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Pescara, 24/07/2024
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Data: 12/02/2018
Testata giornalistica: Il Centro
I 120 giorni di D'Alfonso. Se viene eletto al Senato gli abruzzesi torneranno alle urne a settembre con otto mesi di anticipo. Nessuna surroga. La corsa alla regione è partita.

PESCARA Centoventi giorni. Ovvero il tempo in cui la Regione può restare nel limbo se il governatore, Luciano D'Alfonso, sarà eletto al Senato. La legge dice che entro settembre l'Abruzzo dovrà avere un nuovo presidente. Ma esistono scuciture per allungare i tempi.
OTTO MESI PRIMA. Siamo venuti in possesso del parere legale con cui il servizio legislativo del consiglio regionale chiarisce i tempi delle elezioni anticipate rispetto alla scadenza fissata a maggio del 2019. Norma alla mano, gli abruzzesi tornerebbero al voto con otto mesi di anticipo. Il parere legale è stato rilasciato al Movimento 5 Stelle.
LA NORMA BASILARE. L'articolo 122 della Costituzione dice espressamente che nessuno può appartenere contemporaneamente a un consiglio o una giunta regionale e ad una delle camere del Parlamento. La legge attuativa è del luglio 2004 e attribuisce ai consigli regionali la competenza a decidere sulle cause di incompatibilità dei propri componenti e del presidente della giunta, cioè d'Alfonso.
TRENTA GIORNI. Il primo passaggio fondamentale è che l'accertamento della causa di incompatibilità non deve superare i 30 giorni. Se il termine non è rispettato scatta la decadenza dalla carica. D'Alfonso deve esercitare l'opzione tra Senato e presidenza della giunta regionale entro un mese dalla sua proclamazione.
NESSUNA SURROGA. Un altro passaggio fondamentale stabilisce se nel frattempo qualcuno può fare le veci di D'Alfonso. E chiarisce che «la decadenza del presidente della giunta regionale oltre a non dar luogo a surroga comporta lo scioglimento del consiglio, l'interruzione anticipata della legislatura e il ritorno alle elezioni secondo il principio del simul stabunt vel simul cadent, insieme staranno oppure insieme cadranno. L'idea di D'Alfonso di incaricare il suo vice, Giovanni Lolli, a condurre in porto la fine naturale della legislatura tramonta. Ma la norma spiega che le funzioni del presidente e della giunta sono comunque prorogate fino alla proclamazione del nuovo presidente seppure limitatamente all'ordinaria amministrazione. Ma quando si tornerà a nuove elezioni?
SI RIVOTA. La risposta è tre mesi dopo le dimissioni di D'Alfonso. Un pronunciamento della Corte Costituzionale, riferito peraltro ad un caso sorto nel 2003 in Abruzzo, spiega che il termine dei tre mesi è da intendersi nel senso che le elezioni abbiano luogo e non che siano semplicemente indette. Alla luce di queste premesse si possono tirare le somme.
SEPTEMBER DAY. Salvo ostacoli, l'Abruzzo tornerà a votare prima dell'autunno. Questi sono gli 8 passaggi procedurali principali. Il primo: la causa di incompatibilità di D'Alfonso sorge dal momento in cui governatore sarà proclamato eletto al Senato. Dalla sua proclamazione si apre un percorso duplice: da un lato il presidente ha 30 giorni di tempo per comunicare alla Giunta per le elezioni la sua sopravvenuta incompatibilità. È obbligato a farlo. Dall'altro lato parte comunque un procedimento d'ufficio. La giunta per le elezioni infatti contesta a D'Alfonso l'incompatibilità. La notifica della contestazione deve avvenire entro 5 giorni. Nel termine di 10 giorni dal ricevimento, D Alfonso può presentare le controdeduzioni. Entro i 10 giorni successivi il Consiglio regionale deve deliberare sulla relazione presentata dalla Giunta per le elezioni. E nell'arco dei 5 giorni successivi il presidente del consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, invita D'Alfonso a dimettersi. I due iter, conti alla mano, portano allo stesso numero di giorni: 30 nel primo e 30 nel secondo.
I PERDITEMPO. Ma esistono scuciture che possono allungare i tempi. Se Infatti D'Alfonso non dovesse provvedere a optare tra Regione e Senato il consiglio regionale deve dichiararlo decaduto nella prima seduta successiva alla scadenza del termine. Qui può insinuarsi il primo fattore perditempo. Il passaggio seguente prevede lo scioglimento anticipato del consiglio regionale e la data di scioglimento costituisce il dies a quo, il giorno da cui decorrono i tre mesi per lo svolgimento delle nuove elezioni. Ma anche qui il fattore perditempo è in agguato. (l.c.)

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