Un teatrino, destinato a un pubblico non proprio sveglio. Ieri la conferenza stampa per spiegare il motivo della vocazione che lo porta a candidarsi al Senato, oggi la lettera con cui chiede al vice presidente della Regione Giovanni Lolli di autorizzarlo a fare campagna elettorale. Autorizzarlo, proprio così. Una lettera di nessun peso, scritta con l’unico obiettivo di farla girare, di darla in pasto agli elettori e agli oppositori. Scrive a Lolli, Luciano D’Alfonso, per chiedergli la più ampia collaborazione “nella sovrintendenza quotidiana delle necessità della Regione” visto che lui, come noto, sarà a mezzo servizio. Anzi, a un terzo del servizio perché nella stessa lettera, per lavarsi la coscienza, annuncia che si ridurrà lo stipendio di un terzo, che è la quota-tempo che lui intende dedicare alla campagna elettorale. Ma a questo punto, a voler fare il conto della serva, e visto che ha dichiarato di lavorare 16 ore al giorno, se dedicherà alle elezioni più di 5 ore e 20 vorrà dire che la sua campagna elettorale sarà a carico della Regione. Ma sarà dura stabilire se il taglio del nastro a cui si dedica giorno e notte è roba regionale o elettorale.
“Per questioni di ordinamento – aggiunge – richiedo un idoneo atto deliberativo che formalizzi il mio necessario impegno in campagna elettorale”. Che è come dire: Lolli aiutami tu, autorizzami a fare filone.
Ma non è tutto: Dalfy tiene a precisare che utilizzerà la macchina di rappresentanza unicamente per l’espletamento di compiti istituzionali; utilizzerà per i contatti telefonici finalizzati alla campagna elettorale soltanto il numero 331, il cui contratto è a lui personalmente intestato e il cui costo, sottolinea nella lettera, è stato sempre da lui sostenuto.
“Inoltre le competenze economiche legate all’espletamento del mandato di presidente della regione saranno decurtate nella misura di un terzo, in considerazione del tempo dedicato alla campagna elettorale”. Si vabbè.
Blasioli sviolina
Lo detestava. Poi, da quando è diventato vicesindaco a Pescara, è tutto un solluchero con Luciano D’Alfonso: e ieri Antonio Blasioli ha dedicato al suo governatore un post che avrà fatto vergognare persino la moglie (di D’Alfonso).
“Non ho vissuto il periodo di Remo Gaspari, uomo dell’Abruzzo a Roma che tutto poteva, ma oggi abbiamo la possibilità di avere a Roma un nuovo Remo Gaspari, della stessa forza e tenacia, più determinato sulle cose collettive e meno su quelli individuali. Forse un po’ egocentrico, forse un po’ chiuso al confronto, sicuramente non un mio sponsor politico ma è senza dubbio uno che può fare per l’Abruzzo cose importanti. Tanti auguri presidente, che la nostra regione torni orgogliosa dove si decide”.
Una dichiarazione d’amore, una sviolinata di quelle che manco l’ultimo degli staffisti.
Il sondaggio del centrodestra
Ed eccolo qui il primo sondaggio, supersegreto, commissionato dal centrodestra ad Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, l’unica che ci azzeccò alle ultime elezioni. Un sondaggio molto, anzi troppo favorevole al centrodestra: si riferisce al mese di dicembre 2017 e attribuisce alla coalizione di Silvio Berlusconi tutti i collegi uninominali della Camera, con percentuali che vanno dal 37,7 al 38,8, al secondo posto si piazzano i Cinquestelle con percentuali tra il 28 e il 33 per cento, e al terzo, solo al terzo, il centrosinistra con percentuali che vanno dal 22 al 23,5 per cento. Se la Ghisleri ci prendesse anche questa volta, sarebbe da suicidio collettivo per molti attuali esponenti di governo.
Gli impresentabili
Ieri il Fatto quotidiano ha pubblicato un dossier sui candidati impresentabili: una lunga lista di nomi e per l’Abruzzo c’è quello dell’attuale governatore Luciano D’Alfonso che secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio ha un vasto curriculum giudiziario.
