La candidatura di Guerino Testa alla Camera per Fratelli d'Italia al posto di Alessandra Petri non è andata giù ad Armando Foschi che ieri, con una lettera, ha comunicato a Giorgia Meloni le proprie dimissioni da coordinatore provinciale. Netta la sua presa di distanze rispetto a una scelta che ha premiato, di fatto, l'ultimo arrivato in casa di Fratelli d'Italia: il transito di Testa nel partito della Meloni è stato infatti ufficializzato a Pescara il 10 novembre scorso - insieme con i consioglieri pescaresi Massimo Pastore e Alfredo Cremonese - in una manifestazione alla presenza della stessa leader del partito. Ma è evidente, e la candidatura ottenuta in extremis da Testa alle Politiche lo dimostra, che dietro il passaggio dell'intero gruppo consiliare di Pescara in Testa nel partito della Meloni c'era una richiesta che andava esaudita e così è stato. Foschi non ha gradito e nella lettera di dimissioni parte proprio dalle parole della stessa leader: «Per quanto riguarda le liste di Fratelli d'Italia ho fatto una scelta che definisco coraggiosa: ho candidato chi se lo merita...» aveva detto la Meloni lo scorso 29 gennaio ma tali criteri, osserva Foschi, «sono stati solo in parte applicati in Abruzzo e la mia città, Pescara, è stata particolarmente penalizzata perché nella scelta delle candidature non sempre sono stati premiati la coerenza, il costruttivo lavoro sul territorio e la lealtà verso il partito e gli alleati». Poi l'affondo: «Si fa un gran parlare di militanza e meritocrazia e poi si dà la medaglia a chi è appena arrivato, non si sa da dove venga, quanto tempo rimarrà prima di andare chissà dove e chissà con chi, solo alla ricerca di situazioni di comodo». Foschi ha ricordato il proprio percorso che dal Pdl lo ha portato ad aderire a Fratelli d'Italia e, alla luce delle candidature scelte, ha lamentato il suo mancato coinvolgimento e quindi ha lamentato «una totale mancanza di fiducia e considerazione nei miei confronti, ingiusta in rapporto all'attività che ho sempre svolto con grande impegno e onestà», da qui le sue dimissioni.