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Data: 09/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Gestione padronale», anche Diodati abbandona il Pd

Non sarà un addio ufficiale, ma la separazione è netta. Giuliano Diodati ha annunciato la decisione di autosospendersi dal Partito democratico, scelta che potrebbe sfociare in un divorzio definitivo ovvero a un rientro nei ranghi se mai troverà stimoli e ragioni per farlo. Consigliere comunale in questa e nella passata amministrazione a Palazzo di città, poi assessore nella squadra di Alessandrini, Diodati ha vissuto con profonda amarezza il suo esonero dalla giunta avvenuto la scorsa estate. Un duro colpo per lui e per la corrente che nel Pd fa capo a Donato Di Matteo, che già aveva subito la revoca dell'incarico di giunta a Sandra Santavenere. Ad agosto scorso Diodati non la mandò a dire, «Alessandrini brancola nel buio con un partito malato di schizofrenia» dichiarò con il cuore ferito. Le recenti scelte del Pd sulle candidature alle Politiche, sulla scia della mancata candidatura di Vittoria D'Incecco che giorni fa ha spinto lo stesso Di Matteo a rompere con il Pd per aderire a Regione facile, devono avergli fatto maturare il convincimento di un passo ancora più deciso, frutto di un profondo disagio interiore che Diodati ha spiegato così: «Ho assistito allo sgretolarsi dei principi democratici, del senso di comunità, appartenenza e coesione che dovrebbero essere le fondamenta di una qualsiasi organizzazione che si pone come obiettivo il bene comune. Vani i miei tentativi di far comprendere quanto tutto questo avrebbe portato il partito ad allontanarsi dalla sua base, dai cittadini, sempre più smarriti e amareggiati». Diodati ha ricordato il suo impegno nel partito dai banchi dell'opposizione e poi di governo, «cercando sempre il confronto, ascoltando le ragioni di ognuno, affinché le varie problematiche venissero affrontate e risolte con spirito costruttivo». Ma la sua fiducia è stata tradita, questo il suo messaggio, situazione che gli ha procurato «imbarazzo davanti a coloro i quali avevano espresso fiducia a me e di conseguenza al partito». Mancanza di collegialità e di obiettivi condivisi è quanto Diodati ha contestato al Pd denunciando «una gestione padronale che nulla ha a che fare con la leadership. Un leader ha la funzione di guidare! Un leader apprezza e incoraggia il lavoro del gruppo. Non impone, ascolta. Non è arrogante ma umile» il suo j'accuse evidentemente rivolto a D'Alfonso e a un Pd al quale Diodati e il gruppo Di Matteo, forti del controllo di un nutrito pacchetto di voti, contano di procurare qualche dispiacere elettorale.

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