CHIETI Luigi Di Maio, il candidato premier dei 5 Stelle, lancia da Chieti la settimana dell'orgoglio. Arriva alle 21,40 e parla per un'ora dal palco del Supercinema a una platea di oltre mille cittadini sferrando il contrattacco a chi accusa i pentastellati per i rimborsi non restituiti. «Dobbiamo essere orgogliosi di mantenere le promesse e dobbiamo mandare fuori chi non le mantiene», dice strappando applausi. E aggiunge: «Nessuno è perfetto ma per noi le regole sono sacre». I numeri sui social sono già alti quando, prima del leader, salgono sul palco Sara Marcozzi e i candidati Paola Giannetakis, criminologa di Perugia che invoca risorse per la sicurezza, Elio Lannutti, il paladino dei consumatori che da abruzzese di Archi saluta la sua regione, e il giornalista Primo Di Nicola. Ma quei numeri virtuali, quando Di Maio comincia, schizzano in alto superando i 3mila followers, le 30mila visualizzazioni e migliaia di messaggi e condivisioni. «Andremo a trovare le 7.000 aziende aperte grazie alle donazioni del Movimento 5 Stelle», dice ancora alla platea gremita che non smette di applaudire. «Noi restituiamo soldi», sottolinea, «loro, gli altri partiti, li prendono dalle associazioni criminali. Hanno persino pagato Cosa Nostra», afferma citando la sentenza-Berlusconi, e poi Buzzi, Mafia capitale e il Pd. Quel Pd che, secondo Di Maio, «si fa male da solo».Critica chi fa promesse elettorali, il leader del movimento, ma anche lui le fa su occupazione giovanile e qualità della vita. Infatti annuncia tagli alle spese inutili per 30 miliardi di euro e di 400 leggi da abolire. Parla di meritocrazia, dei furbi e dei fessi. E riceve altri applausi quando promette di scovare i grandi evasori lasciando in pace tutti gli altri contribuenti.Affronta grandi temi, con parole alla portata di tutti. Temi come la scuola, la sanità e le pensioni. «Quando mio figlio va a scuola non deve cadergli il tetto in testa», esclama. Quindi dice di voler togliere ai politici il potere di nominare i manager della sanità. «Solo concorsi», esclama. E, per quanto riguarda la futura squadra di governo, promette di istituire un ministero alla meritocrazia, assicurandosi un'altra dose di applausi. Sul Welfare elogia il modello francese, sulle pensioni dice che i pensionati italiani sono i nuovi poveri e sugli immigrati afferma: «I loro figli non devono compensare i figli che gli italiani non fanno: questo è razzismo assoluto. Facciamo piuttosto politiche per la famiglia italiana, per far fare più figli agli italiani».Di promessa in promessa, arriva allo slogan che vuole essere l'impegno dei 5 Stelle: se hai figli, se perdi il lavoro, se vai in pensione: lo Stato sta con te. E arringa gli avversari: «Loro non hanno un candidato premier, con chi dovrei confrontarmi?». Alla platea chiede di non votare i paracadutati. E lancia frasi a effetto sull'Abruzzo, rievocando le trivelle e le autostrade, gli interessi dei petrolieri e i rapporti tra politica e imprenditori. Infine fa anche una richiesta per le casse del Movimento: «Uscendo da qui usate il "donomat", cioè fate una donazione per cambiare l'Italia». Di Maio e i candidati abruzzesi per Camere e Senato che salgono sul palco è la scena finale che raccoglie altri applausi. Sono le 22,50, lui saluta tutti e corre nello studio dell'avvocato pentastellato Ottavio Argenio. C'è la diretta con La7 che lo attende.