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Pescara, 24/07/2024
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Data: 01/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La disoccupazione cala al 10,8% ma aumenta chi non cerca lavoro

ROMA Il tasso di disoccupazione scende. Ma i dati, pubblicati ieri dall'Istat, si prestano a letture diverse. Dopo la crescita che si era registrata a novembre, nell'ultimo mese dell'anno gli occupati sono diminuiti di 66 mila unità, lo 0,3% a livello congiunturale. Ma, per il quinto mese consecutivo, sono diminuite anche le persone in cerca di lavoro. Ci sono 47 mila «inattivi» in più, persone che sono uscite volontariamente dal mercato del lavoro. Soprattutto per questo il tasso di disoccupazione, nonostante la diminuzione dei lavoratori, è calato al 10,8%, lo 0,1% in meno di novembre. Il dato sul calo della disoccupazione, ha commentato Paolo Mameli della Direzione studi e ricerche di Intesa San Paolo, «è meno brillante di quanto non appaia a prima vista, in quanto il calo del tasso dei senza-lavoro è dovuto all'aumento degli inattivi e la creazione di posti di lavoro su base annua resta confinata all'occupazione temporanea e ai lavoratori più anziani».
LE REAZIONI
Di parere diverso è Tommaso Nannicini, responsabile economico del Partito Democratico, che ha un'altra spiegazione. «I dati Istat», ha spiegato l'ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio, «registrano un modesto calo degli occupati totali rispetto a novembre. Sono molte infatti le imprese». ha sottolineato Nannicini, «che ritardano le nuove assunzioni in attesa degli sgravi contributivi in vigore dal primo gennaio e che quest'anno riguardano tutti gli under-35 assunti con contratto a tempo indeterminato. L'ennesima riprova», è la conclusione, «se ancora ce ne fosse bisogno, che il costo del lavoro in Italia è troppo alto».
Su base annua, ricorda comunque l'Istat, si conferma l'aumento degli occupati. I posti di lavoro creati nel 2017 sono stati 173 mila. A trainare la nuova occupazione, tuttavia, sono stati i contratti a tempo determinato. Lo scorso anno ce ne sono stati 303 mila in più, mentre i posti di lavoro a tempo indeterminato sono scesi di 25 mila unità e i lavoratori indipendenti sono diminuiti di 105 mila unità. I disoccupati totali risultano 2 milioni 791 mila. Gli occupati sono rimasti sopra la soglia psicologica dei 23 milioni. Tra i giovani, il tasso di disoccupazione è sceso al 32,2% (-0,2 punti). Intanto ieri il Censis e Confcooperative hanno reso noti i risultati di una ricerca comune sull'effetto della crisi economica sui lavoratori.
LA LUNGA CRISI
Durante la traversata del deserto tra il 2012 e il 2015, in molti hanno dovuto accettare impieghi senza tutele. Sono infatti 3,3 milioni gli italiani che - soprattutto al Sud - lavorano in nero, senza diritti e con uno stipendio dimezzato rispetto ai loro colleghi regolari (in media 8 euro l'ora al posto di 16). Sono operai, agricoltori, camerieri, magazzinieri, lavoratori dello spettacolo, ma nel 60% dei casi sono lavoratori domestici. Le imprese che ricorrono al sommerso riducono il costo del lavoro di oltre il 50%, evadono fisco e contributi per quasi 108 miliardi di euro e lasciano spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. «Va fatta però una distinzione tra i livelli di irregolarità di una badante e quella di un lavoratore sfruttato nei campi, nei cantieri o nel facchinaggio», fa notare il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini spiegando che il primo caso, seppur in un contesto di irregolarità, fotografa le difficoltà delle famiglie che nell'assistere un anziano, un disabile o un minore evadono per necessità. Negli altri casi, quelli delle false imprese, «si tratta di sfruttamento dei lavoratori, che nasce solo per moltiplicare i profitti e mettere fuori gioco le tantissime imprese che competono correttamente sul mercato».

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