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Data: 14/02/2018
Testata giornalistica: Prima da Noi
Rimborsi promessi. Di Maio: «chi ha tradito è già fuori da Movimento». Le Iene preparano il seguito. Verranno pubblicate le carte e scattano altre verifiche

ROMA. Un vero putiferio amplificato dal frastuono della campagna elettorale. Il caso dei rimborsi promessi da alcuni parlamentari grillini e poi trattenuti configurano per alcuni una vera e propria «truffa» ma delineano comportamenti chiari e volontari di chi dichiara in pubblico una cosa e poi agisce in maniera contraria, contravvenendo ai principi e alle regole dello stesso movimento.

Oggi Luigi Di Maio ha incontrato Filippo Roma de Le Iene ed insieme hanno verificato tutti i bonifici che lo stesso candidato premier ha effettuato al fondo del Microcredito per un totale di oltre 150.000 euro, certificato dal direttore della banca.

«Ho anche rinunciato alle indennità aggiuntive da vice presidente della Camera. In tutto ho restituito o rinunciato in 5 anni di legislatura a più di 370.000 euro», scrive oggi Di Maio, «Alcuni portavoce hanno violato le nostre regole e non hanno donato tutto quello che avrebbero dovuto. Un tradimento dei nostri principi e della fiducia dei nostri iscritti. Per questo saranno cacciati dal MoVimento e si sono impegnati a rinunciare all'elezione. La stragrande maggioranza dei nostri portavoce hanno ottemperato gli impegni presi e infatti nel fondo per il microcredito ci sono oltre 23 milioni di euro. Abbiamo chiesto al MEF l'elenco completo dei bonifici e chi non risulterà in regola per me è già fuori. Non facciamo sconti a nessuno, tantomeno a noi stessi e pubblicheremo la lista completa».

E poi le risposte politiche agli avversari che ne stanno approfittando: «Chi pensa di farci la morale abbia la dignità di starsene zitto e andarsi a nascondere. Renzi, che non conosce la Storia italiana, ci ha paragonato a Craxi e al mariuolo Chiesa. Mario Chiesa venne colto in flagrante mentre accettava una tangente di sette milioni di lire, in seguito vennero scoperti suoi conti in Svizzera di miliardi di lire. Chiesa non era uno che restituiva poco, era uno che si fotteva tanto. Non mi stupisce che Renzi non comprenda la differenza. I suoi parlamentari non hanno restituito un centesimo. Si sono intascati milioni e milioni di euro a sbafo. Tutti i soldi che noi abbiamo messo lì dentro permettendo la creazione di oltre 7.000 imprese, loro se li sono messi in tasca».

«Ognuno di loro», ha aggiunto, «mentre milioni di italiani stanno in condizioni di povertà ha preso una media di 145.000 euro a testa a cui avrebbero potuto fare a meno. Ingordi! Senza considerare il vitalizio, le auto blu, l'aereo blu, l'elicottero blu e tutti i loro osceni privilegi. Hanno arraffato il più possibile L'unica cosa che Renzi ha restituito agli italiani è il traditore della Patria Silvio Berlusconi».

Nel frattempo Renzi risponde: «il Parlamento in questi anni ha aumentato le pene per la corruzione, reintrodotto il falso in bilancio e il riciclaggio, creato l'Anac: è un peccato che i Cinque stelle non prendano lezioni da chi la corruzione l'ha combattuta. In 13 anni non ho preso nemmeno un avviso di garanzia, è la condanna che rileva, non l'avviso di garanzia, ho cercato di dirlo ai Cinque Stelle».

Le Iene intanto continuano la loro inchiesta che sarà pubblicata sul sito on line a causa della par condicio nella quale vi sarebbero altre rivelazioni e altri nomi.

Intanto però c’è un fuoco incrociato di dichiarazioni sui rimborsi tra smentite e “fake news” e tutte le dichiarazioni dei grillini, man mano che i minuti passano, si uniformano alla linea dettata dal candidato premier: «fuori i traditori senza sconti».

IL CASO SICILIA

Riccardo Nuti ex parlamentare del M5S, in un'intervista alla Stampa spiega che sul sito tirendiconto.it, dal menu a tendina con le rendicontazioni delle regioni hanno cancellato la Sicilia. Segno che c'è qualcosa di strano».

