PESCARA. Ancora brutte notizie per l’Aeroporto d’Abruzzo sul fronte Mistral Air. La società di Poste che si era aggiudicato il bando da 1,6 milioni di euro per il marketing turistico (appena pochi mesi fa) ha cancellato i voli che sarebbero dovuti partire in primavera con Catania, Palermo e Cagliari.
L’offerta delle tre nuove rotte era stata formalizzata nel bando quando la società, in uno slancio ottimistico, si era impegnata a servire fino al 2022 i tre mercati obbligatori di Cagliari (periodi marzo-ottobre e giugno settembre), Catania (marzo-ottobre) e Palermo (giugno-ottobre ai quali aggiungere la rotta stagionale di Olbia (giugno- settembre).
Già nelle scorse settimane Mistral aveva annunciato di volersi muovere nella direzione della cancellazione, visto i pochi posti prenotati.
E così sono bastati meno di 6 mesi dalla firma del contratto che la promessa è svanita. Ma virtualmente l’Abruzzo resta collegato («a soli 49 euro) con la Sicilia e la Sardegna grazie a banner pubblicitari sul sito del vettore che fanno però poi atterrare sulla dura realtà: collegamenti aerei, in realtà, non ce ne sono.
A questo punto è lecito affermare che si sta pubblicizzando un disservizio che crea danni, danni che la società delle Poste dovrebbe pagare alla Regione. Ma l’ente pubblico non sembra molto propenso a fare la voce grossa. Nemmeno il presidente D’Alfonso che tanto aveva decantato la vittoria della società ed i rapporti con la “casa madre” non ha rilasciato dichiarazioni che facciano tremare il management pubblico che pare abbia creato un buco ingente nei bilanci.
Siamo ridotti così: per rilanciare il turismo ci scaviamo la fossa ingannando quei pochi turisti che inciampano nel sito Mistral e magari tentano di arrivare in Abruzzo.
Resta per il momento in piedi il collegamento Pescara- Tirana, ogni martedì e venerdì fino al 24 marzo.
Poi forse il nuovo calendario porterà sorprese: per il momento dal sito ufficiale della Mistral non è possibile prenotare alcun volo per l’Albania, nemmeno da Bari, Napoli o Brindisi, dopo fine marzo. E questo non lascia presagire nulla di buono.
Interpellata la società non ha inteso rispondere a poche fondamentali richieste di chiarimento.
A questo punto che si fa?
BRICIOLE DI CAUZIONE
In Regione Abruzzo ci si è frettolosamente andati a rispulciare il contratto di gara alla voce cauzione e l’Ente risulta per il momento beffato.
Se la storia dovesse finire così, con la compagnia di Poste Italiane che se ne vola via, al massimo la Regione riuscirà a tirare su meno di 100 mila euro prima di imbarcarsi in un contenzioso davanti ai giudici del foro de L’Aquila, come recita il contratto in quella tipica clausola di routine che tra strette di mano e buoni propositi, il giorno della firma viene letta velocemente.
Ma perché la Regione rischia di non riuscire a prendere che pochi spicci dopo questo incidente contrattuale?
E non che i danni non vi siano: per l’immagine dell’Abruzzo e per il mancato guadagno (di turisti in arrivo) senza dire che 100mila euro non sono nemmeno una piccola percentuale di quanto un presunto diffamato chiede solitamente ad un giornalista antipatico…
Perché per il momento l’ente regionale ha le mani sugli appena 80 mila euro di cauzione, versati dopo la firma del contratto il luglio scorso. Due rate tramite bonifico: la prima di 32.786 euro e la seconda di 48.114 euro. 80 mila euro in tutto a fronte di un contratto da 1,6 milioni di euro (nemmeno il 5% dell’importo totale del contratto disatteso).
CERTIFICAZIONI DI QUALITA’?
Poca roba, si penserà, anche grazie ad uno sconto del 50% sulla cauzione perché, come si legge nel contratto «la società ha segnalato di essere in possesso della certificazione del sistema di qualità conforme alle norme europee eccetera eccetera eccetera….»
Sistemi di qualità che andrebbero indagati a fondo perchè assolutamente inattendibili e inefficaci a garantire alcunchè in questo caso...
Come se ne esce?
Difficile dirlo, di sicuro all’articolo 12 del contratto specifica che le variazione al servizio offerto sono accettate solo se «di carattere aggiuntivo, migliorativo e non riduttivo». E non sembra proprio questo il caso dal momento che non resta quasi più nulla di quella mirabolante offerta siglata il 6 luglio scorso.
La società potrebbe accampare motivazione «a essa non imputabile» ma anche in quel caso sarebbe ammessa una sospensione del contratto e non una cancellazione. E a dire il vero sarebbe un tentativo assai ardito.
In caso di risoluzione in caso di fallimento o scioglimento, invece, la società perderà la cauzione già versata, e torniamo agli 80 mila euro di sopra.
Di sicuro la compagnia di Poste italiane, creata negli anni Ottanta dall'indimenticabile Bud Spencer, vive ore di tensione al suo interno.
L’associazione Nazionale Piloti è pronta a dichiarare un pacchetto di 72 ore di sciopero reale, dopo quello ‘virtuale’ del 27 ottobre scorso «per non penalizzare l’utenza».
Ma quella volta a poco è servito. Secondo la denuncia dell’associazione che tutela i piloti da quel momento «la compagnia ha peggiorato il suo atteggiamento, licenziando e mettendo in cassa integrazione a zero ore oltre il 50% dei piloti e riducendo gli stipendi degli equipaggi del 30%. Tali azioni, messe in atto dal management - spiega Marco Veneziani di Anp - stanno procurando forte preoccupazione e togliendo la necessaria serenità agli equipaggi. L’associazione Nazionale Piloti - conclude Veneziani - fortemente preoccupata del clima che si è venuto a creare tra i piloti, ha richiesto all’ENAC un intervento».