MILANO Perquisizioni a caccia di materiale sulla sicurezza e altre due informazioni di garanzia. Ora anche Rete ferroviaria italiana e Trenord risultano formalmente indagate in relazione alla legge 231 del 2001, quella sulla responsabilità amministrativa degli enti, per il deragliamento del treno dei pendolari nel quale giovedì scorso tre donne sono morte e 46 persone sono rimaste ferite. Su disposizione della Procura di Milano, gli uomini della Polfer si sono presentati negli uffici romani di Rfi e nella sede milanese di Trenord, acquisendo «dati informatici» e «documentazione cartacea relativa alla gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria».
DOCUMENTI E FILE
L'inchiesta dunque si allarga, dopo le quattro figure di vertice di Rfi e Trenord alle quali due giorni fa è stato notificato l'avviso di garanzia per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Tuttavia, Maurizio Gentile e Umberto Lebruto, rispettivamente amministratore delegato e direttore della produzione di Rfi, Cinzia Farisé e Alberto Minoia, ad e direttore operativo di Trenord, a quanto trapela sono solo i primi di un nutrito numero di futuri indagati. Che verranno iscritti contemporaneamente agli accertamenti delle singole responsabilità: i magistrati intendono procedere in modo selettivo, prima circoscrivere i fatti e poi chiarire le posizioni. A questo mirano le perquisizioni condotte ieri per ore negli uffici delle due società ferroviarie, con l'acquisizione di documenti sulle spese fatte soprattutto nel campo della sicurezza. Sono centinaia le pagine di materiale informatico e cartaceo che interessano gli inquirenti, elementi che serviranno a verificare e ricostruire gli investimenti sulla rete ferroviaria, il rispetto degli standard di sicurezza, gli interventi per la manutenzione di quello specifico tratto di linea, il rispetto dei tempi e il cronoprogramma. Un altro passo avanti nell'inchiesta è stato fatto con la consegna ai pm, avvenuta ieri, dalla prima relazione della Polfer. E' un rapporto di otto pagine nel quale gli investigatori ricostruiscono le fasi dell'incidente: la partenza del treno all'alba dalla stazione di Cremona, la parte di binario che salta via, le ruote del convoglio che escono dalla loro sede, i vagoni che ondeggiano e la terza carrozza che colpisce il palo dell'elettricità, la frenata disperata del macchinista. Il suo primo racconto fornito agli inquirenti, a quanto risulta, è stato confermato dai rilievi tecnici. «Non mi sono accorto di nulla fino a quando ho sentito che i vagoni dietro facevano resistenza. Allora ho tirato il freno», ha riferito. L'analisi della scatola nera darà le risposte definitive, poiché registra i dati sulle attività dei comandi, sulla velocità e sui movimento del treno. L'attenzione degli investigatori, nel frattempo, si è focalizzata sui controlli e sulla cura dei binari e dopo sei giorni di indagini sarebbero emerse diverse carenze che saranno oggetto della super perizia: la tavoletta di legno infilata sotto ai binari, il pezzo di ferro lungo più di un palmo che si è staccato dalla rotaia ed è volato a venti metri di distanza, l'assenza di un bullone e di due dei quattro perni che fissano la «piastra di giunzione», una traversina distrutta.
Qualsiasi informazione è preziosa, tant'è che i magistrati lanciano un appello affinché i testimoni del deragliamento si facciano avanti. E a poche ore dalla richiesta di aiuto sono già «decine», a quanto si apprende, «i cittadini che si stanno rivolgendo all'autorità giudiziaria per poter fornire il loro contribuito e ricostruire la dinamica dell'incidente. In tutte le stazioni tra Cremona e Treviglio è stato affisso un volantino, su carta intestata, in cui «si invitano cortesemente tutti i passeggeri presenti sul treno n. 10452 al momento del sinistro ferroviario del 25 gennaio a prendere contatti con la sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Milano». E le risposte dei pendolari non si sono fatte attendere.