LANCIANO Sfila a Lanciano la classe operaia abruzzese. Sono 5mila secondo Cgil, Cisl e Uil, i sindacati organizzatori della manifestazione regionale per chiedere più diritti per i lavoratori e un immediato scatto di reni da parte delle istituzioni, 3mila per le forze dell'ordine.Assieme alle bandiere, i fischietti, i cartelli, le divise e i caschetti, il corteo, partito da piazza Cuonzo per arrivare in una gremita piazza Plebiscito, porta in spalla anche un'eredità pesante, tragica: un Abruzzo che mostra tutte le debolezze del paese Italia, una regione che arranca, quella delle 109 vertenze aperte, l'Abruzzo che decresce, perde abitanti e che lascia partire il suo futuro, i giovani, il posto dove quasi il 70% del lavoro è precario e dove la ricerca scientifica è perduta per sempre. E' questa la fotografia, impietosa, dei sindacati. «Più lavoro, più sviluppo per l'Abruzzo» è lo slogan scelto dal corteo. Presenti i segretari generali regionali di Cgil-Cisl-Uil, Sandro Del Fattore, Leo Malandra e Michele Lombardo.IL PIL. I sindacati hanno parlato di «un Pil regionale che arranca. Nel 2016 - hanno riferito - è arretrato dello 0,2 per cento a fronte di incrementi che hanno riguardato tutte le regioni del meridione», cosa che confina l'Abruzzo ai fanalini di coda delle regioni italiane. Secondo Bankitalia e Istat nei primi nove mesi del 2017, in Abruzzo il numero di chi cerca di occupazione è aumentato del 2,7% e il tasso di disoccupazione è salito dal 12,1 al 12,7%, rimanendo superiore alla media nazionale (11,5%).
E IL MASTERPLAN? «La Regione ha le sue responsabilità - attacca Del Fattore, segretario generale Cgil Abruzzo - noi abbiamo contribuito alla programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, sottoscritto il Patto del lavoro per lo sviluppo ma non ne abbiamo più notizie, così come non sappiamo che fine abbia fatto l'attuazione del Masterplan, uno strumento che abbiamo criticato perché non contiene politiche di sviluppo, ma che contiene però alcune opere di bonifica infrastrutturali che possono essere importanti anche ai fini dello sviluppo. Eppure non sono mancate le visite di diversi ministri in Abruzzo quando fu presentato».
L'OCCUPAZIONE. «E' un falso storico dichiarare che l'occupazione sia cresciuta in Abruzzo», stigmatizza ancora Del Fattore: «Abbiamo la riduzione della copertura degli ammortizzatori sociali, una circostanza che allontana sempre più le persone dalla pensione - dichiara - e stentano a decollare le politiche attive, quelle che si fanno ad esempio nei centri per l'impiego. L'Abruzzo è una terra che vede crescere soprattutto il lavoro precario, fatta di contratti a termine, stagionali, di apprendistato: nel 2016 i contratti a tempo indeterminato erano 19mila, nel 2017 sono scesi a meno di 16mila; i contratti a termine del 2016 erano 66mila e sono balzati ad oltre 90mila nel 2017; il lavoro part-time interinale cresce dal 14,4% al 20,6%. E' questo che vogliamo gridare alla Regione: l'assenza di lavoro produce un vuoto che corrode, che condanna il Paese a degrado e isolamento. Vogliamo una regione che cresce, si sviluppi e crei lavoro».
LA PROVINCIA DI CHIETI. «In questi anni l'Abruzzo ha reagito grazie al sistema produttivo della provincia di Chieti - fotografa Lucio Petrongolo, responsabile Cisl Chieti - ma lo stato di salute di questo territorio non riesce più a fare da volano. Mancano all'appello ancora 3mila posti di lavoro, il tasso di assunzioni è il più basso del territorio nazionale e produce solo contratti a termine. Il territorio non è più attrattivo e competitivo, il tasso di crescita delle imprese è in calo da anni. Siamo in una provincia in cui nel solo settore edile sono stati persi 5mila posti di lavoro».
