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Pescara, 24/07/2024
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Data: 09/02/2018
Testata giornalistica: Il Centro
La Costituzione per salvare De Angelis. Mossa degli avvocati: la Consulta valuti la legittimità della norma elettorale. Ad ore la sentenza del Consiglio di Stato

AVEZZANO Questione di ore e il sindaco Gabriele De Angelis saprà se potrà continuare la sua avventura in Comune con l'attuale maggioranza. Davanti ai giudici del Consiglio di Stato, ieri mattina a Roma, una nuova puntata dell'interminabile competizione pre e post elezioni di Avezzano. È stato discusso il ricorso elettorale relativo al risultato delle elezioni amministrative di Avezzano. Analogo provvedimento riguarda la città pugliese di Lecce. La questione ruota attorno all'interpretazione dell'articolo 73 comma 10 della legge elettorale. Secondo la tesi dei consiglieri appellanti e dello stesso Comune deve prevalere il principio che privilegia la governabilità, garantendo al sindaco eletto al ballottaggio la possibilità di guidare stabilmente la città (con una sua maggioranza). Diverso il parere degli appellati, secondo i quali il risultato del primo turno, nel quale le liste collegate al candidato sindaco Gianni Di Pangrazio hanno raggiunto la maggioranza dei voti, impedisce l'attribuzione del premio di maggioranza, come riconosciuto dalla commissione elettorale.«Tale interpretazione della norma non convince», sottolinea l'avvocato Guido Ponziani, che insieme a Sandro Gallese assiste i consiglieri in carica a rischio esclusione, «anche perché, così ragionando, si arriverebbe a vanificare completamente il turno di ballottaggio, in quanto il candidato sindaco non avrebbe comunque alcuna possibilità di successo, o perché sconfitto al secondo turno o perché non gli verrebbe mai attribuito il premio di maggioranza, rendendo di fatto vana la sua elezione. All'evidenza, quindi, il Consiglio di Stato dovrà accogliere gli appelli e ribaltare la decisione del Tar Abruzzo». E ieri la difesa dei consiglieri appellanti e del Comune di Avezzano si è giocata una carta a sorpresa. È stato chiesto di trasmettere gli atti alla Corte costituzionale perché valuti la costituzionalità della norma elettorale. Se la tesi venisse accolta, la Corte costituzionale non si pronuncerebbe prima di tre anni.Si è finiti davanti al Consiglio di Stato dopo che i giudici del Tar hanno applicato il cosiddetto principio dell'anatra zoppa, assegnando 13 seggi all'opposizione guidata da Di Pangrazio, l'avversario sconfitto da De Angelis dopo il ballottaggio delle elezioni di giugno 2017, due seggi ai consiglieri Francesco Eligi (5 Stelle) e Leonardo Casciere, e nove alla coalizione del sindaco in carica. Un palese caso di ingovernabilità.Sono stati due i ricorsi al Consiglio di Stato. Uno del Comune rappresentato dall'avvocato Bruno Capponi. L'altro di cinque consiglieri su sei che in caso di sconfitta sarebbero costretti ad abbandonare gli scranni dell'aula consiliare. Pierluigi Di Stefano, Mariano Santomaggio, Mauro Di Benedetto, Massimo Verrecchia e Chiara Colucci sono assistiti dagli avvocati Gallese e Ponziani.Il ricorso è stato presentato contro Gianni Di Pangrazio, Ignazio Iucci, Antonio Di Fabio, Luigia Francesconi, Gianfranco Gallese e, ancora, Giovanni Luccitti, Roberto Verdecchia, Casciere ed Eligi (nessuno di loro si è costituito in giudizio). Ieri a Roma, oltre a Di Pangrazio, c'erano Leonardo Rosa, Alessandra Cerone, Rocco Di Micco e Lorenzo De Cesare. «Attendiamo con fiducia il pronunciamento del Consiglio di Stato», commenta Gianni Di Pangrazio, «sperando che ci sia il rispetto della chiara volontà popolare».

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