagna elettorale non mi consentirà di destinare illimitatamente tutto il mio tempo all'Ente Regione (...). Al fine di assicurare al massimo il funzionamento della nostra Regione, chiedo al Vicepresidente la più ampia collaborazione nella sovrintendenza quotidiana delle necessità dell'Ente Regione per il disbrigo di tutte le attività di ordinaria e straordinaria amministrazione».
CARTA CANTA. Ci sarà una delibera di giunta che sancirà il passaggio. E per quanto riguarda l'aspetto economico, D'Alfonso annuncia il taglio del suo stipendio: «Utilizzerò la macchina di rappresentanza unicamente per l'espletamento di compiti istituzionali», scrive, «utilizzerò, per i contatti telefonici finalizzati alla campagna elettorale, unicamente il numero (...), il cui contratto è a me personalmente intestato e il cui costo, peraltro, è stato sempre da me sostenuto». E infine: «Le mie competenze economiche legate all'espletamento del mandato di Presidente della Regione saranno decurtate nella misura di 1/3, in considerazione del tempo dedicato alla campagna elettorale».
PATTO COL DIAVOLO. Il terzo passaggio chiave della sua conferenza stampa elettorale, tenuta ieri volutamente nelle stanze istituzionali della Regione, con al fianco il segretario del Pd, Marco Rapino, il presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio e l'altro candidato, Camillo D'Alessandro, è nella risposta a una domanda. A chi gli chiede che cosa pensa di una grande coalizione post elettorale, tra Pd e Forza Italia, D'Alfonso risponde: «Per aiutare l'Abruzzo sono disposto a fare patti con il diavolo». E aggiunge: «Occorre una grande flessibilità di accordo».
GASPARI DOCET. L'ambizione di diventare ministro è svelata anche da una quarta frase chiave: «Mi candido per recuperare un'interruzione che dura dal 1992», quindi cita Remo Gaspari come esempio di ministro abruzzese con ruolo e funzioni. Non dimentica di elencare altri nomi, nessuno dei quali viene però equiparato a Gaspari.
QUESTO È FATTO. La conferenza elettorale continua con un elenco di finanziamenti attratti dalla Regione, la cui somma supera i 2,3 miliardi, e dei ruoli che lui ricopre il luoghi istituzionali, crocevia di regioni, Stato e Europa (ieri sera era a Bruxelles). Rivendica il potere contrattuale politico che ha permesso all'Abruzzo di avere ben 3 capilista del Pd nei collegi plurinominali. E arriva al dunque: «La mia candidatura non è improvvisata. L'Abruzzo», dice, «deve guadagnarci».
OTTO IN PAGELLA. Guadagnarci cosa? Da uomo di governo si impegna su otto punti Come quello di chiudere in prima persona la partita con Rfi per i collegamenti veloci con Roma; o rendere norma nazionale la mappa che ha ridisegnato la sanità pubblica abruzzese con gli hub e gli spoke, mozzo e raggi, gli ospedali di secondo livello e quelli di periferia. Sul caso della centrale Snam afferma: «Mi scotta tra le mani, garantisco che sarà argomento del prossimo governo». Lo stesso dice sull'accorpamento dei tribunali minori, le pensioni ai pescatori, la sicurezza nelle scuole.
TUTTO CAMBIA. Prima di lanciare la sfida agli avversari, in particolare ai 5 Stelle, D'Alfonso fa una riflessione sulla magistratura: «Ho maturato un giudizio positivo verso i magistrati abruzzesi ma non per certe figure sottostanti. Lavorerò per evitare cantonate anche se tanti sono pentiti per quello che hanno imposto alla mia vita privata», riferendosi a guai giudiziari seguiti da assoluzioni o da rinunce a prescrizione: «Io non conosco la signoria della paura e mi assumo sempre le responsabilità». Ed ecco il campo in cui lancia la sfida elettorale: «Chiederò a tutti di avversari di dirmi quello che loro hanno fatto per l'Abruzzo». I rivali si facciano avanti.
Acerbo: D'Alfonso dimentica gli altri abruzzesi al Governo
PESCARA «Dopo aver promesso mare e monti, fiumi puliti, coccole ai malati, migliaia di posti di lavoro e ogni genere di miracolo Luciano D'Alfonso fugge dalla Regione in anticipo venendo meno ai suoi impegni con gli abruzzesi». È quanto afferma Maurizio Acerbo, candidato alla Camera proporzionale nel collegio Pescara-Chieti per "Potere al popolo". «È sotto gli occhi di tutti il fallimento della sua giunta di cui rimarrà a imperitura memoria la tragica gestione dell'emergenza neve l'anno scorso.Come suo solito D'Alfonso rilancia con nuove mirabili promesse auto nominandosi futuro ministro. Nel farlo l'ha sparata grossa dicendo che da 25 anni l'Abruzzo non è rappresentato a livello governativo. Qualcuno gli dica che al governo negli ultimi 25 anni ci sono stati abruzzesi come Chiavaroli, Sospiri, Del Turco, Franco Marini e probabilmente altri».
Febbo: D'Alfonso usa la Regione per fare campagna
PESCARA «La conferenza stampa del Pd per spiegare le ragioni della candidatura in una specifica sala della Regione utilizzando attrezzature, uffici e personale dell'amministrazione regionale è vergognosa e offensiva. D'Alfonso svolga la campagna elettorale come libero cittadino e come tutti gli altri candidati con i suoi personali strumenti e risorse e non utilizzando la cosa pubblica e soldi dei contribuenti abruzzesi». Lo sostiene il consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo. «La conferenza stampa svolta da D'Alfonso - con il segretario regionale del Pd Marco Rapino e l'altro candidato Camillo D'Alessandro, è un'offesa alle istituzioni. D'Alfonso non pensi di essere un extraterrestre a cui tutto è permesso. Sarà mia premura sino al 4 marzo», conclude Febbo, «controllare con quali mezzi intende svolgere la sua campagna elettorale».