“L’ultimo capitolo: da febbraio 2017 indagato dalla procura dell’Aquila per corruzione, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti per interventi di manutenzione di case popolari a Pescara e Penne però nonostante questo il PD l’ha scelto come capolista del listino al Senato”. Ma pendenze esistono a carico anche di esponenti i Forza Italia e di Noi con l’Italia, sia per la Rimborsopoli che per altro.
Sms al veleno
E per restare a Forza Italia, due giorni fa in piena commissione regionale, il capogruppo di Forza Italia Lorenzo Sospiri, col dente avvelenatissimo, si è alzato in piedi e ha letto a tutti i colleghi presenti il messaggio sms che aveva inviato al coordinatore-candidato Nazario Pagano:
“Ci sta che tu contrastassi me e la mia candidatura perché in una battaglia aperta come l’avevo ingaggiata io, uno solo doveva vincere e hai vinto tu ma questo non ti autorizza a umiliare un’intera comunità come hai fatto con i miei colleghi e soprattutto con Di Stefano, candidando Martino al collegio dell’Aquila e siccome io non sono un vigliacco le cose te le dico, mica come te che ti nascondi dietro Berlusconi”.
E il riferimento è alla risposta che ha dato Pagano a Di Stefano & c, quando si è giustificato dicendo che le scelte sulle candidature le aveva fatte Berlusconi. Insomma, la corda del coraggio nel centrodestra si lega molto al concetto di virilità, e quindi l’affondo di Sospiri non è stato fatto a caso. Traduzione del sms: Pagano, non hai avuto manco gli attributi per confessare che sei stato tu.
Giorgia bella ciao
Ciao Giorgia ciao: se ne va Armando Foschi, che ieri con una lettera al veleno indirizzata a Giorgia Meloni ha rassegnato le sue “irrevocabili dimissioni da coordinatore di Fratelli d’Italia”. Gli sono passati sopra come un caterplillar, lo hanno ignorato, hanno candidato tutti ma non lui e per di più non gli hanno detto nulla:
“Si fa un gran parlare di militanza e meritocrazia e poi si dà la medaglia a chi è appena arrivato, non si sa da dove venga, quanto tempo rimarrà prima di andare chissà dove e chissà con chi, solo alla ricerca di situazioni di comodo”.
Ogni riferimento è puramente incasuale: ce l’ha con Guerino Testa, approdato nelle braccia della Meloni da pochi mesi, giusto in tempo per essere candidato capolista a Pescara.
Luciani: ammiraglio, vattene
E alla fine, visto che non lo hanno fatto i suoi sponsor, quelli che lo hanno presentato a Ortona col tappeto rosso, ci pensa lui a dargli il benservito. Antonio Luciani, sindaco di Francavilla, in un post su Facebook ha invitato Rinaldo Veri, l’ammiraglio ex candidato sindaco in quota Pd a Ortona e poi candidato con i Cinquestelle fino a quando i Cinquestelle non si sono accorti dell’inghippo, a dimettersi e pure in tutta fretta:
“Caro ammiraglio, perdonami se scelgo questo mezzo ma sento la necessità, quasi fisicamente il dovere, di scriverti pubblicamente. Sono venuto a Ortona, sono salito su un palco per consigliare ai tuoi concittadini di votarti. Il partito democratico ti aveva scelto come candidato sindaco. Quando ho saputo che eri candidato con 5 stelle ho pensato che forse era uno scherzo. Non sono i simboli a fare la differenza, non l’hanno mai fatta, sono le persone con i loro comportamenti e con i fatti che la fanno e si può certo cambiare idea, solo gli stupidi non la cambiano mai. Ma qui entra in gioco l’esempio che noi diamo alle future generazioni. Mi auguro di leggere presto una tua lettera di dimissioni dal consiglio comunale”.
ps: Il teatrino della politica va avanti.