Pensa a tutto il governatore fuggitivo, che vuole andare a Roma perché servono poteri più forti e quelli regionali non bastano più. Pensa, per esempio, alla fedelissima Marianna, la sua storica segretaria dai tempi in cui era sindaco di Pescara, e allora nonostante la campagna elettorale i mercati i comizi i porta a porta e gli stazionamenti ai semafori, e visto che la Regione non può assumere perché non è stata in grado di approvare i consuntivi, ecco cosa fa: chiede aiuto al Comune di Pescara, alimentando quel circuito di reciproco mutuo soccorso, dove il mutuo si riferisce solo agli interessi dei pochi eletti.
Insomma: il contratto di Marianna Di Stefano, la segretaria che gestisce gli appuntamenti di D’Alfonso, è in scadenza in questi giorni, e lei sarebbe tornata a casa come tutti o quasi tutti. Anzi, più che a casa al Comune visto che è in distacco alla Regione. E allora Dalfy si fa venire un’idea che lo fa contento (mentre il gabbato è il sindaco Marco Alessandrini) e abbozza un incarico ad hoc per la dipendente, che dopo 4 anni svolti come responsabile della segreteria del presidente durante i quali ha ottenuto anche la qualifica di dirigente con conseguente aumento di stipendio (che ora ammonta a 84.887,79 euro annui senza le indennità varie) ora diventa “responsabile del controllo e del monitoraggio degli investimenti che la Regione sta effettuando nella città di Pescara”. E naturalmente, per fare il monitoraggio dei finanziamenti, dovrà continuare a lavorare negli uffici della Regione, pagata però con i soldi del Comune che l’ha vista uscire come soldato semplice e adesso se la ritrova dirigente. Tutto a spese nostre, naturalmente.
La denuncia è del consigliere di Forza Italia Marcello Antonelli: “È questa l’ultima machiavellica ‘furbata’ che porta la firma di Regione e Comune su cui, però, intendiamo andare a fondo: invieremo tutta la documentazione alla Corte dei Conti per un parere di merito e per rendere l’Organo di giustizia contabile consapevole di come la Regione stia cercando, a nostro giudizio, di aggirare il blocco dei contratti; dall’altro lato, con i nostri consiglieri regionali, andremo a questo punto a monitorare ogni giorno che la dipendente in questione abbia concluso il proprio incarico come responsabile di Segreteria e si stia occupando esclusivamente degli investimenti e delle opere inerenti Pescara”.
Una sveltita amministrativa, una delle tante. Anche perché la brava Marianna mai si è occupata fino a oggi di finanziamenti pubblici, ma solo e soltanto dell’agenda del presidente: tu telefoni, chiedi un appuntamento, e lei provvede. Tra l’altro il Comune di Pescara ha già distaccato in Regione un altro dipendente, il geometra Sergio Di Pietrantonio, responsabile, fino al 30 giugno 2018, dei “compiti di raccordo istituzionale tra le due amministrazioni e in particolare di monitorare l’attuazione dei finanziamenti che l’Ente Regione ha assegnato al Comune di Pescara”. Insomma, un doppione. Ma che sarà mai, quanto la facciamo lunga.
Il percorso amministrativo di questi due incarichi rivela quanto il Comune penda dalla volontà di Dalfy: infatti, ricostruisce Antonelli, la lettera di incarico di Di Pietrantonio viene vistata dalla Dirigente della Struttura di Presidenza, appunto la Di Stefano. Nella stessa giornata del ricevimento della lettera, sempre l’8 febbraio, però il Comune di Pescara si accorge che occorre “progettare un rafforzamento della governance per implementare ulteriormente l’esercizio delle funzioni di coordinamento, vigilanza e verifica” e decide di assegnare tale ruolo alla stessa Di Stefano. L’8 febbraio il Comune quindi invia la sua lettera al Direttore delle Risorse Umane della Regione, Fabrizio Bernardini, il quale, in meno di ventiquattro ore, accetta l’assegnazione della dipendente Di Stefano agli Uffici della Giunta Regionale, dove la stessa lavora già da quattro anni consecutivi, ma con una precisazione: da questo momento, tale assegnazione non può comportare alcun onere a carico del bilancio regionale. Tanto paga il Comune.
ps: chi trova un amico, trova un tesoro. Alla faccia dei disoccupati.