PESCARA «Profondo disagio, personale e politico»: con queste parole l'assessore regionale, Donato Di Matteo, con delega all'Urbanistica e ai Parchi, lascia il Partito Democratico. Lo fa con una lettera inviata al capogruppo del Partito democratico, Sandro Mariani, e al segretario regionale del Pd, Marco Rapino. «Dover lasciare la propria casa, che ho contribuito a edificare - scrive Di Matteo - è un momento di grande sofferenza». L'assessore annuncia l'adesione a Regione Facile. Di Matteo, spiegando le sue ragioni, parla di «mutazione genetica all'interno del Partito e del Gruppo», di «un'assenza di condivisione e di collegialità delle scelte politiche». Situazioni che, dice l'assessore, «ho segnalato più volte» e che hanno «tramutato, a vari livelli, il Partito in un' organizzazione leaderistica personale in cui il potere di vita e di morte appartiene al capo ed è assoluto». Poi Di Matteo parla poi della formazione delle liste per le prossime elezioni politiche. Decisioni, secondo quanto scrive Di Matteo, «assunte in altri luoghi, in altre stanze, da un ristretto gruppo di persone: un cerchio magico ossequioso - dice Di Matteo - e arrogante».
Altra stoccata della campagna elettorale, manco a dirlo, è indirizzata sulla pedana di scherma all'avversario numero uno: Luciano D'Alfonso, che il M5S invita a dimettersi subito (e non dopo il voto del 4 marzo) da presidente della Regione: «Non può farsi campagna elettorale sfruttando le istituzioni, i soldi della collettività e il ruolo di presidente che i cittadini gli hanno affidato per guidare la Regione e non certo per renderla un trampolino di lancio personale verso Roma». Poi ci sono altre considerazioni che il gruppo regionale del M5S ha affidato ieri alla stampa: «La Regione Abruzzo è paralizzata, in balia della carriera politica di un solo uomo. Sapevamo che sarebbe finita così e lo sapeva anche lui». Altro affondo: «Quello di D'Alfonso è stato un governo regionale fallimentare che ha portato l'Abruzzo ai minimi storici per trasporti, sanità, ambiente, occupazione. Negli ultimi 3 anni si sono persi 15.000 posti di lavoro, 2.500 imprese hanno chiuso i battenti, 11.000 abruzzesi hanno lasciato la propria regione per cercare fortuna altrove». E' per uscire da questa drammatica situazione che, sempre secondo la ricostruzione fatta dai 5 stelle, D'Alfonso avrebbe imboccato la strada di Roma.
La replica è affidata a Camillo D'Alessandro, coordinatore della maggioranza in Regione: «Si avvicina il Carnevale, per cui potremmo prendere le affermazioni del M5S come uno scherzo pari al valore dei coriandoli. Stiamo parlando della stessa forza politica che ha candidato come super-competente un consigliere comunale di Ortona (il caso dell'ammiraglio Veri) facendo finta di non accorgersi del ruolo che lo stesso ricopriva. Piuttosto - incalza l'esponente del Pd - i parlamentari 5 stelle ci dicano almeno un problema da loro risolto durante i 60 mesi (di stipendi pagati) trascorsi in Parlamento».