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Data: 02/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crac ferrovie pugliesi, gli indagati: «Guai se la Consob ci scopre»

ROMA C’era un crac finanziario di tutto rispetto - 230 milioni di euro - e un amministratore unico confermato da diversi governi e apparentemente inamovibile dietro il disastro economico delle Ferrovie Sud Est, società controllata dal ministero dei Trasporti passata a Fs solo l’anno scorso ma già in fallimento. La stessa che nel frattempo collezionava malfunzionamenti e costanti problemi di sicurezza (solo nel corso del 2017 ci sono stati un deragliamento e uno scontro). Una gestione caratterizzata dallo scambio costante tra chi dava e chi riceveva, compreso il revisore dei conti che ad un certo punto scrive: «Se la Consob venisse a sapere di quello che succede metterebbe in dubbio la nostra indipendenza ». Ieri, undici persone sono finite ai domiciliari tra i quali, oltre a Luigi Fiorillo - già commissario governativo e legale rappresentante e amministratore unico di Ferrovie Sud Est - l’ex assessore regionale Fabrizio Romano Camilli, il revisore dei conti Fausto Vitucci e l’avvocato di fiducia e presunto amministratore occulto Angelo Schiano. A vario titolo vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale avvenuti tra il 2001 e il 2015 e gli indagati sono 29.
I MANCATI CONTROLLI Al centro del sistema c’era l’avvocato Fiorillo, «legale rappresentante e amministratore unico dell’ente» dal 2001 al 2015. Sempre con il beneplacito dell’azionista unico, il ministero dei Trasporti. Non a caso ora il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, insieme al pm Roberto Rossi, indaga sui mancati controlli. In tutto questo tempo, scriverà il Commissario straordinario, Fse si comporta come un’azienda «che sta altrove» e in cui sia Fiorillo sia il direttore del personale in Puglia non ci sono mai preferendo, invece, risiedere a Roma, appoggiandosi presso lo studio dell’avvocato Schiano, e fare la spola con Bari. Tutto era dato in outsourcing: servizi legali e contenzioso, contabilità, sistemi informativi, progettazione e direzione dei lavori. Fiorillo col conto dell’azienda si concedeva bottiglie da 2.600 euro all’enoteca Capranica di Roma e un autista personale «rimborsato con 14 mila euro al mese», oltre a quello aziendale. Affitto e pulizia di un appartamento in centro a Roma sono costati 1,3 milioni. Negli anni, l’avvocato ha sommato al compenso professionale circa 5 milioni per attività di supporto in 39 appalti, senza averne le competenze, facendosi nominare dall’ingegner Angiulli, dipendente di Fse dal 1988. Altri 7 milioni li ha ricevuti sottoscrivendo contratti cococo a suo nome per attività - secondo l’accusa - mai svolte. Il resto è andato in affidamenti esterni a prezzi fuori mercato: 19 milioni per studi geologici e coordinamento della sicurezza nei cantieri; 27 milioni all’avvocato Schiano; 53 milioni per i servizi informatici; 2 milioni per la gestione dell’archivio storico. Una situazione esplosa con la privatizzazione, racconta un avvocato: «Il rapporto con Fse risale praticamente a molto prima che milaureassi, anni ‘60, ‘70, nel 2000, con la privatizzazione, ci viene detto che il coordinamento sarebbe stato svolto dall’avvocato Schiano». «Solo l’ultimo ministro ha portato alla luce la situazione commissariando la società », commenta il procuratore Volpe.

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