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Pescara, 24/07/2024
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Data: 12/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nel piano salva-Atac spuntano 3 milioni di premi ai manager

Sorpresa: nelle carte del concordato rispuntano i maxi-premi ai dirigenti che hanno portato l'Atac a un passo dalla bancarotta. Tra i debiti che la partecipata del Campidoglio si è impegnata a saldare ci sono anche i bonus per i risultati, diciamo non proprio brillantissimi, raggiunti dai manager di via Prenestina. Premi congelati per anni, dal 2012, poi parzialmente sbloccati dall'amministrazione grillina tramite un accordo interno e infine sospesi di nuovo dalla giunta di Virginia Raggi, quando la notizia dell'intesa è trapelata sui giornali ed è scattata un'indagine della Corte dei Conti. Tra i «debiti che diverranno esigibili nel corso della prosecuzione dell'attività d'impresa e che, pertanto, verranno soddisfatti attingendo ai flussi di cassa», ci sono anche loro: i cosiddetti «MBO dei dirigenti», vale a dire i premi di risultato legati agli obiettivi raggiunti («management by objectives»), come si legge nella relazione che i revisori legali della municipalizzata hanno spedito al Tribunale fallimentare.
L'INTESA DEL M5S
La sensazione della beffa è doppia, non solo perché si fa davvero fatica a trovare risultati da premiare, nella gestione di Atac dell'ultimo lustro, ma anche perché l'azienda non ha mai fissato i traguardi da raggiungere. A leggere poi i report interni, si trovano solo numeri disastrosi: soltanto nel 2017 l'Atac è riuscita a perdere 18 milioni di chilometri tra quelli programmati col Campidoglio e quelli effettivamente realizzati. Tradotto: 1,4 milioni di corse saltate. Un altro milione abbondante di corse è stato depennato nel 2016. Un trionfo, insomma, tanto che il vecchio amministratore unico dell'azienda, Manuel Fantasia, prima nominato dai grillini e poi silurato nell'agosto scorso, si era impegnato a liquidare i vecchi extra ai dirigenti, anche se nella misura del 30%. Così c'è scritto nel verbale di accordo firmato con una rappresentanza dei manager il 12 dicembre 2016, un atto che l'assessore ai Trasporti del Comune, Linda Meleo, il 13 gennaio 2017 motivava così: per evitare azioni legali, spiegava, l'azienda ha deciso «di trattare con i dirigenti concordando di pagare loro un terzo di ciò che avrebbero dovuto avere». Seguì un polverone di polemiche, tanto che su quella decisione sembrava esserci stato un ripensamento.
LE ANNUALITÀ
Invece ora i premi ricompaiono tra i debiti «da soddisfare» durante il concordato. Quanto? A leggere le tabelle elaborate dai tecnici di Atac, in ballo ci sarebbero oltre 3 milioni di euro: 1.541.916 euro per via dell'accordo firmato nel dicembre 2016 e che riguarda il periodo 2012-2016, più altri 1.554.348 euro per il periodo che va da gennaio a metà settembre del 2017, quando è stata consegnata al tribunale la richiesta di concordato. Atac, come risulta dai documenti spediti ai magistrati, ha già dovuto accantonare in un fondo 5,7 milioni di euro per «gli oneri per Mbo dei dirigenti delle annualità 2012-2016 a seguito del mancato pagamento degli importi transati nel mese di gennaio 2017»; altri 480mila euro sono stati conteggiati alla voce «debiti previdenziali», perché «relativi prevalentemente a contributi sugli Mbo da erogare a dirigenti e quadri». Insomma quei premi, a quanto pare, andranno pagati, almeno in parte, anche se dei risultati da ricompensare non c'è traccia. Almeno per il futuro, la società del Campidoglio si è impegnata a «rimodulare il modello degli Mbo per dirigenti e quadri, allo scopo di introdurre parametri oggettivi e misurabili».

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