«I consiglieri regionali siciliani M5S gonfiano la cifra», accusa Nuti, «dicono che hanno restituito 3 milioni e mezzo ma le restituzioni passano da un'associazione che si chiama M5S Sicilia, che non rende pubblico il proprio estratto conto. Il sospetto è che abbiano sommato i soldi dello stipendio restituiti con i soldi a cui invece hanno rinunciato a priori. Insomma, c'è qualcosa che non torna».

In realtà proprio i parlamentari siciliani erano già stati al centro di una delle prime inchieste de Le Iene e di Filippo Roma, sulle firme false per le candidature, inchiesta pesantemente criticata che ha avuto strascichi giudiziari che ha permesso di verificare anche in sede giudiziaria i fatti emersi.



«TRADITORI MA NON LADRI»

La senatrice M5S, Barbara Lezzi, finita nel mirino de le Iene, ha detto «Io ho pagato tutto, ma ricordiamoci che sono mancate donazioni volontarie. C'è chi ha ammesso, come Cecconi e Martelli, ma poi ha anche versato la cifra dovuta. E sono contenta per questo. Non sono io a doverli scagionare. Sono mortificata per quello che è successo, ma vorrei almeno che non fossero trattati da ladri, perché non lo sono. Hanno tradito la fiducia del Movimento, ma non sono ladri».



«Il problema è che la restituzione era il nostro punto di forza, così lo si tradisce. Ci aspettavamo lealtà», afferma Lezzi, «adesso- assicura - faremo meglio. Forse dovremo aprirci un conto dei 5 Stelle, dove verificare i versamenti reali, prima di metterli sul conto del ministero».



IL CONTO INTERMEDIO

Il punto è proprio questo. La procedura della restituzione prevede che ogni parlamentare effettui bonifici direttamente al Mef pubblicando poi la ricevuta della richiesta di bonifico (quella che poi può essere revocata) o la ricevuta di avvenuto bonifico (non più revocabile) ma un reale controllo da parte del Movimento così non può avvenire.

Caso diverso in Abruzzo dove i consiglieri regionali e alcuni parlamentari restituiscono i soldi effettuando bonifici in un conto intermedio gestito dal Movimento locale dove affluiscono tutti i bonifici. Possono essere controllati così direttamente i versamenti per poi effettuare con un unico bonifico il versamento nel conto di destinazione (fondo Microcredito).











PIZZAROTTI: «E’ GRAVE CHE SE NE ACCORGANO LE IENE E NON IOL M5S»



«La cosa grave della vicenda che ha colpito M5s è che se ne debbano accorgere le Iene: uno dei più grandi proclami è che faranno lotta all'evasione e poi non riescono a trovare i rendiconti di 100 parlamentari? Se non riesci a controllare internamente come pensi di fare lotta all'evasione?», ha detto il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti parlando alla trasmissione Circo Massimo su Radio Capital, ex 5S tra i primi cacciati dal movimento. «E' grave - ha aggiunto - che siano al momento i caporali, le persone più visibili, quelle che vanno in tv ad avere fatto questo tipo di azioni, cioè falsificato le rendicontazioni». Secondo Pizzarotti la vicenda non intaccherà di molto il consenso di M5s: «Pochissimo, qualche punto percentuale forse. Gli italiani sono così stanchi che "provare questi", che è la frase da bar che si sente spesso, sembra sia rimasta una cosa importante da fare».





DI MAIO DI NUOVO A CHIETI

Intanto da mercoledì 14 febbraio inizia la volata finale del rally di Di Maio: undici tappe serali per arrivare dritti a domenica 4 marzo.

Di Maio sarà domani, 14 febbraio, a Chieti, poi il 15 febbraio a Rimini, il 16 febbraio a Livorno, il 17 febbraio a Genova e Torino, il 19 febbraio a Cagliari, il 23 febbraio a Caserta, il 24 febbraio a Bari, il 25 febbraio ad Afragola, il 26 febbraio e Palermo per chiudere poi il 2 marzo a Roma.

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