ROMA Signor Dessì, può farci capire esattamente cosa le ha fatto firmare Luigi Di Maio per «rinunciare alla candidatura e in ogni caso all'elezione alla carica di senatore», come ha scritto sulla sua pagina Facebook il leader M5S?
«Non posso farlo capire, perché non l'ho capito neanche io», ribatte Emanuele Dessì, il grillino candidato dal M5S a Palazzo Madama con un posto blindato a Latina, a cui Di Maio ha chiesto un «passo indietro» quando si è scoperto che vive in una casa popolare a 7 euro al mese, che in un video sorride accanto a Domenico Spada e che su Facebook ha confessato di avere «menato ragazzi romeni».
Quindi, Dessì, lei tecnicamente non ha capito come funziona il «passo indietro» che si è impegnato a fare?
«Non lo so, non ho conoscenze giuridiche in tal senso. Ho firmato e concordato con Luigi un documento, ma non so come funziona».
Cosa c'è scritto in questo documento?
«Non lo so dire, l'ho firmato per il Movimento e basta, per me non c'è problema».
Come non lo sa dire, scusi? Ha firmato un documento in bianco, senza averlo letto?
«No, l'ho firmato leggendolo».
Ecco, appunto. Quindi saprà cosa c'è scritto...
«Questo lo sa lui e lo saprà il Movimento».
Scusi, ma sembra un po' paradossale: lei ha firmato un documento che non ha capito?
«Ma no, nel senso... Io ho firmato un documento in cui rinuncio alla candidatura».
Ma saprà bene che non è possibile rinunciare alla candidatura in Parlamento, una volta che le liste sono state consegnate al Viminale? O nessuno glielo ha detto?
«L'ho letto dopo, non lo sapevo. Quando poi riparlerò con loro, capirò cosa devo fare. L'ho letto dopo, pensavo di poterlo fare, non conoscevo...».
Quindi ci aiuti a comprendere: si dovrebbe dimettere dopo l'elezione al Senato, dato che occupa un posto nel listino proporzionale che appare sicuro?
«Questo è quello che ho letto sui giornali, io pensavo che fosse una cosa più semplice, evidentemente non lo è».
Dimettersi è complicato.
«Eh eh (ride, ndr)».
Ma c'è la sua disponibilità a dimettersi?
«Io ho spiegato i miei motivi, ma evidentemente non bastano, quindi voglio togliere questa attenzione mediatica dalla mia persona. A qualcuno posso non piacere, ma non credo che questo mi privi dei miei diritti civili, di esprimere le mie opinioni».
Cosa ha provato quando i vertici M5S le hanno chiesto di rinunciare, mentre anche nel Movimento restano al loro posto politici indagati o a giudizio?
«Ci sono questioni di opportunità politica, indipendentemente dalle leggi. Io non credevo di creare danni a nessuno».