ROMA A tre settimane dal voto gli imprenditori si «armano» e invitano la politica a parlare di fronte alle proprie platee. Ad aprire le danze davanti al Consiglio permanente di Confcommercio è Silvio Berlusconi, che si sente di giocare in casa e, nonostante il ritardo, tiene banco per più di un'ora rispolverando tutte le promesse del programma elettorale, flat tax compresa. Sull'idea di una tassa unica è lite, a distanza, con Matteo Renzi, ma anche Pietro Grasso che interviene poco dopo dallo stesso palco: per il segretario del Pd si tratta di un'idea costosissima «che svanirà» il giorno dopo le elezioni, mentre per il leader di LeU mette a rischio l'intero stato sociale. D'accordo invece l'alleato Matteo Salvini: «C'è in 40 Paesi al mondo e combatte davvero l'evasione fiscale», semplificando la vita a chi per lavoro compila le dichiarazioni dei redditi. E in effetti nel cahier de doleance dei commercialisti al primo posto si piazza il peso degli adempimenti fiscali, cresciuti negli ultimi anni anche nei costi arrivando ai 60 miliardi di euro nel 2017; e la promessa di un taglio delle tasse piace anche ai commercianti che chiedono interventi immediati, a partire da una nuova sforbiciata alla spesa pubblica. E se la leader di +Europa Emma Bonino preferisce un bagno di realtà assicurando che in caso di vittoria del centrosinistra una nuova spending review è assicurata ma con l'obiettivo di abbattere innanzitutto il debito e solo dopo intervenire su Irpef e Ires, il Cavaliere dice di fare propria l'intera agenda messa a punto da Confcommercio: «Il vostro programma d'ora in poi è quello di Forza Italia e lo farò valere sul tavolo con alleati». Non solo, l'ex premier approfitta dell'occasione e annuncia di aver incassato la disponibilità di Cottarelli a entrare nel governo come ministro alla spending. Un progetto che viene però smentito dal diretto interessato poco dopo: l'ex commissario dice di ringraziare «i partiti e i movimenti» per l'attenzione ma declina l'invito sottolineando come «la partecipazione ad un'attività di governo richieda la condivisione dei programmi concreti» e che quindi «non possa che avvenire dopo le elezioni». Ma non è l'unico inciampo per il Cavaliere che parlando ai commercialisti bisticcia con le parole in una paio di occasioni: ricordando quando da premier alzò gli assegni previdenziali minimi si confonde e parla di «pensioni a mille lire» e poi chiama l'Irap con la vecchia definizione di Irpeg e racconta di aver saputo che i «clandestini svaligiano i frigoriferi e bevono addirittura l'olio» quando entrano nelle case per commettere reati. Ma il Cav non è l'unico a incappare in qualche gaffe: tocca anche alla deputata del M5s Laura Castelli che parlando questa volta davanti ai commercialisti racconta di aver lavorato in uno studio senza essere iscritta all'albo, facendo così partire i fischi degli addetti ai lavori a difesa della categoria.Tornando alla platea di Confcommercio, la lunghezza dell'intervento del Cavaliere non va giù a Pietro Grasso che, preso il microfono subito dopo Berlusconi, non manca di farlo notare: «Qualcuno si è dilungato - osserva - e io ho dovuto fare dei giri per evitare che le nostre scorte ingaggiassero una battaglia. Ho dovuto aspettare che lo spettacolo finisse». Ma non è solo una questione di stile a dividere i due politici: come Bonino anche Grasso si rivolge ai commercianti consapevole dei temi sui quali non c'è intesa con la platea, jobs act in testa, ma rivendica come solo la lotta alle diseguaglianze sia in grado di produrre una buona crescita per il Paese, sostenibile nel medio-lungo periodo.