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Pescara, 24/07/2024
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Data: 08/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Cna: «Perse 600 imprese in un anno»

Altre 600 imprese artigiane abruzzesi hanno cessato la loro attività nel 2017. È una crisi senza fine quella che attanaglia il comparto produttivo maggiormente presente in regione che in cinque anni, dal 2012, ha visto chiudere definitivamente i battenti 4206 microimprese. Un dato drammatico, quello denunciato dallo studio elaborato da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo presentato ieri a Pescara, considerando che il 96% delle imprese abruzzesi hanno meno di 9 dipendenti e che il 54% di loro è impiegato proprio in piccole imprese che hanno da 1 a 9 dipendenti: «Le imprese artigiane attive al 31 dicembre 2017 - spiega Ronci - sono 30.451, molto meno delle 34.909 del 2012, avendo fatto registrare un decremento di 4.458 unità. Una flessione del 12,77% che, rispetto al 7,73% italiano, è stata la peggiore tra le regioni italiane».
COLPITE TUTTE LE PROVINCE
Decremento delle imprese artigiane che, dal 2016 al 2017, non ha risparmiato nessuna delle quattro province abruzzesi: «È stata un'autentica moria - conferma Aldo Ronci -. La caduta, con andamenti differenti, è stata più marcata a Chieti - con 221 unità in meno - e leggermente meno negli altri territori. Meno 160 all'Aquila, 138 a Pescara e 81 a Teramo». Una crisi che ha colpito tutti i settori produttivi: «Ne è la prova - approfondisce l'esperto del Centro studi Cna Abruzzo - la caduta inarrestabile del settore delle costruzioni (con L'Aquila e Chieti sotto rispettivamente di 117 e 100 imprese), quella del manifatturiero (-56 nel Chietino), la flessione dei trasporti nel pescarese (-36). Brillano, si fa per dire, i risultati conseguiti da pulizie e giardinaggio a Pescara (+17), e da servizi alla persona all'Aquila (+11) e Teramo (+10)».
L'APPELLO ALLA REGIONE
E non consola gli artigiani l'unica nota positiva, che è stata fatta registrare dall'andamento delle imprese in genere le quali, nel 2017 in Abruzzo, hanno conosciuto un incremento di 563 unità. Un quadro critico di lungo periodo che getta nello sconforto il presidente della Cna Abruzzo Saverio Saraceni: «Sono passati 6 anni - lamenta -, ma sembra che il tempo si sia fermato. Dobbiamo rilanciare il mercato interno, perché quanto accade alle piccole imprese penalizza tutto il nostro territorio, creando un impoverimento economico, di saperi, mestieri e conoscenza». Ad intervenire dovrebbe essere la Regione Abruzzo, competente in materia, ma gli artigiani non hanno ottenuto i risultati sperati: «La legge quadro regionale sull'artigianato (23 del 2009) - denuncia Graziano Di Costanzo, direttore della Cna Abruzzo - è rimasta ampiamente inapplicata, non essendo mai stata finanziata a causa del buco nella sanità. Eppure a dicembre, in fase di bilancio, avevamo chiesto di destinare i 7 milioni di euro disponibili a misure tra cui il rifinanziamento del fondo di garanzia Artigiancassa, la trasmissione di impresa, start-up, formazione, apprendistato professionalizzante, che avrebbero generato 3 mila nuove imprese e da 500 a 700 nuovi posti di lavoro. Ma non abbiamo avuto ascolto».
BOCCIATURA M5S
Un dato confermato della consigliera regionale del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi: «Avevo presentato un emendamento - ricorda - per dare la copertura finanziaria di 7 milioni all'attuazione della legge 23 del 2009, che è stato bocciato da questa Giunta dimostrando disattenzione per le realtà economiche minori, il vero motore per lo sviluppo del nostro territorio».

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