LE VERTENZE. Il caso Intecs, con la ricerca spazzata via per sempre, la Vesuvius che ha delocalizzato in Polonia, la Pilkington, dove scade il contratto di solidarietà a settembre, la Dayco, dove è in corso una vertenza con mobilità volontaria incentivata, il settore tessile con la Golden Lady, il Pantalonificio Canali, la Brioni. E ancora la Carraro Drive Tech, l'ex Burgo, l'Atr del gruppo carbonio di Colonnella, a Teramo sono tutte le emergenze di un Abruzzo sfibrato dalla crisi. CASO
HONEYWELL. E c'è poi il caso limite della Honeywell, fabbrica dei turbocompressori ad Atessa i cui 420 operai diretti (oltre 500 dell'indotto), dopo due mesi di sciopero a oltranza, si sono sentiti dire che lo stabilimento chiuderà il 2 aprile. «Il ministro Calenda - grida Petrongolo dal palco - ha affermato di non avere strumenti per convincere l'azienda a restare in Italia: questa vertenza ha evidenziato l'estrema debolezza del paese Italia».
SPECCHIO DEL PAESE. «E' questa - ha concluso Guglielmo Loy, segretario confederale Uil - una regione che ha grande potenzialità, fortemente esposta verso l'estero, ma anche con tante criticità. La scommessa vera è attrarre le aziende di tutto il mondo e mettere insieme aspetti che riescano a trainare l'economia. Come sindacati vogliamo sporcarci le mani: c'è una piattaforma molto realistica di Cgil, Cisl e Uil Abruzzo, al di là di quello che dicono i partiti si parla di infrastrutture, ammortizzatori sociali e sviluppo».
Ed è subito scontro tra 5 Stelle e Pd. Il clima elettorale si arroventa. Del Grosso accusa, Lolli e D’Alessandro ribattono
«Piena solidarietà agli abruzzesi che oggi hanno manifestato a Lanciano per il diritto ad un posto di lavoro e liberarsi dallo spettro della precarietà. I lavoratori in Abruzzo sono stati lasciati soli, illusi e sfruttati dai partiti che hanno speculato e propagandato anche sulla dignità e sulla forza produttiva di questa regione». E' l'affondo del M5S abruzzese tramite il commento del candidato al collegio uninominale Chieti, Daniele Del Grosso. «Si è preferita la propaganda sulla realtà che vede un abruzzese su tre a rischio povertà. Un fallimento quello del governo regionale in tema lavoro. Come attesta anche il documento economico finanziario della Regione con il quale D’Alfonso avrebbe dovuto operare una pianificazione concreta, invece è stato mortificato a pagine di slogan e promesse senza nessuna base reale - prosegue il M5S - Nei 5 anni di governo regionale di centro destra l’Abruzzo ha perso 30mila posti di lavoro, ad oggi il governo di centrosinistra ne ha persi 15mila e dopo quasi 4 anni di legislatura, siamo ai minimi storici». «Confermo la massima disponibilità all'ascolto e al confronto sui problemi, le criticità, i suggerimenti che l'azione sindacale ci esprime - replica Giovanni Lolli, vice presidente della giunta regionale e assessore alle attività produttive - Resto invece sorpreso dalle dichiarazioni del M5S i cui esponenti in nessuna, sottolineo nessuna, delle 113 crisi aziendali hanno trovato il tempo per partecipare alle assemblee, ai cortei, alle manifestazioni, ai tavoli di confronto che si sono svolti. Ai tavoli in tema di lavoro non si partecipa solo nei 30 giorni di campagna elettorale, ma sempre». «Nei prossimi giorni incontreremo le organizzazioni sindacali e datoriali per fare il punto sul Masterplan e sul Patto per lo Sviluppo. Siamo sempre pronti al dialogo e al confronto - dichiara Camillo D'Alessandro, consigliere regionale Pd e candidato per il collegio proporzionale Pescara-Chieti - Le questioni al centro della manifestazione sono condivise dal governo regionale, a partire dalla necessità di ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali che va completato e messo a punto nella sua efficacia, così come condividiamo la necessità di destinare maggiori risorse a livello nazionale per le politiche attive del lavoro. I dati diffusi dal M5S sono totalmente inventati. Il tasso di occupazione è salito al 59,2% che è il tasso più alto dal 2002 e ci pone sopra la media nazionale".