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Data: 07/02/2018
Testata giornalistica: Prima da Noi
Regione Abruzzo: doppio incarico a Vincenzo Rivera e doppi dubbi. La storia ed i titoli dell’ex capo di gabinetto di Del Turco voluto da D’Alfonso

ABRUZZO. Vincenzo Rivera, direttore generale della Regione Abruzzo, nominato a maggio del 2017 dopo l’addio di Cristina Gerardis, e direttore pro tempore del Dipartimento della Presidenza e Rapporti con l’Europa, può ricoprire questi due incarichi?

Il dubbio è lecito dal momento che nel curriculum di Rivera figurano esclusivamente incarichi di diretta collaborazione politica, sebbene apicali, dunque non assimilabili ad un incarico dirigenziale.

Il bando per direttore del Dipartimento della Presidenza e Rapporti con l’Europa già a suo tempo, un anno fa, creò perplessità perché tra i prerequisiti non era prevista una specifica competenza della complessa normativa europea.

Due giorni dopo la chiusura del bando la giunta senza dubbi scelse Rivera.

Sei mesi dopo iniziò anche la nuova avventura di direttore generale.

Una avventura che continua ancora oggi.

Il suo contratto, scaduto a dicembre, è stato prorogato per altri 6 mesi (dunque fino a maggio prossimo) tra i mugugni di altri direttori che si sono sentiti rispondere: «niente proroga perché la Regione non ha i conti a posto».

Solo il giorno dopo la scadenza del suo incarico è stato approvato l’avviso di selezione per la ricerca di un nuovo direttore generale, pubblicato poi sul bollettino ufficiale il 24 novembre.

Il 28, invece, è stato dato il via libera alla proroga di Rivera.

Nessuna svista o ritardo da parte degli uffici regionali che hanno lavorato con molta calma perché coscienti che per il momento non si può assumere.

E il problema è sempre quello: il mancato rispetto dei termini previsti per l'approvazione dei rendiconti che di fatto blocca le assunzioni di personale «a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale».

Un problema che in Regione conoscono bene ma che comunque non impedisce di lanciare nuovi bandi, come quelli ‘freschissimi’ di mobilità esterna, sebbene ci sia il parere negativo della Corte dei Conti.

E l’avviso, il 17 gennaio scorso, è stato firmato proprio dal dg Rivera.




RIVERA, DA DEL TURCO A D’ALFONSO

Non è certo un mistero che Rivera, 46 anni, ex consulente di Abruzzo Lavoro, già consigliere comunale e assessore a L'Aquila, prima nella lista dei Socialisti democratici italiani e poi nel Pd, presidente dell’Aquila Rugby (nel 2008) era già stato capo di gabinetto (e della segreteria politica) con Ottaviano Del Turco (2005-2008).

Gli anni passano e Rivera passa dalle grazie di un presidente all'altro, da Del Turco a D'Alfonso, non proprio due grandi amici.

L'attuale governatore e la sua giunta lo hanno voluto come direttore ed è diventato dg senza nemmeno partecipare ad un avviso.

Ma il punto centrale è che si tratta di incarichi che, sebbene retribuiti al pari di un dirigente di seconda fascia dell’amministrazione regionale, non sono assimilabili o parificabili ad un incarico dirigenziale.

Lo dice anche il Ministero dell'Economia e delle Finanze: «un'equiparazione normativa solo sotto il punto di vista del trattamento economico non sarebbe di per sé sufficiente a rendere l'incarico corrispondente anche sul piano giuridico con quello richiesto dal legislatore ai fini dell'accesso ai ruoli della dirigenza».

E dire che dopo l’addio di Gerardis non c'era alcuna fretta e non c'era alcun problema di vacanza del posto da direttore generale, perché c'era un regolare vicario, il Direttore del Dipartimento Sviluppo Economico Tommaso Di Rino.

Invece Rivera è stato nominato e 6 mesi dopo Di Rino è andato via, alla scadenza dei contatti della fine del 2017. Un addio dopo tre anni intensi. Lui rivendicò i suoi meriti anche in un lungo sfogo su Facebook in cui scrisse ''chi poteva ha pensato di non prorogarlo, scegliendo così di non continuare ad avvalersi di me nel 2018''.


GERARDIS VIA, SUBITO RIVERA

Rivera ha cominciato subito a scaldare i motori dal momento che il giorno stesso delle dimissioni dell’ex dg Gerardis, andata a Roma, è stata preparata una delibera a firma Fabrizio Bernardini che lo nominava «temporaneamente», scelto evidentemente per ragioni politiche.

Una laurea in scienze politiche nel cassetto (con 110/110), nessuna esperienza di gestione di denaro e tantomeno di fondi europei, almeno da quanto emerge dal suo curriculum pubblicato sul sito della Regione.

Nonostante questo, in Abruzzo è diventato Autorità unica di gestione e succede ad un dirigente di ruolo della pubblica amministrazione, Giovanni Savini (andato via nel 2015 sbattendo la porta e aprendo quella del Ministero per i Beni Culturali) ed ad un avvocato dello Stato, Gerardis, entrambi con incarichi precedenti e titoli non legati alla scelta politica discrezionale.



Tutti soddisfatti in Regione del suo lavoro e lui si è fin da subito trovato a suo agio, pure prima di diventare dg: al suo fianco anche Paola Losito, sua diretta collaboratrice nel dipartimento della presidenza. I due si conoscevano già dal momento che è la moglie di suo fratello.

Anche questo non è un mistero: agli atti risultano segnalazioni su questo punto che violerebbe anche il codice di comportamento dei dipendenti della Regione e che porta al fatto che Rivera valuterà la prestazione professionale della cognata.

Non si a se l’Anac abbia mosso qualche contestazione ma Rivera continua a ribadire di avere i titoli per fare il direttore di dipartimento. Ora il responsabile anticorruzione è Stefania Valeri, dirigente inquadrata che ai tempi era fedelissima di Antonio Sorgi.

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