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Data: 02/02/2018
Testata giornalistica: Prima da Noi
5 Stelle contro l’«impresentabile» D’Alfonso: «Si dimetta e non contesti più la polizia giudiziaria. L’Abruzzo in ostaggio della sua carriera personale»

ABRUZZO. «Luciano D’Alfonso deve dimettersi da presidente di Regione. Non può farsi campagna elettorale sfruttando le istituzioni, i soldi della collettività abruzzese e il ruolo di Presidente che i cittadini gli hanno affidato per guidare la Regione e non certo per renderla un trampolino di lancio personale verso Roma».

E’ questo il commento del M5S Abruzzo che sulla candidatura di D’Alfonso ha le idee ben chiare e le ha esposte questa mattina in conferenza stampa.

«Regione Abruzzo è paralizzata in balia della carriera politica di un solo uomo. Sapevamo che sarebbe finita così e lo sapeva anche lui. Quello di D’Alfonso è stato un Governo regionale fallimentare che ha portato l’Abruzzo ai minimi storici per trasporti, sanità, ambiente e occupazione. Negli ultimi 3 anni, che coincidono con il Governo di Luciano D’Alfonso, L’Abruzzo ha perso 15mila posti di lavoro, 2500 imprese hanno chiuso i battenti e 11mila abruzzesi hanno lasciato la regione per cercare lavoro altrove. Questi sono i dati al di là della propaganda incessante alla quale Luciano D’Alfonso sottopone i cittadini abruzzesi dal 2014».



«STA FUGGENDO A ROMA»

Secondo i 5 Stelle D’Alfonso per uscire fuori da questa drammatica situazione starebbe fuggendo verso Roma «per nascondere il nulla che in quattro anni ha prodotto il suo Governo Regionale. Ora l’importante per D’Alfonso è prendere quel posto. E non importa quanto bisogna spararla grossa per avere una poltrona in Senato: dal taglio dello stipendio alle promesse da marinaio fatte ai pescatori. Fino addirittura a smascherare il pessimo lavoro svolto sul riordino Sanitario in Abruzzo, che secondo il Presidente, appunto, sarebbe risanato solo con la sua candidatura al Senato».



«LOLLI NON POTRA’ GUIDARE LA REGIONE»

Un uomo «in affanno», secondo i 5 stelle, «che cerca di giustificare goffamente una scelta infelice e prova a raccattare voti sbandierando promesse già disattese. Nonostante non abbia mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale nel 2014, oggi ci riprova con nuove roboanti e irrealizzabili promesse».

Ma c’è di più e a spiegarlo questa volta sono i consiglieri regionali che hanno richiesto un parere tecnico agli uffici di Regione Abruzzo secondo il quale «Lolli non potrà guidare la Regione al posto di D’Alfonso» e quindi, quello che il Presidente lascerà sarà un Abruzzo «senza guida, con le ferite inflitte da un governo regionale pessimo che ha avuto come scopo, sin dall’inizio, il volo verso Roma per il Presidente e per alcuni suoi fedelissimi consiglieri».

«Con le regole del M5S l’impresentabile D’Alfonso non si sarebbe neanche potuto candidare. Ma davvero serve una regola per non lasciare l’Abruzzo per una poltrona più comoda?», hanno detto ancora.

Per i 5 Stelle, infatti, il caso D'Alfonso non esisterebbe: non ci si può dimettere o candidarsi mentre si sta svolgendo un ruolo istituzionale per altri incarichi.



IL TAGLIO DELLO STIPENDIO

Sul taglio dello stipendio annunciato i 5 stelle sono scettici: «in questi 4 anni ha sempre bocciato la proposta del M5S sul taglio ai costi della politica. Un esempio, questo, che vale più di mille parole per spiegare l’inaffidabilità di chi ha già disatteso, deluso e distrutto la regione. Ma lui questo lo sa bene. L’essersi candidato in un seggio blindato come quello del capolista al plurinominale è l’ultimo colpo di schiena di un uomo che sa di essere politicamente finito come consenso e credibilità. Se fosse così forte come ripete continuamente, si sarebbe candidato su un uninominale e non in un posto sicuro e blindato».


GOVERNO DELL’INCIUCIO?

Secondo il deputato Gianluca Vacca visti i sondaggi che danno il Pd perdente su tutti i fronti, quello che il presidente aspira a fare è il Ministro di un “Governo dell’inciucio” tra centro destra e centro sinistra.

«Chi meglio di lui che proviene dalla Democrazia Cristiana?», ha detto Vacca. «Lui vanta anche un lungo curriculum giudiziario, per i giornali nazionali è un impresentabile e così ci fa pure fare belle figure a livello regionale».

Qualche giorno fa, infatti, Il Fatto ha pubblicato una inchiesta con tutti i candidati con problemi giudiziari ancora in corso e nella lista c’era anche D’Alfonso. Il giornale diretto da Marco Travaglio ha ricordato che il governatore abruzzese «da febbraio 2017 è indagato dalla procura dell’Aquila per corruzione, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti per interventi di manutenzione di case popolari a Pescara e Penne però nonostante questo il PD l’ha scelto come capolista del listino al Senato».

«L’Abruzzo merita ben altro», ha detto ancora Vacca, «merita di essere rappresentato in Parlamento, come in Regione, da persone che abbiano davvero a cuore il bene del territorio e che non siano attaccate alla poltrona, anzi a due poltrone, come sta dimostrando il (quasi ex) Presidente di Regione Abruzzo».



PETTINARI: «BASTA ATTACCARE LE FORZE DI POLIZIA

«Sta scappando. È un uomo finito», ha sottolineato il consigliere regionale Domenico Pettinari. «Io già gliel’ho detto in faccia. E’ ai minimi storici, ha perso consenso. Nella sua carriera non si era mai blindato in un posto sicuro e invece ora vuole una poltrona a Roma».

Ma Pettinari non ha gradito nemmeno l’ennesima frecciatina del Governatore alla polizia giudiziaria lanciata due giorni fa in conferenza stampa.

Il presidente ha infatti dichiarato di avere una ottima considerazione della magistratura abruzzese ma non di chi raccoglie elementi di prova per le indagini. «Dopo averlo già detto in Consiglio regionale», ha detto Pettinari, «è tornato a ribadirlo. La deve smettere: non possiamo accettare che il presidente continui a lanciare bordate alla polizia giudiziari che è un pilastro della democrazia. Sono affermazioni gravissime. Mi fa male, è un colpo al cuore nei confronti degli agenti che operano per la legalità».

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